L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-21-2013

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14 L'Italo-Americano www.italoamericano.com GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 2013 Il castello di Pomerio a Erba Il borgo monumentale di Faleria con il castello Anguillara Ruderi del convento di Gasperina Erba, comune lombardo di 16.974 abitanti della provincia di Como. L'origine dei vari borghi che in seguito diedero vita a Erba è piuttosto antica. Il luogo venne abitato in epoche precedenti a quella romana. Vi si sarebbero alternati gli Orobi, i Liguri ed i Celti, ma soprattutto i secondi vi lasciarono le loro consuetudini. Il comune attuale è il risultato della multipla fusione avvenuta a tappe: nel 1906 con Incino prendendo per ventun'anni il nome di Comune di Erba Incino, nel 1927 con Buccinigo, Crevenna e Cassina Mariaga tornando al nome semplice di Erba, nel 1928 con Arcellasco e Parravicino operando però una rettifica di confine a favore di Merone, e per concludersi nel 1935 con un'altra modifica confinaria stavolta a vantaggio di Albavilla. Nell'Ottocento il governo di Napoleone varò una prima esperienza d'unione con Incino e Crevenna durata però solo sette anni, venendo annullata dagli austriaci nel 1816. Durante il periodo asburgico la zona fu un importante centro di villeggiatura della Brianza, come testimoniano numerose ville patrizie, tuttora esistenti. Fu frequentata anche dalla famiglia reale d'Italia (grazie alla presenza di un ippodromo, detto dell'Eupilì, gestito dal conte Emilio Turati amico privato del re) in particolare da: re Umberto I, la regina Margherita e l'allora principe ereditario Vittorio Emanuele. Purtroppo dopo l'omicidio del re, avvenuto a Monza la sera del 29 luglio 1900, i Savoia non si presentarono più a Erba. La città è situata allo sbocco della Valassina, a 320 metri, in una zona che i laghi di Alserio e Pusiano rendono suggestiva. Molto caratteristica è la Sagra del Masigott nel quartiere di Incino. Si svolge nella Piazza del Mercato il sabato e la domenica della terza settimana del mese di ottobre. La Sagra ricorda storicamente lo spostamento della sede parrocchiale dalla chiesa di Sant'Eufemia alla Chiesa di Santa Maria Nascente. Durante i giorni di festa si possono assaggiare specialità locali, ci sono spettacoli tra cui la famosa Cuccagna. Faleria, comune laziale con 2.303 abitanti della provincia di Viterbo. Sorge a circa 40 km da Roma a sinistra della via Flaminia, tra i comuni di Rignano, Calcata e Civita Castellana, circondata da un lato dal massiccio del Soratte, mentre dal lato opposto incorniciano l'orizzonte i monti Cimini e i Sabatini. Ebbe anticamente il nome di Stabla, poi Stabbia o Stabia ed infine Castrum Stabie. La denominazione attuale è in vigore almeno dal 1873 e recentemente è stato proposto il ritorno al vecchio nome. L'esatta etimologia di Stabbia è ancora molto incerta, alcuni storici spiegano il nome come derivato dal latino Stabulum, nome di stazione posta lunga una strada etrusca o romana di cui oggi resta, sulla via Flaminia, la cosiddetta osteria di Stabbia. Altri studiosi invece attribuiscono il nome a Stabilis, cioè stabile per i suoi poderosi fortilizi e le stabili fondamenta. Il primo insediamento avvenne nel luogo della piccola ed interessante rocca tufacea della Rocchetta, situata sotto la Casaccia di Piè di Castello, all'interno della quale sono state ritrovate numerose tracce di insediamenti umani, alcuni dei quali risalenti all'età arcaica. Stabla è nominata inizialmente nelle bolle di Giovanni XIX e di Benedetto IX e quindi considerata come un feudo. Se ne ha notizia nel XIV secolo perchè tassata per un consumo di 5 rubbie di sale a semestre. Una data nella storia del luogo, il 1º novembre 1504, è famosa per la vicenda di Girolama Farnese, moglie di Giuliano Anguillara, che fu sospettata di aver tentato con i suoi amanti, di avvelenare il figlio Giuliano, e che conseguentemente fu assassinata barbaramente dal figliastro GiovanBattista. Un'altra data importante è il 28 gennaio 1563, giorno in cui fu emanato un decreto che stabiliva pene per chi tagliava "cerque", perché "in breve tempo si resterebbe senza selve". Tra i monumenti d'interesse c'è il Castello degli Anguillara, del 1200. La magnificenza di questo palazzo fa capire quanto grande fosse la potenza della Casata degli Anguillara. In più parti di questo magnifico fortilizio vi sono scolpite negli stemmi di marmo bianco le caratteristiche bisce incrociate. Gasperina, comune calabrese di 2.124 abitanti della provincia di Catanzaro. Sorge su una collina che si affaccia sulla costa jonica. Dal punto di vista storico, non vi sono notizie certe sulla fondazione. Si ritiene che il primo nucleo dell'abitato