L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-14-2022

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GIOVEDÌ 14 LUGLIO 2022 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Un pezzo nobile della lunga storia di Firenze si racconta seguendo fortune e discese della famiglia dei Bardi U n nuovo locale di Firenze fa riscoprire le origini della città e di una illustre famiglia. Un fondo ormai abban- donato in Oltrarno si è trasfor- mato in un locale prestigioso e multifunzionale e i lavori di restauro hanno permesso di sco- prire come è stata edificata e come si è trasformata la città nel corso dei secoli. Ci troviamo nella stretta e lunga via di Oltrarno intestata alla famiglia dei Bardi che non ha certo bisogno di presentazio- ni. I Bardi furono mercanti e banchieri di fama internazionale, spesso inviati come ambasciatori di Firenze e furono tra i primi a ricoprire l'incarico di Priori cioè di Ufficiali del governo in città. La famiglia Bardi giunse a Firenze attorno al X secolo ma il momento dell'ascesa risale al 1332 quando Piero di Gualterotto Bardi acquistò per 10 000 fiorini d'oro i possedimenti a nord di Prato dai conti Alberti, in parti- colare il castello di Vernio, dando origine al ramo nobile dei Bardi di Vernio. I Bardi si trasfe- rirono a Firenze, dalla zona di Ruballa, Antella, dall'XI secolo, e fin dalle origini la famiglia ha abitato di là d'Arno, nel quartiere di Santo Spirito. Nel 1427, risie- devano a Firenze 60 focolari familiari appartenenti ai Bardi, 45 dei quali abitavano nel quar- tiere Oltrarno. Questo dato dà l'i- dea della coesione familiare, che risultava utile anche negli affari. Anche quando nel corso del tempo, nuclei familiari della casata dei Bardi si sono stabiliti in altre zone della città, in parti- e quindi nonna di Lorenzo il Magnifico. Alla fine del XIII secolo un altro personaggio celebre, Beatrice Portinari, la musa ispi- ratrice di Dante Alighieri nella creazione della sua Divina Commedia, aveva sposato Simone de' Bardi, detto Mone. Purtroppo la fortuna dei Bardi terminò con un fallimento a causa della mancata restituzione di un ingente prestito da parte del re di Inghilterra Edoardo III. La memoria di questa impor- tante casata si riaccende oggi in un palazzo che fu di questa fami- glia e collocato nella via a loro intitolata, dove oggi è stato aper- to un nuovo locale. Uno spazio colare nel quartiere di Santa Croce, è soprattutto all'Oltrarno che la famiglia è rimasta associa- ta nell'opinione pubblica. Ai Bardi furono legate per via matrimoniale tutte le più impor- tanti famiglie della città, persino i Medici: infatti nel XV secolo Contessina de' Bardi fu la moglie di Cosimo il Vecchio de' Medici Il celebre Pontevecchio di Firenze sorge tra le due sponde del fiume Arno (Ph © minnystock | Dreamstime.com) ampio, che comprende l'intero piano terra di un palazzo rinasci- mentale e che permette di ammi- rare da vicino la roccia della col- lina retrostante, la celebre Costa San Giorgio. Il termine costa indica la strada ripida in pietra che sale sulla collina. Sono numerosi i documenti storici, da quello del Lapini, del Villani a quello del Vasari, che testimoniano dei numerosi crolli dovuti agli smottamenti della collina, a partire da quello del 1284, del 1373, del 1490 e del 1547. Particolarmente significa- tivo quest'ultimo poiché andaro- no distrutte numerose abitazioni tra la Costa e il Lungarno, coin- volgendo anche il Palazzo Capponi delle Rovinate, la Chiesa di Santa Lucia dei Magnoli, detta appunto delle Rovinate, e non ultima l'abita- zione del giovane Bernardo Buontalenti, episodio raffigurato nell'affresco di Niccolò Lapi posto proprio nel Palazzo Buontalenti di Via dei Servi. Tra le case crollate c'era anche quella di Lorenzo Nasi, amico di Raffaello Sanzio, in cui era conservata la celebre opera del pittore urbinate, "Madonna del cardellino", spezzata in più parti in seguito al crollo della casa. Le rovine del 1547 furono così devastanti da costringere Cosimo I de' Medici a emanare un editto di inedificabilità dell'a- rea del Poggio alle Rovinate. Un'iscrizione posta di fronte alla chiesta di Santa Lucia dei Magnoli lo ricorda: "Cosimo de' Medici signore di Firenze e di Siena, proibì di ricostruire le case di questo monte tre volte crollate per inadeguatezza del suolo". E infatti gran parte di quell'area è rimasta inedificata in ossequio all'editto di Cosimo I e per evidenti motivi di sicurezza, prudenza e prevenzione di possi- bili future tragedie. Le cause dei cedimenti del terreno furono attribuite proprio alle caratteristiche idrogeologi- che del poggio, "pregno per ogni parte d'acquitrini, e privo di soli- dità", alla presenza di numerosi corsi d'acqua oggi interrati e invisibili ma che in epoca medie- vale alimentavano mulini e altri opifici. Il toponimo di Via del Canneto ricorda la presenza in età storica di folti canneti acqui- trinosi lungo i torrentelli che ter- minavano in Arno. Oggi, con i notevoli lavori di ristrutturazio- ne voluti da Paolo Genovese, è stato possibile creare uno spazio ampio, che comprende l'intero piano terra di un palazzo rinasci- mentale e che permette di vedere da vicino la roccia della collina retrostante, appunto la celebre Costa San Giorgio. FABRIZIO DEL BIMBO

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