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L'Italo-Americano GIOVEDÌ 13 FEBBRAIO 2014 www.italoamericano.com 8 FABRIzIo dEl BIMBo Non si può lasciare il Salento senza aver visitato Oria, delizio- sa cittadina pugliese in provincia di Brindisi. Situata in territorio collinare al confine con la Murgia, è stato un importante centro messapico e successivamente romano, oltre ad essere nota nel Medioevo per la sua comunità ebraica. Il castello di Oria è uno dei castelli più belli di Puglia. Posto sulla cima del colle più alto di Oria, è in un punto strate- Adriatico. Pur essendo il castello attual- mente sotto sequestro per una vicenda giudiziaria, il Giudice ha concesso la visita guidata a grup- pi grazie a Legambiente (mail a gigliola.palazzo@gmail.com). La cattedrale di Oria è merite- vole di visita: dedicata a Maria Santissima Assunta in Cielo, dopo il terremoto del 20 febbraio 1743, l'originaria facciata roma- nica, ritenuta pericolante, fu fatta abbatere dal Vescovo di Oria nel 1750. Dal punto di vista architet- Il castello di Oria costruito da Federico II che lì sposò Jolanda di Brienne tonico si osserva il tempio a cro- ce latina, con tre navate in stile barocco. All'esterno la torre campanaria e la cupola resa unica dal rivesti- mento in mattonelle policrome. La cattedrale fu elevata a Basi- lica Minore nel 1992 per volere del Papa Giovanni Paolo II. Tra le opere interne si noti la "Cripta delle Mummie", dove sono con- servati i corpi mummificati di confratelli di varie epoche. La fortuna di Oria, tra VII e X secolo è dovuta soprattutto alla sua potente e sapiente comunità ebraica, tra le più illustri e presti- giose d'Europa. La città ha forni- to innumerevoli filosofi, poeti e medici. I maestri ebrei oritani si distinsero nello studio dei midra- shim e della Torah ed attraverso la loro elaborazione dottrinale, furono precursori degli studi ca- balistici. La comunità di Oria nel X se- colo si estingue rimanendo fedele alla scuola del Talmud palestine- se. Della influente comunità e- braica oritana, resta testimonian- za solo il Rione Giudea e la Porta degli Ebrei. La maggior parte degli ebrei furono comunque uc- cisi in un assedio o fatti schiavi e deportati in Sicilia e in Tunisia. Nota anche come Porta Taranto, poiché da qui ci si dirigeva verso la città ionica, la Porta degli Ebrei è uno dei tre accessi della città. La porta, che conduce alla giudecca della comunità ebraica di Oria, dà accesso ad un quartie- re medievale tortuoso, caratteriz- zato da piccole case, botteghe, balconcini nascosti. Alle spalle della porta degli Ebrei, posta in piazza Shabbetai gico tra le province di Brindisi e Taranto, facilmente raggiungibile dalla strada statale 7, l'antica Via Appia, a soli trenta chilometri dall'aeroporto del Grande Salento. Costruito nel XIII secolo per volere dell'imperatore Federico II, che secondo le cronache qui festeggiò le sue nozze con Jolan- da di Brienne, l'imponente ma- niero mantiene il fascino di tutti gli avvicendamenti avvenuti nel corso degli ultimi otto secoli di storia. La famiglia Romanin – Calian- dro, fautrice della rinascita di questo bene monumentale, ha acquistato il castello nel 2007: lavori di consolidamento statico ed un restauro conservativo, svol- ti completamente a proprie spese e durati tre anni, ne hanno ripor- tato in luce bellezza e pregio. Le massicce mura di cinta, do- minate da tre imponenti torri, te- stimonianza della passata funzio- ne difensiva, chiudono l'immen- sa piazza d'armi, che è apertissi- ma alla conoscenza dei visitatori e può ospitare sino a 5000 perso- ne. All'interno ogni dettaglio è stato curato nel rispetto delle ar- chitetture e gli arredi esaltano il fasto e l'atmosfera della storica residenza. L'armonioso connubio tra gli ambienti d'epoca e i più moderni comfort caratterizza le sale nobili. Il castello di Oria propone al pubblico la visita delle torri e delle mura merlate: una passeg- giata che apre gli occhi e lo spiri- to. Il panorama che circonda il castello di Oria ha in sé la sintesi della Puglia e del Salento: i centri storici scrigni di bellezze, le ferti- li campagne rivestite di uliveti e vigneti, trapuntate da borghi, paesi e masserie, le dolci colline incastonate tra due mari, Jonio e Che piacere esplorare le bellezze di Oria una delle perle del Salento Donnolo, nome di un importante medico cui è oggi intitolato l'o- spedale di Tel Aviv, secondo al- cuni, si