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14 L'Italo-Americano www.italoamericano.com L'ingresso della Chiesa del Lazzaretto a Oggiono Oggiono, comune lombardo di 8.886 abitanti della provincia di Lecco. La presenza umana sul territorio è documentata sin dai tempi più antichi. La più primitiva risulta essere un abitato del Neolitico Medio (V millennio a.C.). Storicamente, il ritrovamento più famoso è databile all'Età del Bronzo e si tratta di resti di tipo militare rinvenuti sulla strada per Ello, tra i quali un elmo. Tracce più evidenti si hanno in epoca romana. Sebbene i ritrovamenti (tombe con corredi funerari, monete e massi avelli) appartengano a fasi diverse, non è fuori luogo pensare che un tempo ci fosse un insediamento romano. L'origine della Pieve di Oggiono, con molta probabilità risale all'epoca longobarda (584-774 d.C.). Altre tracce del periodo si ritrovano nella toponomastica. Nel VI secolo sorse ad Oggiono un Battistero, sui ruderi del quale sarà edificato, nell'XI sec., l'attuale Battistero di San Giovanni Battista; nel VII sec. si diffuse il culto di Sant'Eufemia di Calcedonia. All'epoca dei Franchi, Oggiono apparteneva al Contado di Milano ed era governata da un feudatario. Sembrava si trattasse di uno dei "Capitanei de Oggiono" che si fece costruire il "Castellazzo". Per il resto del Medioevo e non solo, la realtà oggionese rimase fortemente legata alle fortune e alle vicissitudini del Ducato di Milano. Grazie alla presenza di parecchi torrenti, cominciò a svilupparsi la lavorazione dei metalli e della seta. Subì in seguito la dominazione spagnola e quella austriaca e visse tutta la fase ottocentesca che portò all'Unità d'Italia. Riguardo al primo periodo da ricordare è il 1614, quando re Filippo III di Spagna, concesse ad Oggiono il mercato, che ancora oggi si svolge sotto la denominazione di Fiera di Sant'Andrea. Del 1629 invece, quando la peste colpì Oggiono, rimane a testimonianza la Chiesa del Lazzaretto (1715), costruita sul luogo di ricovero degli ammalati. Durante gli anni '30 entrò in crisi l'industria serica, con la chiusura di filande e filatoi. Cominciarono, allora, a svilupparsi le industrie meccaniche. GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2013 Eremo della Madonna dell'Altare a Palena Chiesa matrice di Rosarno Palena è un comune abruzzese di 1.424 abitanti della provincia di Chieti. Il nome del centro abitato pare derivare da "pala" ossia prato in forte pendio. Nella località Capo Fiume sono stati trovati fossili, ora in mostra nel museo paleontologico comunale, che fanno capire com'era l'ambiente della Maiella 7 milioni di anni fa. Il territorio comunale risultava già abitato sin dall'epoca paleolitica. A prova di ciò, sono stati trovati manufatti di questo periodo. Nel periodo italico ed in epoca romana, alcune contrade di Palena, risultano essere state abitate come dimostrano tombe ed edifici del tempo. Il capoluogo comunale risale invece all'alto medioevo quando il paese risulta feudo dei Gualtieri, degli Orsini, di Antonio Caldora, di Matteo Di Capua e dei D'Aquino. Vari monaci benedettini hanno abitato la zona. Tra le costruzioni religiose spicca l'Eremo della Madonna dell'Altare. Il monaco Pietro da Morrone, nel 1235-36, lasciò l'eremo di Castel di Sangro per cercare un luogo più impervio e solitario. Superando il Valico della Forchetta arrivò su una contrafforte rocciosa sopra Palena per rimanere per circa quattro anni in una grotta nei cui pressi, nel XIV secolo, i monaci celestini costruirono l'edificio religioso. Con l'abolizione dell'ordine nel 1807, il complesso religioso passò in gestione alla famiglia Perticone, che nel 1970 donò gli edifici religiosi al comune di Palena. L'eremo è posto su di una rupe a forma di altare che rende impenetrabile l'edificio su tre lati. Il complesso religioso è formato da una chiesa, un corpo centrale abitato e un giardino pensile. Il corpo abitato è composto su tre livelli compreso il seminterrato. La chiesa ha copertura a capanna nella parte a sud ed una copertura irregolare a nord. In molte occasioni i pellegrini arrivavano all'eremo trascorrendovi la notte. Attualmente vi si giunge il 2 luglio per la festa di San Falco di Palena. La leggenda sulla fondazione narra dell'apparizione di un'immagine sacra ad un pastorello. Un'altra festa è il 12 settembre. L'eremo viene poi chiuso il 21 novembre per essere riaperto durante la Pentecoste. Rosarno è un comune calabrese di 14.781 abitanti della provincia di Reggio Calabria. È il vertice settentrionale di un'area densamente popolata (170.000 abitanti circa), la Piana di Rosarno. Oltre ad essere uno snodo ferroviario ed autostradale di primaria importanza per l'intera provincia, è stata, grazie all'impegno dell'allora sindaco antimafia Giuseppe Lavorato, il primo Comune d'Italia a costituirsi parte civile in un processo antimafia (ottenendo risarcimento dei danni patrimoniali, morali e di immagine causati dai mafiosi) e uno dei primi