L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-5-2013

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L'Italo-Americano PAGINA  14  Parrocchia di S. Maria della Neve a Nuvolento Nuvolento, comune di 4.027 abitanti della provincia di Brescia. Centro della zona agricola di Brescia alla destra del fiume Chiese, ad una decina di chilometri dal Lago di Garda, è situato a 176 metri sul livello del mare e comprende una parte collinare delle prealpi meridionali. Ci sono più ipotesi relativamente all'origine del nome. La prima fa derivare il nome dal latino "nubilus", a indicare un luogo coperto di nubi. Una seconda ipotesi suggerisce la derivazione dal latino "novus" o "novellus" ad indicare un territorio nuovo, ottenuto da operazioni di bonifica, avvenute ad opera del monachesimo, nei secoli V - IX. Una ulteriore ipotesi fa derivare Nuvolento dal nome dato dai Galli Cenomani nel V e IV secolo a.C.: "new-land" che significa letteralmente nuova terra (e che si può leggere come niù-lent) per indicare un nuovo insediamento come luogo di sosta nel loro viaggio per il rifornimento del legname lungo le colline bresciane. Come per i paesi vicini, le origini sembrano risalire ai tempi dei Celti e degli Etruschi, ma maggiori informazioni si hanno al tempo dei Galli Cenomani. In seguito della vittoria del console romano Cetego del 197 a.C. sui Galli, nel luogo dove ora sorge la Pieve, punto d'incontro di strade che mettevano in comunicazione Roma, attraverso la via Emilia, con le Gallie da una parte e con le regioni del Reno in Germania dall'altra, venne costruito un centro di smistamento e di sosta per il cambio dei cavalli dei corrieri romani. Sul posto sono state ritrovate lapidi, steli, altari e resti di ville che testimoniano l'estensione del villaggio. In tempi successivi, la giurisdizione amministrativa e religiosa è stata esercitata dalla Pieve cristiana, centro politico e commerciale fino al 1500. Attorno a questo nucleo originario sorse un certo numero di abitazioni, tanto che successivamente venne costruita una nuova chiesa, più vicina al nuovo centro abitato. Di tale chiesa, detta Santa Maria della Neve, si parla già in un resoconto della visita pastorale del 1566. GIOVEDÌ  5  S ETTEMBRE  2013 Veduta aerea del comune di Otricoli La Certosa di San Lorenzo di Padula Otricoli, comune umbro di 1.913 abitanti della provincia di Terni. Il nome della cittadina deriva da Ocriculum, antica città dei bruzii e degli umbri. È un diminutivo di ocris, monte sassoso, usato per designare la parte alta della città, in questo caso la rocca: ocriculum equivale appunto a piccola rocca. Cresciuto grazie all'influenza romana, in epoca antica, era un importante nodo strategico (e lo sarà anche poi: durante la II Guerra Mondiale, il teatro Otricolano fu punto geografico di un'importante battaglia nel 1943), dedicato sia agli scambi commerciali, sia ai rifornimenti ed al ristoro, sia allo scambio di comunicazioni tramite messaggi postali. Negli ultimi due decenni del '700 iniziarono gli scavi archeologici che portarono alla luce numerosi e importanti reperti, il più importante dei quali è il Giove di Otricoli. Nei due Antiquarum si possono poi ammirare vasi, once, calchi di divinità. Tra le altre cose per cui il posto è gettonato c'è l'Infiorata del Corpus Domini (circa 40 giorni dopo Pasqua), la rassegna teatrale collegata all'evento, la sagra dei prodotti tipici, e la festa del patrono San Vittore. Massima manifestazione religiosa e folkloristica, si festeggia dal 14 maggio 1669 quando una processione portava per le vie del paese un frammento della testa del Santo, racchiuso nel reliquario offerto dal Comune che per l'occasione offriva un pasto a fuoco, cioè a famiglia. Si svolgeva poi una corsa di cavalli barberi o saraceni per la quale la magistratura offriva il Palio. L'usanza durò fino alla meta del 1700 quando fu sospesa dal vescovo di Narni. Nel 1764 fu riunito un consiglio popolare costituito dall'Arciprete, dai Canonici e dai Capifamiglia per fissare i Capitoli che dovevano regolare la festa. Si doveva fare la questua del grano e del mosto. Si doveva eleggere un Sopraintendente in grado di sostenere la spesa per la musica. Mediante un bussolo fra tutti i benestanti si doveva poi eleggere l'Alfiere della festa, su cui doveva gravare la spesa di offrire la refezione e qualche bacile di ciambelle il martedì di Pasqua nella Chiesa rurale di S. Vittore. Padula, comune campano di 5.558 abitanti della provincia di Salerno. Situata nel Vallo di Diano, dista 100 km da Salerno e 65 km da Potenza. Il nome di Padula, Parùla in dialetto, deriva dal latino medievale Paludem, cioè palude visto che in passato nella pianura sottostante si stendeva una palude. Ritrovamenti fanno stimare che i primi insediamenti risalgano al XII secolo a.C.: è di questo periodo la fondazione della città di Cosilinum, l'antica Padula. Ma è solo nel VI secolo a.C. che si iniziò a popolare la zona: in località Valle Pupina sono stati ritrovati corredi tombali, formati da vasellame in bronzo e ceramiche di stampo greco, ora esposti nel museo archeologico. Occupata dai