sviluppava la fiorente comunità ebraica. Al centro della volta si vede uno scudo araldico in pietra il cui stemma non è più visibile, ai lati due stemmi più piccoli raffiguranti gli emblemi della città. Patchwork di paesaggi differenti uniti in unico scenario incantevole nella umbra Gualdo Tadino La cattedrale di Oria dedicata a Maria Santissima Assunta in cielo La quiete della pianura, la dol- cezza delle colline che si allun- gano verso Assisi, l'asperità dei rilievi appenninici: la cornice che abbraccia Gualdo Tadino è un patchwork di paesaggi diffe- renti, uniti in un unico scenario incantevole. Ci troviamo nel lembo nord-orientale dell' Umbria, in provincia di Perugia qui, dove oggi risiedono circa 16.000 abitanti, in passato si sus- seguirono avvenimenti storici ricchi d'avventura e si consuma- rono battaglie e grandi imprese. In origine Gualdo Tadino si chiamava Tarsina, ed era regno di antiche popolazioni umbre. Con l'assoggettamento ai romani il suo nome divenne Tadinum e l'economia locale divenne parti- colarmente florida, anche grazie al passaggio della Via Flaminia. A spezzare l'incanto furono i Goti di Alarico, che dirigendosi verso Roma nel 409 d.C. si fer- marono a saccheggiare e distrug- gere tutti gli insediamenti situati sulla grande strada romana, ma l'avvenimento più saliente risale al 552, quando si svolse la batta- glia di Tagina tra l'esercito bi- zantino, guidato da Narsete, e quello dei Goti guidato da Totila. Lo scontro gotico-bizan- tino de-terminò il declino dei Goti, che scomparvero dalla penisola, e con il successivo avvento dei Longobardi Gualdo Tadino entrò a far parte del Ducato di Spoleto. La cittadina conobbe altri pa- droni, altri invasori, alcune bat- taglie e persino qualche distrutti- va calamità naturale, che cancel- lò buona parte degli edifici stori- ci tardo-medievale, finché nel 1833 non ottenne da Papa Gre- gorio XVI il titolo di città e nel 1860 fu annessa al Regno d'Italia. Oggi è una località graziosa, nota per l'arte della ceramica, un importante stabilimento di im- bottigliamento di acqua minera- le, per il lussureggiante paesag- gio circostante e per i suoi gioielli architettonici e urbanisti- ci. Dal punto di vista naturalisti- cio vale la pena esplorare la fascia montana con le pittoresche località di Valsorda, San Guido e Rocchetta, immerse tra la pineta e variopinte zone di fioritura. Fin dall'antichità le tante cave di argilla del territorio hanno ali- mentato la produzione di terra- cotte. La nascita di una maiolica tipica gualdese, risulta documen- tata dal XVI secolo. La sezione Ceramica del Museo Civico è rappresentata da opere che testi- moniano la ripresa ottocentesca dell'antica tecnica del lustro o a riverbero. Fu creata dall'eugubi- no mastro Giorgio Andreoli: la procedura prevedeva la cottura in terzo fuoco con dei particolari forni chiamati muffole e l'appli- cazione di sostanze fumogene da cui derivano tenui particelle me- talliche che assumono particolari iridescenze. Cosa visitare a Gualdo Tadino? Il centro comprende numerosi edifici interessanti, a partire dalla duecentesca Rocca Flea fino alle chiese, come il Duomo di San Benedetto e la chiesa gotica di San Francesco, la Pinacoteca Comunale con un magnifico polittico di Niccolò Alunno, opere di Gentile da Fabriano e Sano di Pietro, oltre ad un pregevole crocifisso ligneo di autore ignoto. Nella piazza centrale, la basili- ca cattedrale di San Bendetto si fa notare per lo splendido rosone che nel tempo, per grandiosità e raffinatezza, è diventato uno dei simboli di Gualdo Tadino. In una cappella ci sono le reliquie di beato Angelo, eremita gualdese patrono della città, celebrato in una festa di metà gennaio, ma le opere d'arte più pregevoli sono le tele di Avanzino Nucci, l'al- tare maggiore del XIV secolo di Guglielmo Ciani da Perugia, e la fontana di Antonio Sangallo col- locata accanto all'ingresso. La chiesa di San Francesco è invece un edificio gotico, realiz- zato tra il XII e il XIV secolo, con una navata unica che ricorda le chiese di Assisi. Notevole l'abside ottagonale, con la croce con il Christus Patiens, le pitture di Matteo da Gualdo e l'origina- le della pala della Santissima Trinità del 1528. Tra gli edifici civili meritano una visita il Pa- lazzo del Podestà, la Torre Ci vica e gli scavi archeologici della Tadinum romana. NIColETTA CuRRAdI Il rosone della cattedrale di San Benedetto diventato un simbolo della città