L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-1-2022

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GIOVEDÌ 1 DICEMBRE 2022 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI D ue anticorpi contro il virus Sars-CoV-2, responsabile del Covid, sono stati riprodotti nei laborato- ri del Centro Ricerche Enea Casaccia di Roma con tempi e costi ridotti rispetto ai metodi tradizionali, utilizzando come "biofabbrica" una specie selvati- ca della pianta del tabacco (Nicotiana benthamiana). La ricerca è stata condotta da un team di ricercatori Enea, Cnr e Fondazione Toscana Life Sciences (TLS) ed è stata pubbli- cata sulla rivista internazionale leader del settore Frontiers in Plant Science. Il centro di ricerca italiano Enea è attivo da oltre vent'anni nella ricerca in questo settore tecnologico e in particola- re nello sviluppo di molecole di interesse farmaceutico come vac- cini (compresi vaccini genetici potenziati da sequenze vegetali), anticorpi antitumorali, ma anche test e saggi diagnostici per la medicina umana e veterinaria. "I risultati ottenuti - spiega Marcello Donini, ricercatore Enea del Laboratorio di Biotecnologie - ci hanno consen- tito di dimostrare che gli anticor- pi prodotti in pianta riescono a P er la prima volta uno stu- dio dice che l'Alzheimer e il Parkinson potrebbero originarsi dallo stesso meccani- smo neurodegenerativo, per poi differenziarsi in seguito. A fir- marlo sono tre ricercatori dell'Istituto di scienze e tecnolo- gie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricer- che (Cnr-Istc), Daniele Caligiore, Flora Giocondo e Massimo Silvetti, che lo hanno pubblicato sulla rivista Ibro Neuroscience Reports. La "Nes-Neurodegenerative Elderly Syndrome" (Sindrome neurodegenerativa dell'anziano) è caratterizzata da tre stadi pro- gressivi, il primo inizia molti anni prima rispetto al manife- starsi dei sintomi clinici tipici delle due malattie, e in esso si può avere una progressiva perdi- ta di neuroni che producono due importanti sostanze neuromodu- latrici: noradrenalina e serotoni- na", spiega Caligiore. "Proponiamo che il 'danno ini- ziale' possa essere causato dal malfunzionamento di una protei- na molto diffusa: l'alfa-sinuclei- na". R ipercorrere, per la prima volta, l'evoluzione dello stile di vita dei nostri ante- nati vissuti nel Sud Italia tra 31.000 e 2.200 a.C attraverso lo studio dei microorganismi pre- senti all'interno della bocca dell'uomo (microbiota orale), da cui è stato estratto il dna antico. È il risultato ottenuto dallo stu- dio coordinato dall'Università di Padova, grazie al sostegno del programma Stars, e dall'Università di Firenze, che è stato pubblicato sulla rivista "Nature Communications" in un articolo dal titolo Ancient oral microbiomes support gradual Neolithic dietary shifts towards agriculture. Nella ricerca sono coinvolti ricercatori delle univer- sità La Sapienza di Roma, Bologna, Siena, e del Ministero della Cultura. Gli scienziati hanno estratto il dna antico (microbioma) da 76 campioni di tartaro dentario e sono riusciti a ricostruire l'antico microbiota orale di cacciatori- raccoglitori paleolitici (31.000- 11.000 a.C.) del nostro meridio- ne e a confrontarlo con quello di campioni del Neolitico (6.200- A n t i c o r p i a n t i - C o v i d dalla pianta di tabacco boccare la replicazione del virus mantenendo le stesse capacità funzionali delle corrispondenti molecole prodotte nei sistemi tradizionali". "Il risultato - aggiunge Donini - conferma che la tecno- logia di produzione adottata potrebbe essere una valida alter- nativa rispetto alle piattaforme "tradizionali" basate su colture cellulari per la produzione di anticorpi neutralizzanti, da uti- lizzare sia come terapeutici che come diagnostici, in grado di soddisfare la domanda nazionale in tempi brevi e con investimenti sensibilmente inferiori". Se si autorizzasse l'amplia- mento della piattaforma di Plant Molecular Farming da scala di laboratorio a scala pilota, si potrebbe permettere la produzio- ne di anticorpi sufficienti per la valutazione in studi clinici in circa 3-4 mesi, contro i 6-7 necessari con sistemi di produ- zione in cellule di mammifero, consentendo di rispondere a pos- sibili emergenze pandemiche in modo tempestivo e a costi di produzione ridotti, senza ricorre- re a piante geneticamente modi- ficate. 4.000 a.C.) e dell'età del Rame (3.500-2.200 a.C.) provenienti dalle stesse aree geografiche. Secondo lo studio il microbio- ta orale - che gioca un ruolo fon- damentale in numerosi processi fisiologici - varia in relazione ai cambiamenti nelle strategie di sopravvivenza: la composizione batterica, infatti, si adatta in maniera graduale e progressiva al nuovo sistema di sussistenza agricolo. I ricercatori hanno indi- viduato due fasi, entrambe risa- lenti al Neolitico. Un primo cambiamento si registra tra il 6.200 e il 5.000 a.C., nei primi secoli della transi- zione all'agricoltura: nuove spe- cie di batteri popolano il micro- biota e sono le stesse che oggi si ritengono responsabili di patolo- gie orali e autoimmuni come il Porphyromonas gingivalis, la Tannerella forsythia e la Treponema denticola. La secon- da fase di sviluppo, con differen- ze molto marcate rispetto alle comunità paleolitiche, inizia nella seconda metà del Neolitico (4.500-3.500): le nuove specie di batteri diventano preminenti, scompaino i retaggi paleolitici. Il Dna paleolitico da una ricerca padovana Studio del Cnr ipotizza la stessa origine per Alzheimer e Parkinson Innovativo studio del Cnr (© Angellodeco | Dreamstime.com) I vaccini dimezzano il rischio di reinfezione da virus Sars- CoV-2. Lo dice una nuova revisione pubblicata sulla rivista Frontiers in Medicine, coordinata dall'epidemiologo Lamberto Manzoli, direttore della Scuola di Sanità Pubblica e Igiene dell'Università di Bologna, e condotta con le università di Ferrara e Sapienza di Roma. Le meta-analisi, che ha osservato i dati di oltre 18 milioni di pazien- ti, evidenzia che, anche nel caso di una seconda infezione, in coloro che hanno ricevuto il vac- cino si dimezzano le possibilità di sviluppare una forma grave della malattia. "I risultati che abbiamo otte- nuto confermano che, tra i guari- ti, chi ha ricevuto due o tre dosi di vaccino ha un rischio di rein- fezione tra il 50% e il 60% mino- re rispetto a chi non è vaccinato", ha detto Manzoli. "Considerando che le persone guarite sono ormai centinaia di milioni in tutto il mondo, e 23 milioni solo in Italia, questi risultati appaiono particolarmente positivi, e forni- scono informazioni strategiche per le future politiche di control- lo della pandemia". Covid, studio italiano: i vaccini dimezzano i rischi di reinfezioni Nuove speranze da studi italiani (© Feverpitched | Dreamstime.com)

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