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GIOVEDÌ 17 OTTOBRE 2013 La Vignetta della Settimana Italiani, alimenti e razioni di Renzo Badolisani L'Italo-Americano www.italoamericano.com 3 L'evoluzione digitale della specie: connesso a internet il 90% dei giovani italiani under 30 I giovani italiani under 30 sono "protagonisti dell'evoluzione digitale della specie". Lo dice chiaramente l'ultimo rapporto del Censis sul rapporto tra la popolazione e la tecnologia delle telecomunicazioni. Dallo studio risulta che il 90,4% dei giovani si connette a internet, l'84,4% tutti i giorni, il 73,9% per almeno un'ora al giorno, il 46,7% con il wifi. Per informarsi usano Facebook (il 71%), Google (65,2%) e il canale di YouTube (52,7%). Il 66,1% ha uno smartphone e il 60,9% scarica le app sul telefono o tablet. SOCIAL NETWORK - Non si arresta l'espansione dei social network. È iscritto a Facebook il 69,8% delle persone che hanno accesso a internet (erano il 63,5% lo scorso anno), che corrispondono al 44,3% dell'intera popolazione e al 75,6% dei giovani. YouTube arriva al 61% di utilizzatori (pari al 38,7% della popolazione complessiva e al 68,2% dei giovani). E il 15,2% degli internauti (pari al 9,6% degli italiani) usa Twitter. GAP GENERAZIONALE Enormi restano le distanze tra i consumi mediatici dei giovani e quelli degli anziani, con i primi posizionati sulla linea di frontiera dei new media e i secondi distaccati, in termini di quote di Il 75,6% dei giov ani italiani ha un profilo Facebook ed è connesso alla rete utenza, di decine di punti percentuali. Tra i giovani la quota di utenti della rete arriva al 90,4%, mentre è ferma al 21,1% tra gli anziani; il 75,6% dei primi è iscritto a Facebook, contro appena il 9,2% dei secondi; il 66,1% degli under 30 usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 6,8% degli over 65. I giovani che guardano la web tv (il 49,4%) sono diciotto volte di più degli anziani (il 2,7%); il 32,5% dei primi ascolta la radio attraverso il cellulare, contro solo l'1,7% dei secondi; e mentre il 20,6% dei giovani ha già un tablet, solo il 2,3% degli anziani lo usa. Caso opposto è quello dei quotidiani, per i quali l'utenza giovanile (22,9%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (52,3%). A COSA SERVE IL WEB La funzione di internet maggiormente utilizzata nella vita quotidiana è la ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi (lo fa il 43,2% degli italiani), oppure di strade e località (42,7%). Segue l'ascolto della musica online (34,5%). Anche l'home banking ha preso piede nel nostro Paese: lo svolgimento di operazioni bancarie tramite il web è tra le attività svolte più frequentemente (30,8%). Fare acquisti (24,4%), telefonare attraverso internet tramite Skype o altri servizi voip (20,6%), guardare un film (20,2%), cercare lavoro (15,3%, ma la percentuale si impenna al 46,4% tra i disoccupati), prenotare un viaggio (15,1%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet. UN PASTO OGNI DUE GIORNI Se hai una famiglia monoreddito e guadagni mediamente millesettecento euro al mese, pagandone 8-900 di mutuo, sommando bollette per gas, luce, telefono, condominio oltre alle spese per i bambini, il verbo, di questi tempi, è uno solo: tagliare. Che significa eliminare tutto ciò che, un tempo, consideravi come voluttuario e non necessario, almeno al momento. È stata la Coldiretti, l'organizzazione nazionale degli imprenditori agricoli, con una proiezione oggettiva, ad affrescare la situazione attuale di moltissimi italiani. Se prima c'erano i soldi per comperarsi tre paia di scarpe all'anno, magari una per ogni stagione, oggi i necessari "tagli" portano gli italiani, all'interno di