L'Italo-Americano

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 30 GENNAIO 2014 www.italoamericano.com 14 Ome, comune lombardo di 3.231 abitanti della provin- cia di Brescia. Il paese è situato a 231 metri di altitudine. È posto a 15 km da Brescia, in Franciacorta. Le origini sono pre-romane, ma rimangono soltanto indizi degli insediamenti tardo-romani. Il toponimo deriverebbe da Home o Hometum, un termine germanico che significa "casa di pietra", qui diffusa, quando altrove prevalevano le abitazioni in legno. Il nome trova quindi la sua origine nella lingua parlata delle popolazioni celtiche giunte in Franciacorta. Ome, circondato da boschi e colli con vi- gneti ed uliveti, attraversato dai torrenti Gandovere e Martignago, è diviso in contrade, con toponimi anche preistorici come Fus, Nas, Ertina, Valle, Martignago e Borbone. Nelle contrade di Martignago e Cerezzata vi sono abitazioni in pietra a vista di chiaro impianto medie- vale e l'antica sede del Torcolo. Ammirevoli alcuni palazzi del '500-'800 con porticati e logge. Di rilevante interesse artistico e culturale sono il Borgo del Maglio, la chiesa parrocchiale dedicata a S.Stefano, il santuario della Madonna dell'Avello, la chiesa di S.Lorenzo, di S.Antonio e la chiesa del Pianello. Interessante la chiesa di S. Michele che sorge in località Goiane e conserva affreschi del XV e XVI secolo. L'edificio originario è rimasto quasi integro e, nonostante la perdita e il deperi- mento di quadri, arredi e affreschi, rappresenta un note- vole esempio di architettura. Negli affreschi votivi com- pare tre volte San Michele, venerato dai Longobardi, che dona il suo nome alla chiesa e al colle sul quale sorge. Secondo alcuni studiosi, l'origine della chiesa è alto- medioevale; l'edificio conserva le testimonianze di una primitiva cappella ad aula unica, tipica delle chiese di fondazione romanica o preromanica; la cappella di S. Michele era inglobata nella struttura di recinto fortificato risalente alla fine dell'XI secolo. Di particolare interesse naturalistico invece, è l'Orto botanico delle Conifere col- tivate, situato nella valle del Fus. Penna in Teverina, comune umbro di 1.129 abitanti della provincia di Terni. Il comune, a economia prevalen- temente agricola, si trova 35 chilometri a sud-ovest del capoluogo ternano. È il meno esteso tra i comuni della regione Umbria. Penna in Teverina sorge su una collina in posizione dominante la valle del fiume Tevere. I primi documenti storici riguardanti il borgo risalgono al XI secolo. Diverse vicissitudini politiche lo resero partecipe insieme agli altri castelli della zona di domini e contese. Feudo della famiglia Orsini sin dal XIII secolo, venne affidato dai Colonna alla giurisdizione di Amelia nel 1492. Di nuovo sotto gli Orsini che lo tennero fino alla estinzione del loro casato nel 1797. Alla fine del XVIII secolo, attraverso varie vendite, la proprietà andò ai Marchesi Del Gallo di Roccagiovine. Nel frattempo, lo Stato della Chiesa aveva abolito il regime feudatario così le cariche amministrative esistenti si trasformarono in amministrazioni comunali. Nel 1860 anche Penna entrò a far parte del Regno d'Italia. La visita al centro storico offre diversi motivi di interesse storico e artistico: rimane abbastanza intatto l'impianto urbano medievale con pre- gevoli inserti quattrocenteschi. È molto suggestivo il segnale lasciato dalla famiglia Orsini, che ha dato al cen- tro urbano una delicata impronta rinascimentale. Piazza San Valentino centro del borgo, è delimitata dal cinque- centesco Palazzo del Governatore, dalla Chiesa di Santa Maria della neve. La Porta Civica ingresso principale al centro storico di Penna in Teverina presenta ai fianchi "i sedili del popolo" caratteristici di molti borghi medievali. Palazzo Orsini, bellissimo edificio a piana rettangolare, conserva un giardino del 1500, l'ingresso è caratterizzato dalle cosiddette "Quattro Stagioni", colonne allegoriche in travertino di fattura secentesca. Lungo la strada che porta a Penna si possono ammirare le due statue dei Mamalocchi, gigantesche figure allegoriche, opera di Pino Ligorio ideatore dei giardini di Villa D'Este di Tivoli e delle fantastiche figurazione del Sacro Bosco di Bomarzo. Quartucciu, comune sardo di 12.844 abitanti della provincia di Cagliari. L'attuale città si trova dove un tempo sorgeva Quarto Suso, chiamato Quarto Toto o Quartutxo (da cui poi prese il nome), in quanto gli altri villaggi di nome Quarto vennero fusi nel 1327 insieme al villaggio di Cepola per formare l'attuale città di Quartu Sant'Elena. Fin dal quinto decennio del V secolo, e cioè ancor prima della caduta dell'Impero romano d'Occidente (476), Quartucciu subì numerosi saccheggi da parte dei Vandali. Durante il medioevo appartenne al Giudicato di Cagliari e in seguito passò sotto