Lucani prima, dai Romani poi, la città non ebbe vita facile: schieratasi con Pirro e con Annibale, subì le ripercussioni di queste infelici scelte. Riuscì a risollevarsi grazie all'impulso ricevuto dalla Regio-Capuam (la via Popilia-Annia, che insieme alla via Appia e alla via Traiana, fungeva da rete stradale per tutto il Sud Italia) che la collegava alle più centrali Paestum e Velia, tanto che nell'89 a.C. diventa Municipio Romano. Agli inizi del X secolo fu abbandonata dopo le scorrerie saracene. L'arrivo dei Normanni portò a una inevitabile militarizzazione della zona mentre i Monaci basiliani furono allontanati: il monastero che per secoli era stato il centro politico si trova a doversi rapportare al feudatario di turno. Fino al XVIII, Padula passò di signore in signore, donata o venduta. In epoca angioina si iniziò a costruire la Certosa di San Lorenzo, il complesso che oggi domina la città e che durante i moti risorgimentali del 1820 e del 1857, fu teatro del massacro dei "300 giovani e forti" al seguito di Carlo Pisacane. Sorte analoga per disertori e prigionieri di un secolo dopo: fu campo di concentramento tra il 1915 e il 1921, e poi campo di lavoro inglese tra il 1943 e il 1945. Tra i cittadini originari di Padula: Giuseppe "Joe" Petrosino, investigatore di New York, e Francesco "Frank" Valente, fisico, candidato al Nobel e parte del team che contribuì alla creazione dell'atomica. Tra 'cieli e abissi' dell'artista abruzzese Massimina Pesce: mostra antologica a L'Aquila ANgelA CIANo È una vera e propria antologica la mostra che celebra Massimina Pesce ad un anno dalla sua scomparsa. Nel cuore del centro storico dell'Aquila, ancora visibilmente ferito dal sisma del 2009, si è inaugurata "Massimina Pesce – cieli e abissi", esposizione che riprende il filo di un racconto improvvisamente interrotto e ne ritesse la trama attraverso un percorso che si muove dalle prime importanti esperienze (Babele, Fratture etc.) fino alle ultime ricerche (Pietrificati Voli, Tensioni). Organizzata dal Gruppo d'Arte Saturnino Gatti, con il quale Massimina Pesce ha condiviso molte esperienze, dall'Associazione Amici di Rottweil e dal Soroptimist International Club dell'Aquila di cui la stessa è stata presidente nel 2008, con il patrocinio del Comune dell'Aquila, la mostra intende ricordare una grande figura di artista e donna, che, dopo gli studi con maestri del calibro di Leoncillo e Colla, intraprende una sua strada ben delineata che la porterà a prediligere la scultura e i colori, la terracotta e la ceramica. Una carriera lunga e ricca di soddisfazioni che ha portato l'artista ad esporre in tutto il mondo e a ricevere numerosi e prestigiosi premi, diventando testimone e ambasciatrice della sua città d'adozione, L'Aquila, in tutto il mondo. Così "Massimina Pesce ha un suo posto e una sua precisa identità Nella sua arte astrattismo e moltiplicazione dei piani prospettici nella storia dell'arte contemporanea. Grazie alla sua forza e alla sua grazia, alla sua tenacia e leggerezza, ai suoi "voli" pietrificati e liberi, lanciati verso inesplorati orizzonti e prospettive – si legge nella presentazione del catalogo proprio come è stata la sua vita d'artista, la sua continua ricerca di nuovi spazi e nuove vie, la sua inquietudine estetica tutta racchiusa in un aspetto mite e calmo che si mostrava ad ogni incontro, ad ogni chiacchierata in tutta la sua naturale, duplice identità. Attraverso il suo aspetto gentile e composto, Massimina ti svelava tutta la sua determinatezza. E non poteva essere altrimenti. Non si possono spiegare se non in questo senso le sue scelte artistiche di donna scultrice, ma anche pittrice, di artista che prediligeva le materie ruvide, la terra e il fuoco, che alla temperatura di novecento gradi deforma le superfici in maniera del tutto imprevedibile, e la compostezza, la sapienza di scelte cromatiche innate, segno di una sua precisa cifra stilistica. Ecco Massimina Pesce è stata, nel corso della sua lunga carriera, una viaggiatrice che ha percorso Massimina Pesce, artista eclettica nata a Prezza, in provincia de L'Aquila, e scomparsa un anno fa, inizia ad esporre negli anni Sessanta un cammino dove apparenti contraddizioni si componevano diventando caratteristiche originalissime. Gli stessi titoli che hanno contraddistinto la sua ricerca artistica, che ha spaziato dalle grandi sculture ai bassorilievi, dai dipinti alla vasta produzione grafica, sono emblema di questa volontà, sottesa o del tutto spontanea; una volontà tesa a coniugare e quasi far combaciare concetti a prima vista inconciliabili". La mostra aquilana racconta e in- tende ricordare la sua figura di artista e di donna "Cercando di non far scendere un triste velo di oblio sulla figura di Massimina Pesce, tenendo sempre vivo il suo ricordo e accesa una luce sulla sua vicenda artistica e umana; una luce che serva ad illuminare ancora il cammino di chi l'ha conosciuta ed ha condiviso con lei parte di questo percorso e quello delle nuove generazioni che si accingono a percorrere le strade del mondo dell'arte".

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