L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-12-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 12 SETTEMBRE 2013 Ispirazione divina Ritratto di Gallieno. Esposto al Museo nazionale romano di Roma è una delle effigi più note dell'imperatore che regnò dal 253 al 268. La testa marmorea, alta 38 cm, raffigura l'imperatore in età matura ed è particolarmente significativa delle tendenze espressive in voga a quel tempo a Roma, sotto l'influenza della singolare personalità di Gallieno. La testa è ispirata all'antica testa di Alessandro Magno di Lisippo, sia nella folta capigliatura a ciocche, sia nella leggera torsione del collo, che nell'espressione rivolta al cielo, che sottintende un'ispirazione divina del sovrano e un contatto diretto, privilegiato col sacro. La testa, forse eseguita per il decennale di potere, mostra una ricerca di effetti di chiaroscuro ricca e sapiente, con i morbidi passaggi di luce del volto dominato dalle profonde cavità orbitali e con le labbra sottili e sporgenti. Primo Cristo morto Il Crocifisso n. 20. È una croce sagomata e dipinta a tempera e oro su pergamena applicata alla tavola del Maestro bizantino del Crocifisso di Pisa, databile al 1210 circa e conservata nel Museo nazionale di San Matteo a Pisa. L'opera è nota per essere tra i più antichi esempi (il primo in una croce dipinta) di Christus patiens in Italia, cioè di Cristo morto o in agonia sulla croce, iconografia che si afferma in area bizantina a partire dal X secolo. La croce pisana è tradizionalmente attribuita ad un maestro di provenienza bizantina, ma si ignora se sia stata eseguita a Pisa direttamente o in patria, e spedita poi con le navi pisane. Nel Crocifisso n. 20 compaiono tutti gli elementi canonici del Christus patiens: ha il capo reclinato a sinistra e gli occhi chiusi, il sangue che esce dalla ferita sul costato, l'anatomia è schematica, lo sfondo è ornato. Preziosità insistita Madonna col Bambino. È esposta al Museo Nazionale di San Matteo, il più importante museo di pittura e scultura a Pisa, ed è un'opera di Zanobi Machiavelli. Della seconda metà del 1400 e caratterizzata da un'accentuata preziosità e da un insistito gusto per i dettagli, la Madonna col bambino proviene dalla chiesa dell'ex monastero di S. Croce in Fossabanda presso Pisa (da cui proviene anche un'altra opera conservata al Louvre di Parigi). Il dipinto, esemplare dello stile rigido e impacciato del Machiavelli, risulta attardato su formule arretrate: si ravvisano posa statica e mancanza di proporzionalità nell'economia del quadro. La tavola non risulta cioè influenzata dalle coeve e ben più sostenute realizzazioni dei pittori lucchesi contemporanei a Machiavelli. www.italoamericano.com Bel tenebroso Giobbe. Simone Brentana lo dipinse per la chiesa di San Nicolò a Verona. Partito dalla "maniera tenebrosa", giunse ad avere pennellata soffice, dal carattere mosso e dal colore chiaro, e fu interprete appartato ma sensibile e di notevole qualità, nei primi due decenni del sec. XVIII, dell'avvento del nuovo gusto, in modi che non saranno del tutto ripresi dalla pittura veronese posteriore. La critica riconosce come momento chiave della sua attività giovanile, che si espresse nel XVII secolo, le tele eseguite per la chiesa di San Nicolò, prove indiscutibili della sua adesione alla corrente tenebrosa. Il suo Giobbe mostra tuttavia una teatralità nuova, dove la tragedia si mescola al comico dell'irrisione e della beffa. Nella sua pittura però, non manca mai l'attenzione per l'anatomia, la prospettiva e l'ottica. 9 Temi storici L'armiere etrusco. Opera di Federico Faruffini datata 1869 circa, oggi si trova a Perugia. Influenzato dalla pittura cromaticamente ricca, si dedicò a soggetti storici, religiosi o tratti dai romanzi. Dipinse anche temi risorgimentali. L'opera del pittore e incisore lombardo è considerata come un momento di passaggio tra il pittoricismo e i modi artistici degli Scapigliati lombardi. Espresse però un romanticismo più soggettivo e drammatico, con audacie coloristiche talvolta originali. Si dedicò poi all'acquaforte e, negli ultimi anni, alla fotografia. Le opere realizzate tra il 1859 e il 1861 rivelano una nuova ricchezza cromatica e un'originale impostazione compositiva, probabilmente frutto del contatto con la pittura veneziana di cui studiò i maestri del Rinascimento veneto.

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