sia sorto intorno ai secoli VII-VIII d.C. ad opera di popolazioni rivierasche che, per sfuggire alle incursioni dei pirati saraceni, si spostarono dal litorale trovando rifugio nelle parti più nascoste delle colline dalle quali era più facile scorgere il nemico, senza essere visti e, quindi, provvedere alla difesa. Le prime notizie certe risalgono all'epoca normanna e al conte Ruggero che, affascinato dalla personalità di San Brunone di Colonia, indusse questi a fondare l'eremo di Santo Stefano del Bosco, dotandolo di ricche ed estese donazioni, tra cui il casale di "Gasparrina". Da quel momento la storia di Gasperina si lega indissolubilmente a quella della Certosa di Serra San Bruno e, per secoli, ne seguirà le vicende. Fatto di certa importanza fu la costruzione del Monastero di S. Giacomo detto "Grancia di Sant'Anna", dal nome della collina sulla quale fu eretto. Le disposizioni del Conte Ruggero furono poi rinnovate dagli altri sovrani normanni, dagli Svevi e poi ancora da Carlo V d'Asburgo e da Carlo II di Spagna. La storia di Gasperina si intreccia, per altri versi, con quella del Principato di Squillace. Infatti, nel 1497, la comunità di Gasperina finì, insieme ad altri casali, sotto la potestà di Goffredo Borgia della casata di Papa Alessandro VI e sposo di Sancia, figlia di Alfonso II di Napoli. Dopo alterne vicende e dopo il catastrofico terremoto del 1783, l'immensa proprietà del monastero venne incamerata dal governo e in seguito, nel 1819, ceduta a vari acquirenti. In anni ancora successivi la comunità di Gasperina, divenuta autonoma, in virtù dell'antico prestigio e forte dei suoi valori spirituali e morali, quale sede naturale di incontri, traffici, commerci, attività artigianali e rurali, diviene Capitale di Mandamento ed è sede di numerosi uffici periferici dello Stato. Pittura, scultura, arti grafiche per ritrarre il Come due rondini lungo il patrono di Napoli ciglio del tramonto EMIlIA FERRARA "Operazione San Gennaro Art" organizzata dall'associazione Spazio Venexiart e dal Club Unesco Napoli, in collaborazione con la Deputazione del Tesoro di San Gennaro e il Museo del Tesoro di San Gennaro, hanno presentato la terza edizione della rassegna napoletana. Uno degli appuntamenti che in città non passano inosservati, per tradizione e originalità e guai a perderselo. Dopo il successo ottenuto dalla prime due edizioni del concorso "San Gennaro Art" che hanno visto la partecipazione di numerosi artisti, e la calorosa accoglienza avuta in ambito cittadino, gli addetti ai lavori hanno deciso di ripetere l'iniziativa anche quest'anno. La mostra concorso ha voluto essere un omaggio alla città, e alla storia partenopea fatto dagli Disegno divino. Olio e pastello su tela presentato alla rassegna S. Gennaro Art artisti partecipanti con la realizzazione di opere che raffigurano il "Santo Patrono di Napoli, San Gennaro e il suo mondo", con tecniche e stili personali. L'arte a tutto tondo si è espressa mettendo in concorso scultura, pittura e grafica. Un contributo creativo volto alla diffusione di "conoscenze" storiche-artistiche che rientra in quel percorso umano di "educazione permanente", che è alla base della pace e del rispetto dei diritti umani. Alla mostra hanno aderito numerosi artisti : Franca Ambrosio, Art Manjù, Annamaria Balzano, Manuela Belfiore, Antonio Bibbò, Marilisa Borsacchi, Menotti Cattaneo, Antonio D'Abbrunzo, Fortunato Danise, Domenico Di Cienzo, Sergio Diodato, Nunzia Esposito, Mario Gianquitto, Salvatore Iodice, Elisa Lanna, Pasquale Manzo, Mavalù, Angelo Mazzella Di Bosco, Mimmo Piscopo, Francesco Porzio, Massimo Puerio, Antonio Pugliese, Giuseppe Rapicano, Lucia Vecchiarelli, Ena Villani. DAVIDE ROCCO COlACRAI Era il mio sangue di vita a fecondare quei sogni di cui si accendevano gli orizzonti dei tuoi occhi e si inumidivano di un'attesa che non conosceva pietà La mia parola di padre dipingeva come il sole quei sorrisi che solleticavano il fiore del tuo cuore, libero di volare in un cielo senza pietra era la mia mano di pane ad accompagnare le tue, fragili e minuscole come stelle, verso preghiere di perdono a questa terra di dolore. Al fruscio dei dischi nutrivamo insieme ogni granello di nota verso quelle ombre che tracciava l'addio del giorno, là dove spuntavano il bambino e l'uomo. Scoprivamo insieme pagine di strade senza nome e ci attardavamo in silenzio senza respiro come due rondini lungo l'argine del tramonto. Era un'attesa che finiva per confondersi con il limitare dei sogni. Un'attesa che spogliava la fede dalle pietre di dolore. Un'attesa che dissolveva le rughe umide del sorriso. Era un'attesa che affratellò il padre e il figlio in una eternità senza ombra di lacrima.

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