un negozio di calzature, solo una volta. Magari per portarsi a casa un paio di scarpe da ginnastica, che puoi usare per tutti e dodici i mesi dell'anno. Il Governo medita di abbassare le tasse in busta-paga: un progetto antico, per incentivare i consumi, caduti in disgrazia. Negozi vuoti, i commessi all'interno a braccia conserte, attendendo qualcuno che oltrepassi la soglia. Nessuna decisione oggettiva (e ufficiale) presa però ad oggi. Ma la bozza del provvedimento c'è, andrebbe solo approfondito, magari con la necessaria copertura budgetaria proveniente da altre forme di indotto economico. Garantirebbe a ogni italiano – lavoratore dipendente – una quota stimabile attorno ai quattrocento euro all'anno. Buoni, vista la situazione malinconica, a rinnovare un po' il guardaroba, tornando a comperarsi due o tre scarpe all'anno. Viaggiano su medie drammaticamente al ribasso, infatti, i consumi di vestiario e calzature. I vestiti per i bambini? Chi ha due maschi o due femmine riutilizza senza problemi abiti e scarpe, che passano così dal più grande d'età al più piccolo. E a scuola è tornato di moda il baratto. Chi ha possibilità economiche maggiori consegna gli abiti, troppo piccoli ormai per la taglia, a famiglie che non possono acquistarli, neanche nei mercatini rionali. Solidarietà spicciola, concreta, che serve però per andare avanti. Senza pensare al conto in banca (qualche volta in rosso) e al flusso mensile di soldi che esce di casa, a fronte di stipendi tutt'altro che da nababbi. C'è un altro dato – sfogliando, con indubbia preoccupazione, la stima fornita dalla Coldiretti – che immalinconisce. Molteplici, ormai, gli italiani che fanno la "cresta" (o provano a farla) sul cibo. Uno su dieci, addirittura, consuma un pasto completo ogni due giorni. Significa che pure la salute è a rischio. Perché, stando così le cose, è facile immaginare che, anche negli altri giorni della settimana, si mangino cibi "low cost", con ingredienti di bassa qualità. Scaffali dei supermercati vuoti, tristi e desolati. Sei italiani su dieci (un dato altissimo…) hanno tagliato le spese per il cibo, decidendo magari la sera di nutrirsi con il thè (o il latte) ed i biscotti. Mobilità, disoccupazione, stipendi che non crescono, al pari delle pensioni. Impossibile tirare avanti senza fare sacrifici. Anche a tavola. La protesta nazionale degli studenti: cortei in 80 città contro il degrado Decine di migliaia di studenti hanno manifestato in 80 città italiane per protestare contro il degrado e l'abbandono della scuola e dell'istruzione pubblica chiedendo più finanziamenti per la messa in sicurezza degli istituti. Due gli slogan per la manifestazione: "Si scrive scuola, si legge futuro" ma anche "Non c'è più tempo", facendo riferimento all'impoverimento che ha subito il settore negli ultimi anni: "Basta politiche di austerità. Da parte dell'attuale governo non c'è stata nessuna reale inversione di tendenza. Alla scuola pubblica e al welfare vengono destinate bri- Cortei studenteschi in 80 città ciole mentre si sceglie di continuare a sprecare risorse per le spese militari, le politiche di respingimento dell'immigrazione, la tutela degli speculatori e dei grandi patrimoni". In 5000 a Roma, 25.000 a Napoli, 4000 a Bari, 5000 a Milano, 4500 a Torino, 1000 a Genova, diverse migliaia tra Cosenza, Pisa, Trieste, Siena, L'Aquila, Salerno, Caserta, Catania, Siracusa, Bologna: gli studenti hanno sfilato per chiedere una legge quadro sul diritto allo studio, per dire basta alla dequalificazione e all'assoggettamento ai mercati della scuola e dell'università pubblica, per costruire una scuola e un'università pubblica e di qualità, ma soprattutto accessibile a tutti.