L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-23-2014

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GIOVEDÌ 23 GENNAIO 2014 La Vignetta della Settimana Per sempre insieme L'Italo-Americano www.italoamericano.com 3 La crisi non è ancora finita: la cassintegrazione è costata 4,1 miliardi di euro nel 2013 di Renzo Badolisani Oltre mezzo milione di lavoratori in una cassa integrazione a zero ore e 8 mila euro in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore. In altre parole non solo la crisi economica che sta colpendo l'Italia da anni non è finita, ma è stata registrata una perdita complessiva di oltre 4,1 miliardi di euro nel solo 2013. Che la ripresa sia lontana lo dimostra anche il fatto che l'anno appena trascorso si è chiuso con oltre un miliardo di ore di cassintegrazione richieste e autorizzate, segnando il terzo peggior risultato degli ultimi quattro anni. A fare un bilancio è stata la Cgil. Secondo il rapporto di dicembre dell'Osservatorio Nazionale, il 2013 si è chiuso con oltre 515.000 lavoratori in cassa integrazione a zero ore e 1,075 mi-liardi di ore di cig richieste e autorizzate (-1,36% sul 2012; il dato peggiore è stato raggiunto nel 2010, anno d'introduzione delle casse in deroga, con 1,203 miliardi di ore autorizzate). Il dato del 2013 porta il totale di ore di cig negli ultimi sei anni di crisi economica (dal 2008) a superare i 5,4 miliardi. L'astensione forzata dal lavoro per l'oltre mezzo milione di lavoratori coinvolti nei processi IN NOME DEL FIGLIO Per due anni, dal marzo del 2006 all'estate del 2008, Paolo Onofri aveva vissuto con un rimorso grande come un macigno. Uno di quelli che opprimono, che tolgono il respiro. Che trasformano la vita in un'odissea. Tommy, il piccolo di diciotto mesi, figlio di Paolo Onofri, venne rapito e ucciso da due balordi nelle campagne vicino Parma. Il suo corpicino venne scoperto di notte sul greto di un torrente quasi un mese dopo. Un storia agghiacciante, che restò sulle prime pagine dei giornali e nelle copertine dei Tg per trenta giorni abbondanti, seguendo le fasi delle ricerche e poi quelle, drammatiche del rinvenimento del corpo. Paolo Onofri era un omone di quasi due metri, impiegato delle Poste. La polizia - dopo il rapimento - gli chiese di fornire alcuni nomi, alcuni indizi, finalizzati a scoprire i rapitori di quel bambino biondo, vulnerabile perché ancora claudicante sulle gambe. Paolo Onofri fece sette nomi di potenziali rapitori, gente che poteva - a suo giudizio e per svariati motivi - aver pensato di ordire un rapimento ai danni di un infante. Paolo Onofri dimenticò due nomi, coloro che, una notte, mentre la famiglia era a cena, fecero irruzione in casa, legando i genitori del piccolo a una sedia, strappando Tommy dal seggiolone. Due balordi, un muratore e un suo amico. Gente che Paolo Onofri, mesi prima, aveva ingaggiato per ripulire alcune stanze. Un giorno, per fare il gradasso, fidandosi delle persone che aveva accolto in casa, Paolo Onofri disse loro di una eredità che aveva intascato e indicò incautamente anche il posto (una scatola) dove teneva quei soldi. Ecco il rimorso con il quale visse, per oltre due anni, il papà di Tommy: aver praticamente consegnato, a seguito di una leggerezza, il proprio figlio di diciotto mesi a due delinquenti, ingolositi dal possibile riscatto da chiedere. Tommy venne ucciso la sera stessa del rapimento: forse pianse troppo, forse i due balordi persero la calma. Venne sepolto in fretta, accanto a un ruscello. La Polizia scoprì nel computer che usava Paolo Onofri foto pedopornografiche e così il padre di Tommy finì per diventare uno dei possibili indiziati. Finì sulla graticola e poi si giustificò dicendo che 'nella vita un volta si può sbagliare'. Era stato ovviamente un errore (e un reato, con condanna poi patteggiata) tenere quelle foto nel proprio computer. Non c'entrava ovviamente nulla con la morte del figlio. La vita di Paolo Onofri, però, era ormai segnata. Dal dolore, dalla vergogna, per via di quelle foto. Dal fatto di aver accompagnato al camposanto suo figlio innocente, la più grande crudeltà per un genitore. Nell'estate del 2008 Paolo Onofri venne colto da infarto, senza risvegliarsi più. Era un uomo piegato dai rovesci della vita, che aveva vissuto i due anni dalla tragedia come un robot. Il cuore si arrese, ma lui restò in vita artificialmente, senza più riaprire gli occhi, in coma vegetativo. Si è spento pochi giorni fa, senza aver compiuto neanche 55 anni. Stroncato dai rimorsi, dal dolore, dallo strazio. Morto in nome del figlio. Oltre mezzo milione di lav oratori sono stati costretti alla cassintegrazione di cassa a zero ore (condizione che, entrando nel settimo anno di crisi, crea una condizione di grandissima sofferenza nella popolazione) ha ovviamente significato un rallentamento della capacità produttiva. Per l'intero sistema produttivo la Cgil stima così una perdita secca di oltre 134,4 milioni di giornate lavorative per l'intero anno trascorso. Per il sindacato dei lavoratori, questi numeri descrivono cioè un sistema produttivo "letteralmente frantumato". Per invertire la tendenza è necessario un cambio di passo, politiche a sostegno dell'industria e del lavoro che favoriscano processi di riorganizzazione generale dell'economia e della produzione. Debolissimi segnali di ripresa. Gli Industriali chiedono al governo 'un'inversione di tendenza' "Segnali di inversione di tendenza ci sono, ma sono debolissimi". Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, commentando i dati di Bankitalia sul Pil 2014, non vede un futuro roseo per l'economia italiana e boccia i risultati politici: "Siamo delusi dalla legge di stabilità del governo Letta". L'economia reale sta soffrendo e anche gli esperti di finanza non vedono miglioramenti all'orizzonte: "Noi come centro studi di Confindustria avevamo previsto un +0,6/0,7% del Pil nel 2014. Non è quindi una sorpresa la stima di Banca Italia sul prodotto interno lordo dell'anno. Purtroppo le nostre Il presidente Giorgio Squinzi stime negli ultimi tempi sono sempre state peggiori del risultato definitivo. Speriamo che questo non succeda ancora". Secondo Squinzi cioè, "non è una sorpresa" che la Banca d'Italia abbia diffuso stime di una crescita del Pil nel 2014 pari al +0,7%, peggiore rispetto al +1,1% previsto dal governo. "Noi industriali chiediamo stabilità e capacità di governare. Che si debba mettere mano a una riforma istituzionale in Italia è fuori discussione. A fronte della nostra visione non c'è stato recepimento da parte del governo. Aspettiamo i prossimi mesi, ma serve con sempre maggiore urgenza un governo capace di mettere mano a riforme istituzionali: noi chiediamo stabilità e capacità di governare''.

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