L'Italo-Americano

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GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano 5 San Francisco e lirica italiana: passione iniziata a fine Ottocento sulle voci di Adelina Patti, Luisa Tetrazzini ed Enrico Caruso Al Teatro Golden Gate di San Francisco, in California, canta una soprano italiana. Le musiche sono di Bellini, di Verdi, di Rossini. Il meglio della produzione lirica mondiale e la folla ascolta estasiata. Sarà il primo concerto in una città che per anni tributerà alla cantante italiana una vera e propria adula- zione. In quegli anni ancora lon- tani dal primo cortometraggio e dal successo hollywoodiano, in tutta la California e in gran parte degli Stati Uniti, scoppierà la "Pattiepidemia", ovvero la felice pazzia per Adelina Patti, eroina delle scene teatrali, e donna dal fascino latino. Arrivata al successo quasi al debutto, questa donna dalla voce d'oro sarà per San Francisco la grande star della seconda metà del secolo XIX, e porterà molti- tudini di fans in delirio dietro la sua carrozza, o dietro la porta di servizio del teatro. Fotografie di Patti e del con- tralto Scalchi avrebbero ornato le vetrine della città, mantelli "da opera" sarebbero stati venduti per la "stagione Patti", ventagli sarebbero stati dipinti in Patti- style, nel suo nome sarebbero usciti oggetti come i fazzolettini di merletto, binocoli di madre- perla, le borsette da teatro. Un successo meritato quello della soprano italiana, in uno stato, la California, che dell'Ita- lia tanto aveva assorbito, sin dai tempi delle prime navi piene di liguri e di siciliani che attracca- vano nella città battezzata nel nome del santo italiano. Nata nel 1843 a Madrid, A- delina era figlia di genitori av- vezzi alla musica. Madre ro- mana, Adelina aveva un padre siciliano, Salvatore, discreto can- tante e capace impresario, ottimo "sponsor" per una figlia che avrebbe denotato presto grandi doti musicali. Adelina aveva debuttato nel 1859 a New York, con una memorabile "Lucia di Lammermour" di Donizetti. Dotata di vocalità prodigiose, questa bella ragazza italiana a- vrebbe dominato il pubblico di tutta l'Europa e degli Stati Uniti nella seconda metà dell'Otto- cento, allietandolo con un reper- torio vasto e improntato sulle arie "leggere" così come nei ruo- li drammatici delle grandi opere italiane. Adelina aveva avuto numerosi attestati di stima quando decise di raggiungere la città di San Francisco, ma nulla eguagliava l'amore viscerale che le avrebbe tributato la città californiana. Viaggiando attraverso l'Ovest e passando attraverso Salt Lake City, la soprano italiano aveva avuto modo di ricevere sulla sua vettura riservata, la visita di Bri- gham Young, guida spirituale dei Mormoni d'America il quale le aveva chiesto di cantare al Mormon Tabernacle, una richie- sta decisamente eccezionale. Ma nella città costiera migliaia di persone avrebbero reso questa cantante, oramai avvezza al suo ruolo di primadonna, una diva Frisco la sua "Cavalleria rustica- na", e nel 1905 un altro perso- naggio entrerà nei cuori musicali degli Stati Uniti. Luisa Tetrazzini, questo il nome della soprano, era arrivata in città con un complesso operistico del Messico e dovette rimandare per più settimane la sua partenza per New York, per esaudire tutte le richieste del pubblico california- no. La Tetrazzini sarebbe poi tornata nel 1909, per cantare, la vigilia di Natale, all'aperto a Lotta's Fountain, davanti a 250 mila persone e senza fare uso di microfoni. California e musica italiana quindi si tenevano a braccetto nell'America di fine Ottocento e inizio Novecento. Un amore nato nel 1851, quello per la musica italiana. I cittadini di San Francisco avevano scoperto in quella data la Pellegrini Opera Company Troupe, e "La sonnambula" di Bellini. Nel 1854 risuonavano invece le voci di Clotilde Barili o di Elisa Biscaccianti (chiamata "the american thrush"). Opera prediletta della città si sarebbe rivelata "La figlia del reggimen- to" di Gaetano Donizetti, melo- dramma rappresentato