le dipendenze di Pisa e subito dopo cadde in mano Aragonese. Nel 1426 la Baro- nia di Quartu, che comprendeva Quartucciu, venne con- cessa da Alfonso d'Aragona ad Antonio de Sena. Alienata la Baronia ai De Sena nel 1491, il paese fu incorporato pochi anni dopo nel patrimonio regio. I secoli XVI e XVII furono tra i peggiori che il paese abbia mai vissuto, sia per le frequenti incursioni barbariche, sia per la peste che vi dilagò con frequenza. Agli inizi del secolo XVIII Quartucciu (ancora facente parte della baronia di Quartu), concesso in feudo alla famiglia Pes, andò risollevandosi. Nel 1717 fu occupato assieme a Quartu dalle truppe inviate alla riconquista della Sardegna. Passata l'Isola ai Savoia nel 1720, il paese fu confermato come feudo dal re Vittorio Amedeo II e dal re Carlo Emanuele III alla famiglia Pes. Quartucciu fu sempre comune anche se fece parte del mandamento di Quartu Sant'Elena fino al 1928, anno in cui per virtù dei poteri conferiti al Governo dal Regio Decreto divenne con Pirri, Monserrato e Selargius, frazione di Cagliari. Tornò comune autonomo nel 1983. Da visitare la Tomba dei giganti Sa Dom'è S'Orcu. Si trova nella località di San Pietro Paradiso e risale al X-VI secolo a.C. È una delle tombe dei giganti più importanti e meglio conservate in Sardegna e si trova nel parco del monte dei Sette Fratelli. Importante anche il Parco ar- cheologico della necropoli di Pill'è Matta di epoca puni- co-romana con caratteristiche uniche in Sardegna. Il castello del 1425 di Penna in Teverina La chiesa di San Michele a Ome La Tomba dei giganti Sa Dom'è S'Orcu a Quartucciu Angela Glajcar, artista di Mai- nz, Germania, ha esposto alla Galleria Eduardo Secci Contem- porary di Firenze una serie di la- vori non tanto su carta, ma di carta, che appartengono al gran- de ciclo di "Terforation", iniziato nel 2005, e tuttora in corso. Il titolo deriva dall'unione di due parole latine: "terra", e "fo- ramen", foro, buco. Di fatto, una forma geometrica pura, creata dalla misura regolare dei fogli di carta, ora sovrapposti e posati a terra, ora pendenti dall'alto, ora appesi al muro, viene scavata da una specie di gigantesco "tarlo", l'artista, che costruisce i suoi sentieri interni. Come afferma il curatore della mostra, Marco Meneguzzo, il contrasto tra la purezza della for- ma iniziale, e il "guasto" provo- cato dallo scavo, costruisce il senso del lavoro, frutto dell'in- contro simbolico tra l'una e l'al- tro, che è come dire, con una semplice metafora, che l'idea viene attraversata dal senso, dai sensi e dalla sensibilità, e che solo da questo incontro si crea l'opera, a sua volta metafora della vita. Ancora, secondo que- sta medesima interpretazione, la bianchezza intatta della carta, usata senza sovrapposizioni di colore, si trova a fare i conti con l'ombra creata dalla "caverna" scavata all'interno, e che è po- tenzialmente sempre cangiante e mutevole, a sottolineare l'incon- tro/scontro tra le due anime com- presenti nell'essere umano: la parte razionale e il lato, se non proprio oscuro, sicuramente emo- tivo, della sensibilità. L'ARTISTA - Angela Glajcar nasce a Mainz l'8 dicembre 1970; attualmente vive e lavora nella regione vinicola tedesca per eccellenza: Rheinessen. Fra il 1991 e il 1998 studia scultura presso l'Akademie der Bilden- denKünste di Norimberga sotto la guida del Prof. Tim Scott. Nel 1998 riceve il Premio borsa di studio della Fondazione Erich Hauser (Rottweil). Dal 1998 al 2004 è stata professoressa presso l'Accademia di Belle Arti di Norimberga, presso l'Università di Scienze Applicate di Magonza tra il 2007 e il 2008, visiting pro- fessor presso l'Università di Gie- ssen e presso l'Università Tec- nica di Dortmund. Le sue instal- lazioni site specific sono state accolte al Kunst-verein Speyer NICOlETTA CuRRADI Il 'tarlo dell'artista': a Firenze l'opera è in un buco di carta (Korrespondenz in Raum, 2002), al Museum Wiesbaden (2004, Plus 2007), al Museum Rijswijk e Coda Museum Apeldoorn (2008), alla Kunstation Sankt Peter (Ad Lucem, 2009), al Wilhelm-Hack-Museum (2010), al Museo Diocesano di Milano (Vivere e pensare tra carta e car- tone: arte e design, 2011), al Mu- seum Kasteel van Gaasbeek (In Beetween, 2013). LA GALLERIA - La Galleria d'arte Eduardo Secci Contem- porary di Firenze è una realtà importante per il territorio che si sta affermando anche in campo nazionale. In collezione circa 3000 opere che vanno dall'inizio del 900 fino ai giorni nostri, compresi quadri di Picasso, De Chirico, e altri maestri fra i più importanti di sempre, oltre una nutrita selezione di giovani artisti d'avanguardia internazionale quali Maya Bloch e Tsibi Geva. Opera di carta dell'artista tedesca Angela Glajcar che ha esposto a Firenze Opera della mostra "Terforation"

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