L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-31-2013

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GIOVEDÌ 31 OTTOBRE 2013 La Vignetta della Settimana Angelino Alfano di Renzo Badolisani SEPARATI IN CASA Il rapporto è evaporato, definitivamente. Non c'è più dialogo tra il Vice Premier, nonché Ministro degli Interni, Alfano, e Silvio Berlusconi, il vecchio patriarca del centrodestra che colleziona condanne, rinvii a giudizio per altri processi che verranno incardinati a breve, ma che non molla, tenendo in scacco la vita politica italiana che necessiterebbe, al contrario, di equilibrio per provare a risalire la china. Invece lo scisma che ha squassato il Popolo della Libertà, certificando la rottura definitiva tra i 'filogovernativi', ovvero tra coloro che si riconoscono nell'azione dei Ministri del centrodestra dell'EsecutivoLetta, e i 'lealisti', ovvero che getterebbero alle ortiche il Governo delle larghe intese inseguendo una nuova vittoria a fronte di un imminente ritorno alle urne, ha inevitabilmente messo uno davanti all'altro Berlusconi e il suo 'delfino' prediletto, Alfano, scelto come suo successore. Mossa disperata del Cavaliere per recuperare credibilità', dando ascolto ai venti di guerra propugnati dai 'falchi' del partito, quelli che mai, in questi mesi, hanno completamente digerito il Governo condiviso col centro-sinistra. Da una parte il comportamento leale di Alfano verso il Premier Letta e il Paese: una crisi di Governo, oggi, getterebbe l'Italia nel buio, di nuovo attaccata in Borsa dagli speculatori, schiava dello 'spread', di nuovo sulla graticola, incapace - per chissà quanto tempo - di diminuire l'immane debito pubblico, senza il quale nessun governante potrà anche lontanamente pensare di abbassare la pressione fiscale. Dall'altra i fedelissimi di Berlusconi, coloro che sono scesi in piazza reclamando l'innocenza del Cavaliere nell'ambito dei tanti processi che ha vissuto (o vivrà) alla sbarra, che connotano come un'aggressione l'attenzione dei giudici verso le sue attività di politico e di capitano d'industria. I 'lealisti' sono coloro che hanno scelto Berlusconi e, con lui, hanno messo in conto anche di affondare. Perché il capo del partito non si molla, ma si sostiene. Ecco spiegato, allora, il senso dello scisma, la rinascita di Forza Italia, il movimento con il quale, venti anni fa, Berlusconi scese in campo, sbaragliando la concorrenza. In quel tempo aveva forse un fondamento il varo di un gruppo dirigente moderato, con tendenze conservatrici: c'erano da combattere i post-comunisti, aggregati nel PDS. Oggi, oggettivamente, la decisione rischia di spaccare il centrodestra, orfana già di Fini e della vecchia Alleanza Nazionale. Finirà che Alfano, Quaglieriello, gli altri Ministri in carica uniranno gli sforzi, provando magari a plasmare un movimento di puri centristi (con Casini), sull'impronta di quella che fu la Democrazia Cristiana post-Guerra. Una rottura non improvvisa, nell'aria, ormai, da prima della scorsa estate. Fiducia al Governo Letta, ha tuonato Berlusconi, che ancora vagheggerebbe l'unità, il rientro dei possibili transfughi, il varo di una Forza Italia rinnovata, ma compatta. Restano, purtroppo, dubbi sulla tenuta del Governo Letta, alla luce della situazione che si sta creando, continuamente sottoposto a stress, fibrillazioni, scosse. Alla stregua di una nave inclinata dal mare grosso. Rinasce Forza Italia, evapora il Popolo della Libertà', decine i deputati e i senatori, una volta tutti per uno, che dividono i propri destini. È davvero una svolta epocale. L'Italo-Americano www.italoamericano.com 3 Sei milioni gli italiani a casa senza lavoro. La metà sono giovani Non solo ci sono 3 milioni di persone disoccupate ma ce ne sono altrettanti alla ricerca spasmodica di un posto di lavoro. Come dire che in Italia almeno 6 milioni di persone sono a casa in attesa di trovare un'occupazione. I dati del secondo trimestre del 2013 elaborati dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica, mostrano un quadro sconfortante in un Paese in crisi che ha un potenziale lavorativo enorme ma assolutamente sprecato. È sottoutilizzata una percentuale più che tripla rispetto alla media europea pari al 3,6% nel secondo trimestre 2013, contro l'11,4% italiano. La situazione si complica ulteriormente sia se si osserva la fascia d'età più giovane, sia se si guarda alle statistiche relative al Sud. Su 3.075.000 disoccupati segnati come tali nei registri degli Uffici per l'Impiego nel secondo trimestre 2013, quasi la metà sono al Sud (1.458.000) mentre oltre la metà sono giovani: 1.538.000 tra i 15 e i 34 anni, 935.000 se si considera la fascia 25-34 anni. Se si guarda alle forze lavoro potenziali, il Sud fa la parte del leone con 1.888.000 persone sui 2.998.000 inattivi potenzialmente occupabili. L'Istat cioè non si limita solo a censire coloro che cercano lavoro ma anche coloro che pur non cercando attivamente impiego vorrebbero lavorare. Se invece si guarda alla fascia dei più giovani sono potenzialmente occupabili nel complesso (ma inattivi) 538.000 persone tra i 15 e i 24 anni e 720.000 tra i 25 e i 34 anni con una grandissima prevalenza di coloro che non cercano pur essendo disponibili a lavorare. Solo in Campania gli inattivi potenzialmente occupabili sono 567.000, il 28,6% rispetto al totale degli occupati nella regione (11,4% la media nazionale) a fronte del 5,4% della Lombardia. Numeri che vanno aggiunti a quelli dei disoccupati (435.000 nel secondo trimestre) di mediolungo corso portando nel complesso i senza lavoro disponibili in Campania oltre quota un milione. In Calabria va ancora peggio con le forze di lavoro potenziali che raggiungono il 30% mentre in Sicilia lo sfiorano (29,8%). A questi numeri si aggiungono quelli della sotto-occupazione. Nel secondo trimestre 2013 circa 650.000 persone sono risultate appartenere a questa categoria mentre oltre 2,5 milioni di persone sono occupati con un "part time involontario", in crescita di oltre 200.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2012. Meno operai e più cuochi e ristoratori: a scuola cambiano le scelte dei ragazzi Cambia il mercato del lavoro? Chiudono le fabbriche e le imprese? Si dice che il futuro economico del Belpaese sarà nel turismo e nell'industria dell'accoglienza? La conseguenza è che cambiano le prospettive e le scelte dei giovani italiani. Oggi risulta che sono crollate le iscrizioni agli istituti professionali con indirizzo industriale e che, di contro, si sta assistendo a un vero e proprio boom delle scuole di enogastronomia, turismo ed agraria. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti, associazione nazionale dei coltivatori diretti, sulle iscrizioni al primo anno della scuola secondaria di secondo grado nell'anno 2013/2014. Agli istituti professionali per le produzioni industriali, la manutenzione e l'assistenza tecnica si sono iscritti appena 21.521 giovani, pari a meno della metà di quelli che hanno optato per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, che sono stati 46.636, mentre sono salite a 13.378 quelle agli Istituti professionali e tecnici di agraria. Ovvero quasi uno studente alle scuole superiori su 10 ha scelto gli Istituti professionali dedicati all'enogastronomia e all'attività alberghiera. Oltre la metà dei giovani ha scelto il liceo, il 31,4 % gli istituti tecnici e il restante 19,6% gli istituti professionali.

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