L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-29-2013

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GIOVEDÌ  29  AGOS TO  2013 La Vignetta della Settimana Curveless di Renzo Badolisani CURVE CHIUSE PER RAZZISMO L'inizio non è stato in pompa magna. Domenica scorsa la curva Nord dello Stadio Olimpico di Roma - lo spicchio in cui si affollano da sempre i sostenitori della Lazio – è rimasta desolatamente vuota, chiusa per razzismo. Lo stesso accadrà domenica prossima, quando la Roma debutterà all'Olimpico contro il Verona. Stavolta resterà chiusa - anch'essa squalificata - la Curva Sud, il nido dei tifosi giallorossi. Eccolo, allora, il primo, desolante 'spot' al contrario del campionato di serie A. A Roma, nello stadio della Capitale, le due curve sono state chiuse, dagli organi preposti, per avere oltraggiato giocatori avversari di colore. Facendo il verso delle scimmie, ululando a lungo in modo oltraggioso e, oggettivamente, incivile. Non sarà il primo e l'ultimo episodio, purtroppo. Apposite proiezioni effettuate dalla Federazione Italiana Gioco Calcio stimano che, nel corso del campionato, da qui a maggio prossimo, saranno diverse le curve italiane che verranno squalificate, restando chiuse, senza spettatori, punite per comportamenti razzisti. Uno schiaffo per la nostra serie A, a livello di immagine e di prestigio. Immaginate il danno, incalcolabile. Il campionato già registra una consistente fuga degli sponsors. Gli stadi sono angusti: per vedere bene, da un'area di rigore all'altra, serve sovente il binocolo. Pochissime le comodità, scarsi i posteggi per le auto. Insomma, a livello di infrastrutture siamo da Terzo Mondo. Aggiungete, adesso, nelle prime giornate del nuovo campionato, questi nuovi, desolanti episodi. Curve chiuse per razzismo, cancelli ermetici per punire chi prende in giro i calciatori di colore. Uno smacco, soprattutto perché le immagini hanno fatto (e faranno domenica prossima) il giro del mondo, alimentando lo scetticismo sulla reale capacità italiana di debellare (finalmente) il problema. Per trenta-quaranta idioti paga ancora la Lazio che già la scorsa stagione, per episodi simili messi in atto in partite internazionali, si vide costretta a giocare due gare a porte chiuse, retaggio di una condanna inflittale dalla Federazione Internazionale. Una ferita sanguinosa, a livello di immagine, per la Polisportiva più grande del mondo (cinquantasette discipline) che porta domenicalmente sui campi di gara migliaia di praticanti. Un oltraggio anche per la Roma che, più degli altri clubs, in passato, ha vestito di giallorosso decine di giocatori di colore, senza parole per via del trattamento che viene riservato agli avversari. Il fenomeno è vasto, sicuramente non solo capitolino. Servirebbero sanzioni certe (una multa di migliaia di euro, tanto per cominciare), individuazione dei responsabili e immediata denuncia alle Autorità, con il conseguente divieto di assistere a manifestazioni sportive per molti anni. Occorrerebbero stadi di proprietà, gestiti direttamente dai clubs, per inquadrare con telecamere, individuare ed espellere i responsabili di questi atti incivili. Finisce, invece, che siano le società ad essere mestamente ostaggio di queste bande di ignoranti (da nord a sud, per tutto lo Stivale), senza alcun potere di intervento, danneggiate e schernite dal mondo intero. Curve chiuse per razzismo: non è uno scherzo, macché. Testimonia l'ulteriore imbarbarimento di una parte del Paese che non vuole evolversi. L'Italo-Americano PAGINA  3 Bankitalia intravede la fine del tunnel ma la ripresa sarà faticosa Le aziende italiane continuano a chiudere i battenti e a mettere il personale in mobilità e dovranno essere a breve sostenute con robusti piani di investimento, se non si vuole che tracolli tutto il sistema produttivo, anche perchè da troppo tempo servono riforme strutturali capaci di ricreare condizioni favorevoli al "fare