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17 GIOVEDÌ 19 OTTOBRE 2023 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | V ico del Garga- no, in provincia d i F o g g i a , i n Puglia, è il tipo di luogo dove il tempo sembra essersi ferma- to, qualcosa da apprezzare v e r a m e n t e n e l t r a m b u s t o spesso stressante della vita moderna. Con una popolazio- ne modesta di circa 8.100 abitanti, di cui 1.800 risiedo- no nell'antico e pittoresco borgo, Vico del Gargano è arroccato ad un'altitudine di 462 metri sul livello del mare e può essere davvero un rifu- gio sereno per chi cerca un contatto con storia, cultura, e natura. Il nome "Vico" deriva dal latino vicus, che significa gruppo di case o villaggio, umile accenno alle modeste origini. Le origini del paese risalgono al 970 d.C. quando sorse in seguito alla cacciata dei Saraceni dal Gargano ad opera di mercenari slavi al soldo dei Bizantini. Al capo degli Slavi furono assegnate le terre da loro liberate, rac- cogliendo successivamente gli abitanti in un villaggio, cosa che segnò la nascita di Vico. Mentre la storia avanzava, i Normanni, dopo aver con- quistato il Gargano nell'XI s e c o l o , e r e s s e r o a V i c o i l primo castello, rafforzando ulteriormente l'importanza s t r a t e g i c a d e l b o r g o ; u n m o m e n t o d e g n o d i n o t a avvenne nel 1240 quando l'imperatore Federico II di Svevia ampliò il castello di Vico, potenziandone il mec- canismo di difesa. La fortifi- cazione venne ulteriormente potenziata nel 1292 da Teodi- sco da Cuneo, dotando Vico di un formidabile sistema difensivo di mura presidiate da una ventina di torri. Que- ste fortificazioni testimonia- no il passato tumultuoso ma g l o r i o s o c h e h a p l a s m a t o Vico e i suoi dintorni. In effetti, Vico del Garga- no è uno spettacolo architet- tonico da vedere: scolpito n e l l a p i e t r a d i M o n t e Sant'Angelo, la stessa che culla le sue case, il villaggio si erge come una giustapposi- zione poetica tra la Foresta Umbra e il mare. Il suo cen- tro storico, seppur in uno stato di lieve abbandono con u n g r a p p o l o d i e d i f i c i semiabbandonati, emana un fascino antico con i suoi bel- lissimi portali, i cancelli in ferro, gli stemmi, le scalinate e i camini, ognuno dei quali racconta una storia di epoche ormai lontane. Tra le tante chiese, degne di nota ci sono la Matrice c o n i l p o r t a l e i n p i e t r a e undici altari interni, la chiesa di San Giuseppe in contrada Terra, che ospita una statua lignea del Cristo Morto, e la chiesa di San Marco del XIII secolo. Fuori le mura, la chie- sa di Santa Maria degli Angeli insieme al Convento dei Cappuccini e San Pietro sul Monte Tabor, ciascuno con la sua lunga storia, atti- r e r a n n o s i c u r a m e n t e g l i amanti della spiritualità. L'architettura civile del paese non è da meno nel rac- contare storie del passato: le mura, in vari tratti, sono inglobate nelle abitazioni, p r o g e t t o d i T e o d i s c o d e Cuneo risalente al 1292. Il castello di forma quadran- golare presenta tracce di vari stili e diverse proprietà dai Normanni agli Aragonesi, e il Palazzo della Bella, una curiosa reinterpretazione neogotica del Palazzo Vec- chio fiorentino, è un'attrazio- ne architettonica più bizzar- ra. Ma Vico del Gargano non è solo una meraviglia storica, è una porta d'accesso alla bellezza naturale. Un breve tragitto in auto vi condurrà alla spiaggia di Calenella, litorale tranquillo che ha conservato la purezza e la piacevolezza uniche del Gar- gano. La Foresta umbra, un magnifico polmone verde c h e s i e s t e n d e p e r o l t r e 4.000 ettari, fa il paio con il polmone azzurro di Calenel- la, che fa parte del Parco Nazionale del Gargano: qui si può godere di un'incre- dibile varietà di flora e fauna, con aree attrezzate per pic- nic e sentieri ben segnalati. Vico del Gargano è anche ricca