più di ogni altro a San Francisco. Anni vera e propria. Speculatori erano al lavoro per vendere i biglietti degli spettacoli a prezzi favolosi, tantissimi agognavano assistere - invano - alla "première" della cantante italiana. Anche il giudice che aveva condannato l'impresario della Patti ad una contravvenzione per l'ingombro causato dai fans, avrebbe richiesto il risarcimento sotto forma di biglietti teatrali. Per i concerti della soprano si vendevano ogni ritaglio di super- ficie libera come posto in piedi, contribuendo a costruire giorno dopo giorno il puzzle di un mito epocale. E la cantante italiana aveva intuito quanto importanza avessero anche gli atteggiamenti di costruito portamento. Ancora oggi si racconta della sua pretesa di essere pagata - cinquemila dollari a spettacolo- in contanti, e della sua meticolosità di contare i soldi uno per uno, prima di ogni spettacolo, a mo' di concentra- zione. La stagione terrena di Patti si chiuse nel Galles nel 1919, ma la passione musicale per l'opera - soprattutto quella italiana - sa- rebbe restata a lungo nel sangue dei californiani. Nel 1903 toccherà ad esempio a Mascagni dirigere nella città di felici sarebbero stati anche quelli che andavano dal 1860 al 1870. In questi anni la Compagnia d'Opera Bianchi presentava con enorme successo le prime del "Faust" di Gounod, e del "Ballo in maschera" di Verdi; l'impre- sario Thomas Maguire, detto "the Napoleon of the San Fran- cisco stage", avrebbe invece por- tato al trionfo cantanti quali la soprano Eufrosine Parepa-Rosa. Il Teatro Golden Gate sarebbe stato pieno anche nella sera del 17 aprile 1906. In sala cantava un tenore dal nome epico: Enrico Caruso, e l'opera rappresentata era la "Car- men" di Bizet. Caruso cantò di- vinamente, ma al suo fianco si esibì la primadonna Olive Frem- stad, pallida e contratta e in pre- da a grande agitazione. La Frem- stad confessò, alla fine dello spettacolo di avere come una premonizione tragica: quella notte il terremoto avrebbe squar- GENEROSO D'AGNESE ciato la metropoli americana an- nientandola in gran parte. Per anni il tenore napoletano avrebbe ricordato quella infausta tournee conclusasi con un viag- gio di ritorno in un arrangiato carro coperto. Luisa Tetrazzini (Ph. credits Charles B. Mintzer) debuttò nel 1890 La soprano italiana Adelina Patti era figlia d'arte: padre tenore e madre soprano. Crebbe negli Usa da genitori italiani Il divo del cinema muto lascia Hollywood e ritorna a casa a Castellaneta, nel film del pugliese Cirasola Il tenore Enrico Caruso Torna dietro la macchina da presa il regista Nico Cirasola, pugliese originario di Gravina di Puglia. Lo farà raccontando, fra realtà e finzione, il ritorno a Ca- stellaneta del noto divo del cine- ma muto Rodolfo Valentino nel film che si intitolerà "Rudy Va- lentino, divo dei divi". Un viaggio immaginario ambientato nell'estate del 1923 in cui l'attore pugliese, accompa- gnato dalla scenografa americana Natascia Rambova (sua seconda moglie) torna per rivivere la ma- gia della sua infanzia. Ma l'im- patto con la sua città natale, non sarà come il divo di Hollywood l'aveva immaginato. Il film, che Pierre Filibert Guglielmi di Va- lentina D'Antonguella, in arte Rudolph Valentino, nacque a Castellaneta, in provincia di Ta- ranto il 6 maggio 1895, terzo di quattro figli. Beatrice, Alberto e Maria, i suoi fratelli. Era figlio di Giovanni Guglielmi di Valentina D'Antonguolla, un veterinario ex capitano di cavalleria originario di Martina Franca appassionato d'araldica (i suoi studi lo convin- sero d'essere imparentato a nobi- li papalini e decise di aggiungere al proprio cognome il titolo "di Valentina D'Antonguella"), e da madre francese, Marie Gabrielle Bardin, dama di compagnia della marchesa del posto. verrà girato in Puglia, sarà pro- dotto da Bunker Lab e ha ottenu- to il contributo della Fondazione Apulia Film Commission pari a 68.153 euro. Rodolfo Alfonso Raffaello Rodolfo Valentino, latin lover, ballerino e divo del cinema muto

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