Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/211500
14 L'Italo-Americano www.italoamericano.com GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2013 Chiesa di San Giovanni Battista a Badia Pavese Il centro storico con la sede municipale di Campagnano di Roma Antica chiesa di Durazzano Badia Pavese è un comune lombardo di 421 abitanti della provincia di Pavia. Si trova nel Pavese meridionale, nella piana alluvionale a breve distanza dalla riva sinistra del Po, tra i comuni di Chignolo Po, Monticelli Pavese, Pieve Porto Morone e Santa Cristina e Bissone. Situata a soli 5 chilometri dal casello di Castel San Giovanni dell'autostrada A21 Torino-Brescia, che stabilisce i collegamenti sia sul versante meridionale sia sull'asse est-ovest, per i collegamenti con il nord si serve dell'autostrada A1 Milano-Napoli, il cui casello si trova a 14 chilometri. La rete dei collegamenti è sfruttata soprattutto dagli abitanti costretti al pendolarismo verso il capoluogo di provincia e la vicina Corteolona, poli di gravitazione per il commercio, i servizi e le strutture burocratico-amministrative non disponibili sul posto. Era detto Caselle Badia (Casule Abbatiae fin dal IX secolo), essendo sorto sulle terre dell'antica Abbazia di Santa Cristina. Successivamente appartenne feudalmente ai Todeschini e per matrimonio dal 1527 ai Cusani, nell'ambito del feudo di Chignolo Po, cui rimase fino al 1797. Faceva parte della Campagna Sottana di Pavia. Nel XVIII secolo gli fu aggregato il comune di Cassina del Mezzano, appartenente allo stesso feudo. Una visita a Badia Pavese prevede qualche assaggio culinario: crostini caldi di taleggio, carni alla salsa Chateaubriand o stufato alla milanese. Come sulle tavole della provincia, il re degli insaccati è il cotechino pavese di carne di maiale aromatizzato con vaniglia, marsala o semi d'anice. Altro prodotto tipico è il tartufo nero che è uno dei frutti più rinomati del sottobosco pavese. La sua è una produzione naturale ma da alcuni anni si sta proponendo una coltivazione controllata sfruttando la simbiosi che intercorre tra il tartufo e alcune piante quali il nocciolo o il rovere. Tutti i piatti si possono accompagnare con i prodotti vinicoli della provincia. Tra i più rinomati si degustano i vini provincia di Pavia Igt: bianchi, rosati e rossi e, soprattutto nella stagione autunnale, novello. Campagnano di Roma è un comune laziale di 11.023 abitanti della provincia di Roma, da cui dista 33 km. Posto sulle pendici del monte Razzano, a circa 270 metri, sorge su un'altura di roccia tufacea, circondata da fossi, sui colli che formano le pendici della Valle di Baccano, antico lago vulcanico prosciugato. Il territorio è costituito da altipiani utilizzati a coltivazioni agricole, da valloni scavati da fossi e pendici ricoperte da boschi allo stato naturale, elementi caratteristici della struttura geomorfologica dell'Etruria meridionale. Il territorio comprende la costa orientale del lago di Martignano e parte del Parco regionale di Veio. L'insediamento più antico risale all'età del bronzo (intorno al 1500 a.C.) e compare a ovest di Monte Razzano. Opere intense di disboscamento sembrano essere avvenute a partire dal VI secolo a.C. All'VIII secolo a.C. vengono datati un piccolo insediamento ed una necropoli di un centinaio di tombe. Agli Etruschi si deve la tagliata (una gola artificiale) del VII secolo a.C. che collega la valle di Baccano con il lago di Martignano. Successivamente alla sconfitta della città etrusca di Veio, il territorio di Campagnano fu teatro di scontri tra Etruschi e Romani. Con l'inizio del III secolo a.C. iniziò il ripopolamento dell'area che, dopo il 241 a.C., entrò a far parte del dominio romano. L'età imperiale vede un periodo di intenso aumento demografico e dell'abitato. Abbiamo nel 1076 le prime documentazioni scritte dell'esistenza di Campagnano: gli abitanti dei borghi sparsi nel territorio limitrofo si trasferirono in luoghi di difesa e iniziarono a fortificare la rocca tufacea dell'attuale borgo di Campagnano. Le continue pressioni di Ostrogoti, Visigoti, Longobardi, Franchi e Saraceni provocarono l'abbandono delle zone rurali: i contadini si rifugiarono nella città, lasciando le piccole proprietà, che vennero accorpate ai grandi possedimenti. Fra il '600 e il '700 viene costruito un nuovo borgo, più a sud rispetto al borgo medievale chiamato il Borgo Paolino e viene costruita la colossale Porta Romana, oggi chiamata "l'Arco" dai campagnanesi, che diventa ben presto un simbolo dell'intera cittadina. Durazzano, comune campano di 2.266 abitanti della provincia di Benevento. Con il vicino Limatola, può essere considerato l'unico centro sannita appartenente all'area geografica casertana. Una volta formava una sola Università con Forchia di Cervino e Cervino che ora fanno parte della provincia di Caserta. Situato sull'estremo confine occidentale della provincia di Benevento, è in una valle circondata da Monte Burrano, Monte Longano, Monte Aglio e dalla gola di Tagliola che apre la valle verso