impresa" in Italia. Tuttavia pare che si comincino a vedere i primi segnali positivi. Almeno stando al numero due di Bankitalia, Salvatore Rossi, che dal Rimini Meeting 2013 di Cl prova a incoraggiare: "Anche in Italia i primi segnali di una lenta ripresa economica, o almeno di un arresto della caduta, ci sono e trovano conferma in diversi indicatori". Certo, il percorso è in salita e il cammino verso il rilancio economico del Paese non sarà nè semplice nè breve anche perchè ''i danni della crisi sono stati da noi maggiori che in altri Paesi e anche per questo la ripresa è più faticosa", ha detto. Per sostenerla serve il ritorno agli investimenti da parte delle imprese e "compatibilmente con l'equilibrio di rilancio, gli investimenti pubblici possono contribuire a rendere più saldo e sostenibile lo sviluppo economico''. In più, per rendere duraturo il ritorno Il direttore generale della Banca d'Italia Salvatore Rossi all'investimento, "sarà necessario migliorare le condizioni del 'fare impresa' in Italia, da tempo difficili per il gravame fiscale, per l'oscurità delle norme, per gli ostacoli burocratici". Come sarà estremamente importante l'accesso al credito e il ruolo delle "banche che potranno concorrere a una ripresa sana degli investimenti, muovendo da una base patrimoniale solida, concedendo credito con prudenza e sagacia". A fare la differenza secondo il direttore generale della banca centrale della Repubblica Italiana, saranno pure gli investimenti pubblici ma tutto si giocherà su un punto sul quale l'Italia non brilla: "la qualità è cruciale: costi a consuntivo e tempi di realizzazione sono spesso in Italia superiori a quelli di analoghe o-pere realizzate all'estero'' nonostante ''la spesa pubblica per investimenti in Italia non sia stata inferiore a quella sostenuta nel resto d'Europa, è stata utilizzata me-no efficientemente. Il problema - ha detto Rossi - non è tanto che si spenda poco, ma che si spende male, spesso a causa di norme e prassi amministrative difettose". Dunque un'infrastruttura si misurerà "dalla qualità del processo di progettazione e realizzazione, che in Italia va rafforzato e sveltito, soprattutto nel coordinamento fra i diversi livelli di governo, centrali e locali". Ovviamente resterà il problema del come finanziare questi investimenti: la crisi globale ha ridotto drasticamente i finanziamenti a lungo termine in tutta Europa. In Italia la spesa pubblica è cresciuta del 69% in soli 15 anni Dal 1997 a oggi, segnala l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, la spesa pubblica è aumentata del 68,7%. In termini assoluti è cresciuta di quasi 296 miliardi: alla fine di quest'anno le uscite ammonteranno a 726,6 miliardi di euro. Per contro, le entrate fiscali che comprendono solo le tasse, le imposte, i tributi e i contributi pagati dagli italiani, sono cresciute del 52,7%. A fronte di una variazione pari a +240,8 miliardi, il gettito complessivo previsto entro il 2013 ammonterà a 698,26 miliardi di euro. Le entrate tributarie, vale a dire solo imposte, tasse e tributi che costituiscono il 70% delle entrate fiscali, sono date dalla somma del gettito in capo alle Amministrazioni centrali e da quelle incassate dalle Amministrazioni locali. Nel periodo considerato l'incremento è stato del 58,8% . Ma se analizziamo il trend delle tasse locali ci accorgiamo che sono praticamente "esplose": + 204,3% (pari a +74,4 miliardi di euro), con un gettito che nel 2013 sfiorerà i 111 miliardi. Quelle centrali, invece, sono incrementate "solo" del 38,8% (pari a + 102,6 miliardi in valore assoluto), anche se nel 2013 le entrate di competenza dello Stato ammonteranno a ben 367 miliardi di euro. Detto altrimenti, la spesa pubblica ha "viaggiato" ad una velocità superiore a quella registrata dalle entrate fiscali, anche se a livello locale la tassazione ha subito una vera e propria impennata.

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