di tradizioni, a partire d a l l a f e s t a d e l s u o s a n t o patrono, San Valentino, il 1 4 f e b b r a i o , q u a n d o u n a lunga processione attraversa il paese, interamente addob- bato di arance e limoni, o la commovente Messa Pazza del Venerdì Santo, e la rasse- g n a t e a t r a l e d e l l ' E s t a t e Vichese, a luglio. I n f i n e , m a n o n m e n o importante, dobbiamo men- zionare il panorama culinario di Vico: qui la specialità del Gargano, il magliatello, o carne di capretto, è assoluta- mente da provare. L'armo- nioso connubio tra pesce e verdure, tradizione nata dal secolare rapporto tra mare e campagna, e l'inconfondibile ostia piena, un croccante intruglio di frutta, mandorle e m i e l e , p r o m e t t o n o u n a delizia gastronomica in grado di soddisfare tutti i palati. Passeggiando per il borgo potrete aggiungere una nota dolce al vostro soggiorno acquistando direttamente dai contadini i famosi agrumi di Vico. L a tradizione de I d o l c i d e i M o r t i i n S i c i l i a e i n altre parti d'Ita- l i a s i r i p e t e d u r a n t e l e f e s t i v i t à d i Ognissanti e la commemo- razione dei defunti l'1 e il 2 novembre. Questi due giorni sono scanditi dalla prepara- zione e dall'offerta dei dolci dei morti, che comprendono varie ricette e varianti di biscotti, pasticcini, torroni e altre prelibatezze che vengo- no preparate in casa o acqui- state dai panifici per essere regalate a parenti e bambini. Le radici di questa tradi- zione vengono fatte risalire alla cultura greco-roma- na, con un'antica credenza p r e c r i s t i a n a p o i a d o t t a t a dalla tradizione cattolica, soprattutto in Italia: la cre- denza vuole che nella notte tra il 1° e il 2 novembre le anime dei defunti visitino i loro cari ancora in vita, che lasciano una tavola apparec- c h i a t a c o n d o l c i u m i p e r accoglierli calorosamente. Nello specifico, in Sicilia, l a F e s t a d e i M o r t i , i l 2 novembre, si celebra prepa- rando particolari dolci chia- mati ossa di morto per il loro aspetto simile a ossa: hanno una forma unica e una consistenza molto croc- cante e sono costituiti da ingredienti semplici come farina, acqua, zucchero, aro- m a t i z z a t i c o n c a n n e l l a e c h i o d i d i g a r o f a n o . N o t i a n c h e c o m e m o s c a r d i n i , vengono spesso riposti nel cannistru, un cesto di dol- ciumi che i bambini trovano sotto il letto la mattina del 2 novembre, come dono dei cari defunti. A l t r i d o l c i t r a d i z i o n a l i siciliani per la commemora- z i o n e d e i d e f u n t i s o n o i t e t ù , b i s c o t t i m o r b i d i e porosi con la superficie glas- sata aromatizzati con cacao, limone o altri ingredienti, e il capolavoro della pasticce- ria siciliana, la frutta Mar- torana. Questo bellissimo d o l c e è c o m p o s t o d a u n impasto di farina di man- dorle e zucchero, conosciuto come pasta reale, che viene modellato a mano o model- lato con l'ausilio di stampi di gesso per assomigliare a veri frutti di vario tipo. La leg- genda della frutta Marto- rana risale alle monache del convento di Santa Maria dell'Ammiraglio a Palermo, che furono le prime a realiz- zare questi dolci artistici dai colori brillanti. Tutti questi dolci insieme f o r m a n o i l c e s t o d e i morti, a simboleggiare un m o d o d i g u a r d a r e o l t r e senza paura e con un pizzico di nostalgia, pieni del dolce e affettuoso ricordo delle per- sone care che non sono più con noi. Le famose "ossa dei morti," biscotti tradizionali per la Festa dei Santi e quella dei Morti (Copyrighted work available under Creative Commons agreement. Author: DinaBenedettoFerrandina. License: CC BY-SA 4.0) Mille anni di storia a Vico del Gargano Un vicolo colorato a Vico del Gargano (Photo: Luca Lorenzelli/Dreamstime) La Sicilia e i "Dolci dei Morti" LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA