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GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano GABBIANI SULLA CITTÀ Una minaccia sulle colombe vaticane La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani Le immagini hanno fatto il giro del mondo, dieci giorni fa. Papa Francesco ha liberato, dalla finestra del Palazzo Apostolico dal quale, ogni domenica, si affaccia su Piazza San Pietro per il tradizionale Angelus, due colombe bianche. Applausi dei fedeli, cielo azzurro, la stola del Papa che sembrava ancora più bianca per via di una luce luminosa. Poi, all'improvviso, volando radenti al porticato di San Pietro, due gabbiani hanno intercettato il volo delle colombe, attac- candole pesantemente. Nessuno ha capito che fine avessero fatto le due colombe anche se gli obiettivi dei fotografi hanno immortalato un attacco in grande stile. Qualcuno - sommando il momento e gli eventi, con le colombe liberate direttamente dalle mani del Papa e poi attaccate dal becco dei gabbiani - ha pure profetizzato l'imminenza di nuove sciagure, dando all'episodio uno spaccato immaginifico. Pure i cinefili sono andati a ritroso, ricordando le scene drammati- che di uno dei capolavori di Alfred Hitchcock, 'Uccelli', pellicola del 1963, girata in larga parte a Bodega Bay, località del Pacifico, situata ad un centinaio di chilometri da San Francisco. Nel film - lo ricorde- rete senz'altro - i volatili iniziarono ad attaccare gli umani, cercando addirittura di cavare loro gli occhi. Nelle ultime scene, gli uccelli, immobili e minacciosi, osservano silenziosi l'uscita da una casa, in cui si era asserragliata, di una intera famiglia. A rendere ancora più cupo il finale del film lo schermo nero imposto da Hitchcock al posto della tradizionale sovraimpressione 'The End'. Insomma, spunti per approfondire la presenza a Roma dei gabbiani ce ne erano fin troppi. Ed ecco le risultanze: in città pare che vivano attualmente oltre quarantamila gabbiani. Che si cibano costantemente di rifiuti (Roma non è notoriamente una capitale pulita), sollazzando- si attorno ai cassonetti dell'immondizia o volteggiando sopra la disca- rica di Malagrotta. Insomma, i gabbiani costituiscono adesso un potenziale pericolo. Perché? Perché si riproducono in modo impres- sionante, tanto per cominciare: da ogni coppia di volatili, infatti, nascono almeno due piccoli. E la stima attuale non è affatto tranquil- la, ragionando in prospettiva: siamo ad oltre quarantamila esemplari. Roma città scelta per nidificare, non più approdo di passaggio. La scena vissuta a San Pietro, insomma, le due colombe assalite da uno stormo di gabbiani, ha acceso il dibattito. Con un rischio concreto e potenziale: con la probabile (ed imminente) chiusura di Malagrotta la situazione è destinata a peggiorare perché - secondo alcuni zoologi - i gabbiani dalla discarica si sposteranno direttamente sul cielo di Roma. Con tutto ciò che ne consegue: come paventati attacchi ai cit- tadini inermi nel periodo tra aprile e luglio quando i gabbiani - nel tentativo di difendere le uova - diventano aggressivi e, potenzialmen- te, molto pericolosi. Un primo dato è già certo: dagli alberi di molte zone del città sono scomparsi i pettirossi, i passeri, braccati dai corvi e dai gabbiani. Allontanarli dalla città con ultrasuoni che riproducano urla e baccano? Macché, la tecnica con i gabbiani pare non funziona- re. Occorrerebbe impedire la nascita dei piccoli, togliendo le uova dai nidi, impedendo che il numero cresca. C'è una legge specifica, però, che lo vieta. E così il problema è irrisolto... 3 Difficile spiegare i sintomi al medico ma, gli stranieri dicono di star meglio degli italiani Tra i cittadini stranieri prevale una percezione positiva del pro- prio stato di salute, più che tra gli italiani. Per l'87,5% le pro- prie condizioni di salute sono buone o molto buone a fronte dell'83,5% degli italiani. A sen- tirsi in buona salute tra i cittadini dei paesi Ue, sono soprattutto i polacchi (88,4%) e, tra i non comunitari, i cinesi (90,2%), i filippini (90,2%) e gli indiani (88,8%). In fondo alla classifica si trovano gli ucraini (85,8%) e i marocchini (85,2%). Secondo una ricerca dell'Isti- tuto nazionale di statistica Istat, le patologie più diffuse sono quelle dell'apparato respiratorio (65,4 stranieri ogni mille). Se- guono le malattie dell'apparato digerente e dei denti (20,2 per mille), quelle del sistema nervo- so (19,8), con prevalenza nelle donne (25,7 rispetto al 13 degli uomini), e quelle del sistema osteomuscolare (15,5). Il 23,2% degli stranieri di 14 anni e più consuma abitualmente tabacco, contro il 25,8% degli italiani. Come nel caso degli ita- liani, l'abitudine è più diffusa tra gli uomini (32,4%) che non tra le donne (15,1%). Indiani, filip- pini, cinesi e marocchini sono più virtuosi per il numero di per- sone che non hanno mai fumato. La maggior parte degli stranie- ri (di 18 anni e più) ha un peso corporeo adeguato (57,8%), so- prattutto se donne (62,9%). Qua- si un terzo degli stranieri è so- vrappeso (30,9%) e l'obesità in- teressa il 7,8%. Quote simili si osservano nella popolazione ita- liana (58,2% normopeso, 29,8% sovrappeso, 7,8% obeso) In assenza di disturbi o sintomi vanno dal medico il 57,5% degli stranieri, di più le donne (59,6% contro il 53,9% degli uomini) e i giovani under 14 (62,9%), di meno i cinesi (44,1%). Si rivolgono al pronto soccorso soprattutto tunisini e marocchini, meno i cinesi. Alla guardia me- dica si recano di più i giovani adulti e chi vive al Mezzogiorno, al consultorio soprattutto le don- ne tra i 25 e i 34 anni. Il 13,8% degli stranieri (di 14 anni e più) ha difficoltà a spiega- re in italiano i disturbi al medico e il 14,9% a comprendere ciò che il medico dice. Lo svantag- gio è maggiore per le donne, per gli over 54, per chi ha un titolo di studio basso e per le colletti- vità cinesi, indiane, filippine e marocchine. Gli orari di accesso alle prestazioni sanitarie sono incompatibili con gli impegni familiari o personali per l'8,6% degli stranieri di 14 anni e più, con gli impegni di lavoro per il 16% di quelli di 15 anni e più. L'87% dei cittadini stranieri in Italia considera "buona" la propria salute Un gruppo di ricercatori di bio- logia applicata dell'Università di Milano-Bicocca in collabora- zione con l'Istituto di cura e ri- cerca a carattere scientifico Irccs dell'Ospedale San Raffaele di Milano ha aperto la strada a nuovi interventi terapeutici nel caso di malattie degenerative come la distrofia muscolare. La scoperta è stata appena pubblica- ta sulla rivista scientifica Cell Death and Disease. Durante il processo di ripara- zione muscolare, si spiega in una nota dell'Ateneo lombardo, se il danno è persistente, le cellule staminali vascolari subiscono un cortocircuito e iniziano a deposi- incontrollata e porta alla sosti- tuzione delle fibre muscolari con una massa non funzionale. Il muscolo viene "attaccato" dalle cellule staminali vascolari che contribuiscono a generare una "cicatrice fibrosa" che si sovrap- pone al tessuto muscolare. I test di laboratorio hanno cioè dimostrato che cellule staminali possono cambiare il loro destino e generare cellule che depositano fibra. Inoltre, è stato dimostrato che nel tessuto muscolare una delle cause di questa trasforma- zione è la non corretta risposta infiammatoria. Da questa rispo- sta "distorta" potrebbero presto arrivare cure per le distrofie. tare materiale fibroso sul tessuto muscolare, danneggiandolo. Se il danno tissutale persiste e si cro- nicizza, come nelle distrofie mu- scolari o nel processo di invec- chiamento, la riparazione diventa Ricerca italiana apre nuove prospettive di cura per le distrofie muscolari