L'Italo-Americano

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GIOVEDÌ 2 MAGGIO 2024 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI Mattarella celebra il 25 aprile ricordando i martiri degli eccidi nazifascisti: 'Senza memoria non c'è futuro' Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla deposizione di una corona d'alloro sulla Tomba del Milite Ignoto a Roma (Ph courtesy Quirinale.it) P rima l'omaggio a Roma sulla tomba del Milite Ignoto, all'Altare della Patria per il 79° Anniversario della Liberazione, poi un minuto di raccoglimento e una corona di alloro di fronte all'epigrafe com- memorativa dell'Eccidio di Civitella del 29 giugno 1944. "Siamo qui, a Civitella in Val di Chiana, riuniti per celebrare il 25 aprile,l'anniversario della Liberazione, a ottanta anni dalla terribile e disumana strage nazi- fascista perpetrata, in questo ter- ritorio, sulla inerme popolazio- ne" ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella citando la cru- deltà dei soldati della famigerata divisione Goering si sfogò in maniera particolarmente brutale, con stupri e uccisioni di bambini. "Come è attestato dai docu- menti processuali, gli eccidi furono pianificati a freddo, molti giorni prima, e furono portati a termine con l'inganno e con il tradimento della parola. Si attese, cinicamente, la festa dei Santi Pietro e Paolo per essere certi di poter effettuare un rastrellamento più numeroso di popolazione civile. La tragica contabilità di quel 29 giugno del '44, in queste terre, ci racconta di circa duecen- tocinquanta persone assassinate. Tra queste, donne, anziani, sacerdoti e oltre dieci ragazzi e bambini. Il più piccolo, Gloriano Polletti, aveva soltanto un anno. Maria Luisa Lammioni due. Il parroco di Civitella, Don Alcide Lazzeri, e quello di San Pancrazio, Don Giuseppe Torelli, provarono a offrire la loro vita per salvare quella del loro popolo, ma inutilmente. Furono uccisi insieme agli altri. Alcuni ostaggi, destinati alla morte, rimasero feriti o riusciro- no a fuggire. Nei loro occhi, sbi- gottiti e impauriti, rimarrà per sempre impresso il ricordo di quel giorno di morte e di orrore. Sono venuto qui, oggi, a Civitella - uno dei luoghi simbo- lo della barbarie nazifascista - per fare memoria di tutte le vitti- me dei crimini di guerra, trucida- te, in quel 1944, sul nostro terri- torio nazionale e anche all'este- ro. Non c'è alcuna parte del suolo italiano - con la sola ecce- zione della Sardegna – che non abbia patito la violenza nazifa- scista contro i civili e che non abbia pianto sulle spoglie dei propri concittadini brutalmente assassinati". Mattarella ha ricor- dato, celebrando il 25 Aprile, che la Toscana è stata tra quelle che hanno pagato il più alto tributo di sangue innocente, insieme al Piemonte e all'Emilia Romagna. "La magistratura militare e gli storici, dopo un difficile lavoro di ricerca, durato decenni, hanno, finora, documentato sul nostro territorio italiano cinquemila cru- deli e infami episodi di eccidi, rappresaglie, esecuzioni somma- rie". Poi ha detto: "Con queste barbare uccisioni, nella loro stra- tegia di morte, i nazifascisti cer- cavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteg- gere la ritirata tedesca; cercavano di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani; cer- cavano di operare vendette nei confronti di un popolo considera- to inferiore da alleato e, dopo l'armistizio, traditore. Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola inter- nazionale, contrari all'onore militare e, ancor di più, ai princi- pi di umanità. Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può essere invocata l'uc- cisione di ostaggi e di prigionieri inermi. I nazifascisti ne erano ben consapevoli: i corpi dei par- tigiani combattenti, catturati, tor- turati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi dei civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di ver- gogna e disonore, o per evitare d'incorrere nei rigori di una futu- ra giustizia, oppure, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani. All'infamia, ad esempio, della strage di Marzabotto - la più grande compiuta in Italia - seguì un corollario indegno: la propa- ganda fascista, sui giornali sotto- Mattarella con le Associazioni dei combattenti (Ph Quirinale.it) posti a controlli e censure, nega- va l'innegabile, provando a smentire l'accaduto, cercando di definire false le notizie dell'ecci- dio e irridendo i testimoni. Occorre – oggi e in futuro - far memoria di quelle stragi e di quelle vittime, e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memo- ria, non c'è futuro". Il monito del capo dello stato è continuato così: "Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell'Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la gran- dezza e l'influenza dell'Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fon- dato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un'aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. Totalmente sot- tomessa alla Germania imperiali- sta di Hitler, l'Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: «Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…». Generazioni di giovani italia- ni, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell'obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le «patrie degli altri» come le chiamava don Lorenzo Milani. Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiu- te in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni di ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo. Si verificò - scrisse Salvatorelli - «una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell'idolo Mussolini.» Il fasci- smo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo cen- tenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti".

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