il vicino comune di Sant'Agata de' Goti. Quanto all'origine del nome, il primitivo Oraczanum sembra essere nato da un antico possesso di un certo Horatius. Sorse sulle rovine dell'antica Orbitanum che i romani chiamavano così perchè il luogo era circondato da colline di varia altezza, ora ricolme di lussureggiante vegetazione. Se ne fa menzione la prima volta nel XIV secolo, sotto forma di Oraczanum, nel Giustizierato di Terra di Lavoro e nella Contea di Caserta, di cui seguì le sorti feudali. Sotto gli Angioini fu infeudato ai Sus, quindi al chirurgo Pasquale De Parma poi passò ai Ciciniello, ai Della Ratta, ai Caracciolo, agli Spinelli, ai D'Aquino, ai Carafa, ai Tomacelli e ai Loffredo. Nel 1749 divenuta terra regia, non fu più infeudata. Anche in questo paese, nel 1647, si ebbe una ripercussione della rivoluzione di Napoli di Masaniello con lo scuotere il gioco feudale e uccidendo l'Erario del Barone. Ma gli uccisori caddero nelle mani delle soldatesche vicereali e furono impiccati. Sul paese domina il castello di Durazzano la cui costruzione pare risalga al XII secolo. Secondo altri sorse negli anni del feudalesimo e fu costruito da Carlo III di Durazzo, Re di Napoli, detto il Piccolo, nel secolo XIV, quando, dopo aver tolto il Regno di Napoli alla regina Giovanna I d'Angiò, nel 1831, che fece imprigionare e deportare nel castello di Muro Lucano, ove morì, se ne dicharò erede. Da questo fatto Alessandro Dumas figlio, trasse il suo romanzo sulla Regina Giovanna, dove è anche descritto, nei suoi particolari il castello di Durazzano. Inaugurato a Larderello il primo Museo nazionale della Geotermia FABRIZIO DeL BIMBO Racconta una storia affascinante ma illustra anche un presente di energia e cultura da proiettare in un futuro sempre più rinnovabile. È la sintesi del nuo-vo Museo della Geotermia di Larderello, in provincia di Pisa. Si trova presso il Villaggio Enel Green Power, capitale mondiale della geotermia: una struttura rinnovata, ad alto contenuto tecnologico e multimediale, aperta al mondo delle scuole e della ricerca e a tutti i visitatori interessati a conoscere il fenomeno geotermico dalla storia all'attività nel settore chimico, dall'industria elettrica fino agli usi del calore. Un tesoro racchiuso nel sottosuolo delle province di Pisa, Siena e Grosseto, che produce energia elettrica da fonte rinnovabile in grado di soddisfare il 26,5% del fabbisogno energetico della Toscana. L'ingresso al Museo è gratuito, aperto sette giorni su sette. Nella prima sala si accoglie il visitatore, illustrando tutte le tipologie di fonti rinnovabili e I sindaci del comprensorio alla cerimonia di inaugurazione a Larderello l'attività di Enel Green Power in Italia e nel mondo. La seconda sala offre un tuffo nella storia con i primi cenni storici legati alla geotermia, le terme etruscoromane e una copia della Tavola Peutingeriana risalente al 70 d.C. che riporta le acque termali di Volterra e Populonia, recentemente riportate alla luce dalla Sovrintendenza delle Belle arti di Firenze presso il sito archeologico delle terme etrusco-romane di Sasso Pisano, nel Comune di Castelnuovo Val di Cecina. Nelle sale successive si entra nel cuore della storia della risorsa geotermica con la scoperta nel 1777 dell'acido borico nel lagone Cerchiaio di Monterotondo Marittimo da parte di Uberto Francesco Hoefer di Colonia sul Reno, "provisioniere delle reali farmacie" della Toscana. Quindi il successivo avvio dell'attività chimica del conte Francesco de Larderel e l'accensione delle prime cinque lampadine nel 1904 grazie all'intuizione del Principe Ginori Conti. Un apposito spazio è dedicato alle perforazioni, di cui si ha testimonianza nel trattato del- Il taglio del nastro con cui è stato inaugurato il nuovo Museo della Geotermia l'Accademia dei Georgofili del 1841 che data le prime attività di perforazione nel 1838. Spettacolare il viaggio al centro della terra in una sala 3D che accompagna il visitatore in una discesa virtuale nel ventre del pianeta, laddove l'energia prende forma e la geotermia trova la sua sorgente. Infine, le sale dedicate alla storia dell'industria geotermoelettrica fino all'attualità di Enel Green Power che con le sue 33 centrali, per un totale di 35 gruppi, produce più di 5 miliardi di KWh rinnovabili ogni anno. L'inaugurazione del Museo di Larderello, dotato di un'area turistica attrezzata e di uno spazio accoglienza, cade nel centenario dell'entrata in esercizio della prima centrale geo-termica, nel settembre 1913. Nel giardino antistante il palazzo storico del Museo, i busti di Francesco De Larderel con la moglie Paolina, il cui genio permise l'inizio dell'avventura geotermica, facendo di Larderello uno dei luoghi di riferimento per il mondo dell'energia e della scienza, tanto che sugli scalini di ingresso posarono per foto di rito i premi Nobel Madame Curie nel 1918 ed Enrico Fermi nel 1956. Il Museo costituisce il perno di un sistema turistico che ruota intorno al mondo della geotermia e che richiama ogni anno più di 50.000 visitatori.