L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-1-2013

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GIOVEDÌ  1  AGOS TO  2013 La Vignetta della Settimana Griffith vs Benvenuti di Renzo Badolisani L'Italo-Americano PAGINA  3 In Italia un giovane su due è precario e il tasso di disoccupazione crescerà ancora Più della metà dei giovani italiani (il 52,9%) sotto i 25 anni ha un lavoro precario. La statistica, che più che aggiungere novità conferma i dati negativi sulla disoccupazione giovanile, arriva dall'Ocse. Nel suo Employment Outlook, basato sui dati di fine 2012, calcola una percentuale più alta tra le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%) mentre i cosiddetti Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, risultano cresciuti del 5,1% per un tasso del 21,4% alla fine del 2012: la terza percentuale più alta dopo Grecia e Turchia. Se a metà 2012 il dato italiano era in linea con la media comunitaria, nell'ultimo anno, la disoccupazione in Italia è cresciuta a un ritmo più elevato rispetto all'insieme dell'Unione europea, ed ora è un punto percentuale più elevata della media dei Paesi Ue dove, in totale, i disoccupati sono 48 milioni, di cui 16 milioni causati dalla crisi di questi ultimi 5 anni. Secondo l'Ocse solo in 6 Paesi comunitari il tasso di disoccupazione crescerà di oltre un punto percentuale entro la fine del 2014: Italia, Grecia, Olanda, Po- I Neet sono cresciuti del 5,1%, il terzo dato peggiore dopo Grecia e Turchia Il Paese, dice l'Organizzazione lonia, Portogallo e Spagna. In Italia la cui disoccupazione è per la cooperazione e lo sviluppo salita dal 6,8% del triennio 2005- economico che ha sede a Parigi, 2008 all'11,9% del 2013 si in- "rimane intrappolato nella recesserisce tra i Paesi il cui tasso di sione ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare" senza lavoro è cresciuto di più dall'inizio della crisi, insieme a Ir- tanto che dal 12,2% del maggio 2013 si potrebbe arrivare al 12,6% landa, Slovenia e Portogallo. Soltanto Spagna e Grecia, che di fine del 2014. Le riforme occupazionali, comhanno visto aumentare il tasso di presa quella avviata dal premier disoccupazione di oltre il 18%, Letta anche nell'ultimo G8, hanno hanno fatto peggio. Per quanto riguarda i contratti a bisogno di tempo per produrre gli tempo determinato o flessibili che effetti desiderati. Il punto cruciale è che comunque hanno bisogno causano un sostanziale precariato di essere supportate da cambiaoccupazionale, rispetto al 2000 la menti strutturali capaci di riporquota nazionale è quasi raddoptare l'economia italiana in una piata: allora erano il 26,2% e il fase di crescita in cui le imprese loro numero è cresciuto anche ritornino ad assumere a tempo inspetto al 2012, quando si era atdeterminato. testato al 35,3%. Un parlamentare italiano guadagna 6 volte lo NINO ED EMILE, STORIA D'AMICIZIA stipendio di un 'normale' cittadino Capita che i grandi campioni dello sport finiscano sul lastrico, senza un soldo in tasca. Il brasiliano Ghiggia, ad esempio, re del calcio degli anni Sessanta, fu costretto, dopo aver guadagnato in carriera come un nababbo, a chiedere un lavoro in un garage. Gascoigne, che nel Regno Unito, da giocatore, aveva riempito forzieri di sterline, per noia o chissà cos'altro, è diventato alcolizzato, mettendo persino a rischio la sua sopravvivenza. La notizia della morte di Emile Griffith, pugile originario delle Isole Vergini, ma newyorchese d'adozione, è entrata nelle case degli italiani in questo scorcio torrido d'estate, riportando indietro con la memoria, riaprendo l'album dei ricordi. Griffith, malato di Alzheimer, viveva ormai di stenti, avendo già oltrepassato da anni la soglia minima di povertà. Si era ritirato dall'attività, lui campione dei pesi medi, nel '77, dopo aver incrociato per tre volte, nel corso della sua carriera, Nino