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14 L'Italo-Americano www.italoamericano.com GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2013 Tempio del Canova a Possagno La pieve romanica di Rignano sull'Arno I ruderi della torre quadrata di Salaparuta Possagno è un comune veneto di 2.260 abitanti della provincia di Treviso. Un'ipotesi legherebbe il toponimo Possagno, attestato nel 1079 come Pusagno, al latino pausaneus cioè "luogo di pausa, di sosta". La civiltà è presente a Possagno e in generale nella Valcavasia almeno dal neolitico o dall'eneolitico. Altri reperti riguardano i Paleoveneti, mentre è possibile l'esistenza di un castrum romano e di un castelliere medievale. La prima citazione scritta è del 1076, quando la località era feudo dei Rover, famiglia di origine germanica. Dopo gli eventi bellici che hanno colpito il Trevigiano tra il XIII e il XIV secolo, dal 1388 anche Possagno è stato incluso tra i domini della Serenissima. Dalla fine del XVIII secolo la storia del comune è legata al celebre nome di Antonio Canova, delle cui opere spicca il Tempio Canoviano, una chiesa progettata dallo scultore ispiratosi al Pantheon di Roma, e dalla Gipsoteca canoviana, raccolta di calchi e gessi presso la casa dell'artista. Durante la ricostruzione nazionale anche Possagno ha avuto un suo ruolo: nel comune nascono le fornaci che, sfruttando la creta delle colline vicine, riescono a produrre laterizi per tutta Italia, esportando l'80% della loro produzione. Con le fornaci arrivano le risorse economiche, ma Possagno non perde la sua identità di piccolo paese di campagna, in cui ogni piccola contrada ha la sua chiesetta. Nella Prima Guerra Mondiale la linea italiana era nei pressi di Possagno. A sud del monte Pallone nel 1925 i possagnesi hanno posto una croce per ricordare quanti hanno perso la vita durante la guerra. Fino ad oggi è possibile rinvenire residui bellici nelle montagne vicine e le trincee sono da poco state rese visitabili. Durante la Seconda Guerra Mondiale Possagno ospitò alcune decine di famiglie di profughi ebrei in domicilio coatto dalla vicina Croazia. In quest'opera di soccorso si distinsero alcune famiglie a cui lo Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito l'alta onorificenza dei Giusti tra le Nazioni. Rignano sull'Arno, comune toscano di 8.792 abitanti della provincia di Firenze. Le prime tracce di centro abitato si hanno nel XII secolo quando un documento cita il luogo tra i territori concessi dall'Imperatore Arrigo VI nel 1191 alla badessa del vicino Monastero di Sant'Ellero. Il toponimo Rignano trae il nome da un appezzamento agricolo situato nel piano dove in seguito verrà costruita la Pieve di San Leolino. Il nome di Rignano ha seguito nella sua storia lo sviluppo del paese: dapprima legato alla Pieve, passò poi al Castello e al ponte sull'Arno. Il castello sorse non lontano dalla Pieve tanto che, ad oggi, sul poggio del Castelluccio se ne trovano i ruderi. Il castello, appartenuto all'abbazia di Vallombrosa, si deteriò ben presto tanto da essere annoverato, negli atti del monastero di Coltibuono, come "castello vetero de Rignano" già nel 1170. Nonostante la costruzione del ponte mediceo di Rignano intorno al 1300, il capoluogo rimase a lungo composto da poche case sparse lungo la direttrice di attraversamento del fiume Arno. Preponderante era l'attività agricola il che ha fatto sì che, sia durante il Seicento che nel Settecento, la grande maggioranza degli abitanti vivesse nelle case fuori dal centro cittadino. Nel 1773 nasce così la Comunità di Rignano. Nel 1835 fu istituito un mercato settimanale e la fiera da svolgersi ogni primo lunedì di maggio. L'impulso maggiore allo sviluppo arriva subito dopo l'Unità d'Italia con la costruzione della linea ferroviaria Firenze - Roma che ha dotato l'abitato di una propria stazione. L'inaugurazione della linea, avvenuta nel 1866, contribuisce allo sviluppo sociale del paese che, tra il 1875 e il 1880, vide la costruzione del Municipio e una serie di iniziative pubbliche e private che portarono a un'espansione urbanistica dell'abitato. Attorno al 1880 iniziano anche le prime attività industriali. La popolazione del territorio comunale aumentò in maniera considerevole: nel 1917 si toccarono 6954 abitanti dopo che per secoli era rimasto un abitato di limitata estensione, tra i due capi del ponte, distrutto poi durante la Seconda Guerra Mondiale. Salaparuta, comune siciliano di 1.781 abitanti della provincia di Trapani. Situato nella valle del fiume Belice, è posizionato su una collina a 385 