a utilizzare per la collettività i beni confiscati alla 'Ndrangheta. Rosarno si trova su una collina che si affaccia come un balcone naturale sul porto di Gioia Tauro e sulla pianura circostante. Comprende un vasto e fertilissimo territorio che ha per limiti i fiumi Mésima e Metramo ed i primi contrafforti delle Serre calabresi. Le origini di Rosarno sono da ricercare nell'antica colonia greca di Medma, fondata dai locresi alla fine del VI secolo a.C. Scomparve nel II secolo d.C. ed il suo posto fu preso da Nicotera, città di probabile fondazione medmea. In epoca medievale il toponimo si incontra per la prima volta nel 1037 in un documento napoletano. Ancora prima, i Monaci basiliani avevano eretto sulla collinetta Badia un monastero dedicato a Santa Maria del Rovito, di cui rimane una croce d'argento di origine bizantina con un'iscrizione che ne rivela la provenienza. Dal XIV secolo il feudo di Rosarno fu oggetto di dispute fra nobili feudatari e la corona, fino a giungere in possesso di Ludovico il Moro e poi di Isabella D'Aragona. Agli inizi del XVI secolo, Ettore Pignatelli ricevette dal re Ferdinando il Cattolico il feudo, mantenuto dalla sua famiglia fino al 1806. Il 5 febbraio 1783 la città fu rasa al suolo da un devastante terremoto che colpì l'intera Calabria causando oltre 60.000 vittime. Lo sconvolgimento idrico che ne seguì comportò l'insorgere della malaria e lo spopolamento urbano. Poi iniziò un'azione di bonifica che col tempo trasformò la zona paludosa in un territorio eccezionalmente fertile. Arte sacra e misticismo nell'abbazia romanica di Rambona alla ricerca dell'Infinito con Stadler gIulIANA de ANToNellIs Un'iniziativa con un mood speciale tra arte e misticismo quella promossa dal comune di Pollenza, in provincia di Macerata, dove alla mostra dell'artista surrealista austriaco Werner Stadler si unisce il millenario e rarefatto fascino dell'abbazia romanica alto medioevale di Rambona. Un unicum che segna l'unione di un artista impegnato nella ri- cerca di segni e simboli e l'abbazia che ne include una miriade, testimonianza di conoscenza. Lo si intuisce già dal nome che ha in sé i segni profetici del cielo (rasole, bonaluna,) per far rivivere momenti estatici di pura bellezza. L'artista di Graz ha esposto opere create per l'occasione, come il mantello di Sant'Amico, un omaggio al santo le cui spoglie riposano nella cripta e che Il Mantello Amico di Werner Stadler, artista surrealista, in mostra a Pollenza ha dato origine alla regola a cui si ispirarono San Romualdo e i camaldolesi. La promozione di un territorio e dei suoi monumenti intrisi di storia si evincono dal titolo che Stadler ha scelto per la mostra, Umbilicus mundi, dove il mondo viene raccontato in modo circoncentrico e a spirale, circoscritto ma illimitato, come il nome che lo stesso paese di Pollenza rappresenta. Per alcuni deriva dal romano "polla d'acqua", per altri è il "cerchio d'oro" simbolo fecondo di vita. Dalla fecondità di questa terra circondata da colline, a cavallo tra il VIII e IX secolo sorse l'abbazia di Rambona, che è la trasposizione cristiana della divinità più antica e più sacra del mondo: la dea madre. A Werner Stadler, artista sensibile e colto, è sembrato subito un dono quello di essere invitato ad esporre in questo luogo. Non è la prima volta che è chiamato per l'arte sacra: importante il suo lavoro a Bagnoregio, dedicato a San Bonaventura, e l'esposizione ad Assisi, dedicata a San Francesco. La venuta a Rambona rap- presenta la prima volta nelle Marche. La mostra è stata curata da Arte per le Marche, che ne cura in Italia il percorso espositivo. Così annota la curatrice della mostra, Antonella Ventura: "Con il progetto 'l'Assoluto' Stadler evidenzia i segni e simboli di una ricerca filosofica e spirituale, stilistica e creativa, tutta protesa al Cielo, all'infinito. Ricerca di quell'Essere infinitamente più grande d'ogni umana comprensione, verso cui mai come ora si tende per avere speranza. E cosa è la speranza, se non la "materia" più surreale che l'uomo produca nel senso più astratto della sua concezione? La speranza è un sogno. Un sogno diurno, con la luce, quando un lampo d'azzurro mostra figure che altri non vedono, fate come falene e stelle come molliche. Il pane a quel punto non è quello che toglie la fame, ma aumenta la fame, la fame di vita. Questo è l'Assoluto di Stadler, un sogno diurno di un uomo che ama la vita, nonostante tutto e tutti i colori più tetri che tendono a deprimere questa fantastica avventura, infinita". "Vien l'ottobre e, sopra il cielo di sue nebbie stende il velo; improvviso s'alza il vento con un lungo alto lamento. Pur, che festa di colori, che tripudio di canzoni, che splendor, qua e la', di falci e che porpora nei tralci nell'autunno generosa or la terra si riposa sotto un fremito di foglie pur già dentro il grembio accoglie nuovi semi di lavoro i preziosi chicchi d'oro che in un mese ancor lontano diverran spighe di grano". Autore sconosciuto