Benvenuti, il pugile triestino, classe '38, campione olimpico ai Giochi di Roma. Bene, l'incrocio tra Benvenuti e Griffith è storia bella, romantica, semplicemente da raccontare. Nel '67, contro tutti i pronostici, Nino sconfisse il rivale al termine di un match stilisticamente perfetto. Perse poi la rivincita, salvo prendersi, nel '68, la corona mondiale dei medi, dopo una "bella" rovente, con pugni rifilati e incassati. Nessuno, tra Nino ed Emile, andò mai al tappeto, restando sempre in piedi, con la guardia alta. Tre match da quindici round: duri, sofferti, spietati. Fate un po' di conti: la sfida tra Benvenuti e Griffith si dilatò per quarantacinque, lunghissime riprese. Benvenuti festeggiò per pochi mesi, peraltro, essendosi già stagliata all'orizzonte la sagoma del killer delle Pampas, Carlos Monzon, picchiatore su ring e nella vita. L'argentino morì a poco più di cinquant'anni, dopo aver cozzato contro un muro guidando all'impazzata e dopo aver scontato undici anni di galera per aver strangolato l'ex-moglie. Storie di boxe, che si mischiano a storie di vita. Benvenuti e Griffith, parlandosi al telefono, scrivendosi e, talvolta, anche incontrandosi cimentarono, anche da ex-pugili, la loro amicizia. I loro tre incontri sono destinati a restare nella storia del pugilato mondiale. E pure della Tv e radio di Stato: nel '67, ad esempio, il primo match venne raccontato da Paolo Valenti, il giornalista toscano che poi bucò il video con il conosciutissimo programma "Tutto il calcio minuto per minuto". Griffith si ammalò, abbandonato pure dalla sua famiglia, e Nino, dall'Italia, in un romantico afflato verso la vita e verso i ricordi, gli tese una mano. Impedendo coi fatti che l'amico-avversario di un tempo cadesse oltremodo in povertà. Griffith era omosessuale: un giorno, sul ring, uccise a pugni un pugile coreano che, prima del match, lo aveva dileggiato, prendendo a spunto la sua inclinazione. Benvenuti gli fu al fianco, in un mondo – quello della boxe – che, a stento, anche oggi, fa fatica ad accettare la "diversità". Ecco perché la fine di Emile, adesso, ha squarciato il passato. Agli italiani la Camera dei Deputati costa 784 milioni di euro all'anno per stipendi e pensioni parlamentari di cui 280 milioni solo di costi per il personale: oltre 120 milioni per i vitalizi, 400 milioni per gli stipendi dei consiglieri, 30 milioni di euro di affitti per gli immobili con gli uffici (10 stanze di proprietà della Camera) degli ex presidenti di camera Bertinotti e Fini ancora attivi sebbene il loro mandato sia terminato da anni, 42 milioni costa la gestione e la manutenzione ordinaria per i 4 ex alloggi dei vicepresidente e i 3 ex alloggi questori, 9 milioni di euro le stampe di atti parlamentari quando si potrebbe digitalizzare (con benefici anche ambientali) e senza contare che i parlamentari hanno diritto ad un rimborso di La Camera dei Deputati italiani 2.500 euro per l'acquisto di monitor, tablet e pc, 110 milioni di assicurazioni per la vita, 4 milioni per l'acquisto di software, 3 milioni per l'ufficio stampa. Detto altrimenti, un deputato italiano porta a casa uno stipendio lordo mensile che, tra indennità parlamentare, diaria e rimborso di trasporto, supera i 16mila euro: il 60% in più rispetto alla media Ue. Tradotto con i parametri dell'Ocse significa che il gap tra stipendi dei cittadini e dei parlamentari è di sei volte. Cioè una media di 23.400 euro l'anno contro una busta paga moltiplicata per sei: 144mila euro. C'è chi fa peggio: il primo ministro di Singapore riceve più di due milioni di dollari cioè 40 volte più della media dei suoi concittadini. Ma la consolazione è magra. In momenti di crisi come questi, in cui si continuano a chiedere sacrifici agli italiani, il dato non può non suscitare indignazione più che invidia.

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