metri sopra il livello del mare e dista 66 km da Trapani e altrettanti da Palermo. Il paese fu colpito, nel 1968 da un violento terremoto che colpì l'intera valle del Belice, distruggendo la città. Restano i ruderi che, ancora oggi, testimoniano la vita prima del 1968, ma il nuovo centro abitato fu ricostruito a pochi chilometri di distanza dal centro originario a partire dagli anni settanta. La nuova Salaparuta ha un impianto di strade lineari e ampie piazze. Il paese conserva gelosamente, nella nuova chiesa Matrice, la statua quattrocentesca di Bianca di Navarra strappata alle macerie. Proprio in corrispondenza delle festività religiose ci sono i momenti migliori per visitare Salaparuta: si possono vedere gli altari allestiti in onore di San Giuseppe o per la celebrazione dell'"ncontru", nel giorno di Pasqua, tra i simulacri di Cristo e Maria. Del vecchio centro rimangono ruderi di case, la base della torre quadrata del Ca-stello di Paruta, la parte bassa delle mura perimetrali della chiesa madre con le basi dei pilastri delle navate e la struttura dell'altare laterale: la chiesa aveva lo stile tipico del barocco siciliano. Sulle mura esterne di casa Sancetta c'è una nicchia che commemora un evento miracoloso mentre il convento dei Cappuccini (XVIII secolo) è stato recentemente restaurato e consolidato con l'inserimento di nuove strutture metalliche. L'attività principale oggi è rappresentata dall'agricoltura. Il territorio è cosparso di vigneti che rappresentano una delle principali fonti di reddito. Il vino prodotto nel comune ha ricevuto il riconoscimento Salaparuta Doc l'8 febbraio del 2006. Diverse sono le cantine sociali e private presenti nel suo territorio, dove si produce un vino di alta qualità. Oltre alla filiera vitivinicola, l'olivicultura e i campi di seminato sono ben rappresentati. Una curiosità: forse non molti sanno che il primo al mondo a incidere un disco di Jazz fu, a New Orleans, Nick La Rocca, oriundo di Salaparuta. Visita a Preci, nell'abbazia umbra in cui si è sviluppata l'arte chirurgica FABRIzIO DEL BIMBO È già accaduto di parlare su queste pagine della stupenda Valnerina umbra, tralasciando però alcune realtà molto interessanti da visitare. L'Abbazia di Sant'Eutizio, a Piedivalle, nei pressi di Preci, fu Tempietto con le reliquie del Santo a Preci fondata dai monaci siriani, i Padri del Deserto, nel V secolo, ed è stata la culla del monachesimo occidentale poichè San Benedetto da Norcia si recava spesso da questi monaci che sono stati i suoi padri spirituali. L'abbazia sorse quindi in questo luogo dove si trovava un oratorio dedi- cato alla Vergine Maria, poi ampliato e il cui complesso venne restaurato nel 1236. L'esterno è caratterizzato da una facciata originale, opera di Mastro Pietro, con un bel portale romanico ed un rosone chiuso dai simboli degli Evangelisti. L'interno, ad una navata, con il presbiterio rialzato e la cripta divisa da due colonne, custodisce un pregevole tempietto scolpito nel 1514 da Rocco di Tommaso da Vicenza, dove sono custodite le spoglie di Sant'Eutizio; un coro ligneo del XVI secolo opera dell'artista locale Antonio Seneca ed una pietra scolpita dell'VIII secolo appartenente alla primitiva chiesa dedicata a Maria Vergine. Da visitare l'annesso museo diocesano con preziose opere d'arte Molto suggestive le grotte del V secolo dove vivevano gli eremiti e il percorso naturalistico e storico da cui si diparte un sentiero fino a Norcia, nell'incantato scenario della Val Castoriana. Si ricordi che in questa zona, situata nel Parco Nazionale dei monti Sibillini, si possono effet- Facciata dell'Abbazia di S. Eutizio a Preci tuare molte escursioni adatte agli amanti del trekking e del nordic walking. È importante segnalare che nell'abbazia di S. Eutizio nacque la scuola chirurgica preciana, sorta come diretta emanazione delle conoscenze e delle arti curative introdotte nella Valle Castoriana intorno al V secolo. Presso il complesso monastico si formò una delle prime scuole di microchirurgia specializzata. Perfino la regina Elisabetta I di Inghilterra volle essere operata di cataratta da un chirurgo precia- no. Da alcuni anni, nel cuore del paese di Preci, è stato aperto il museo della Chirurgia di Preci, grazie alla collaborazione del comune con l'Università di Perugia e con La Sapienza di Roma. Il Museo ospita un'esposizione che inizia con il ritratto di illustri dottori, di famosi pazienti e con alcune stampe di illustrazioni anatomiche. Vi sono inoltre teche contenenti utensili e strumenti chirurgici utilizzati dai chirurghi preciani.