L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-27-2014

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/267994

Contents of this Issue

Navigation

Page 2 of 23

GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano CONSEGNE AL GELO Palazzo Chigi: consegne Letta-Renzi La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani Neppure uno sguardo, una parola. Atmosfera ghiacciata all'interno di Palazzo Chigi nel momento del passaggio delle consegne tra il Premier uscente, Enrico Letta, e il nuovo inquilino, Matteo Renzi. Ruggini, incomprensioni, forse anche una discreta antipatia reciproca. Letta non ha perdonato (e come avrebbe potuto, d'altronde?) l'affondo vincente del suo compagno di partito, eletto segretario del Partito Democratico, l'8 dicembre scorso e catapultato, dopo due mesi soltanto, a Palazzo Chigi, Premier più giovane della democrazia italiana. Quanto è durato lo scambio di consegne, dopo il giuramento dei nuovi, sedici Ministri al Quirinale, davanti a Napolitano, testimone dell'ennesima avventura di un Esecutivo? Neppure un giro di lancette. Letta e Renzi non si sono neppure guardati negli occhi, fissando per tutto il tempo (risibile) un punto della sala che li ospitava pur di non incontrare lo sguardo del rivale. Letta disarcionato da un compagno di partito, in Italia abbiamo registrato anche questo anche se tradimenti così smaccati - all'interno di uno stesso movimento - si erano già verificati in passato, eccome. Un anno fa Renzi era il Sindaco di Firenze, aveva perduto le Primarie per diventare segretario del Partito Democratico. Sembrava aver deposto velleità di crescita a trentanove anni, in fondo, poteva pure permetterselo. Ha invece lavorato ai fianchi, come un pugile esperto, aspettando il momento propizio per affondare i colpi, orientando il ko finale. Neppure una parola in quei lunghissimi secondi di scambio delle consegne. Un gelo terrificante che ha messo in imbarazzo persino i funzionari più vecchi di Palazzo Chigi, quelli con i capelli bianchi, che hanno visto, in carriera, transitare decine di Presidenti del Consiglio. Letta si è quasi commosso nel cortile di Palazzo Chigi, passando prima in rassegna reparti militari e poi salutando i dipendenti della Presidenza del Consiglio che lo applaudivano dalle finestre. Ha lasciato un ottimo ricordo: mai una parola fuori luogo, un rimbrotto con chi ha lavorato con lui negli ultimi trecento giorni, tanto è durato il suo Esecutivo. Prima di arrendersi al forcing di Renzi aveva provato a rialzare la testa, presentando un documento - 'Sviluppo Italia' - per provare a ridare linfa vitale all'azione del suo Governo. Non è bastato perché Napolitano aveva già deciso di cavalcare l'effetto-Renzi, la ventata di novità richiesta dal Partito Democratico, lo stesso in cui milita Letta. Un tradimento, l'ha considerato il Premier uscente, prima di rintanarsi nella casa di Testaccio, davanti a Porta Portese, sopra il greto del Tevere. Una storia che ha sancito anche la fine di vecchie amicizie: come quella con Franceschini, Ministro del Governo Letta, convertitosi strada facendo al 'renzismo' , premiato col dicastero della Cultura. Mentre Renzi riceveva le prime telefonate dal mondo che conta (dalla Comunità Europea, da Hollande, da Obama), Letta partiva per un breve soggiorno fuori Roma. Ha raggiunto Pisa, la casa dei genitori per cercare, se possibile, di ricaricare le pile, provando a superare una delusione atroce. In Toscana, qualche ora più tardi, tornava, nella casa di Pontassieve, anche Matteo Renzi. Una domenica in famiglia prima di trasferirsi a Palazzo Chigi. 3 Cala il sipario su Sanremo 2014. Belle canzoni ma non per un pubblico mondiale Mentre in Italia andava in onda la serata finale del 64mo festival della canzone a Sanremo, ero ad "Haru", un ristorante giapponese all'angolo della 76ma street e 3° avenue a New York City assie- me a mia figlia Bianca. Aspettando i nostri sushi e sashimi mia figlia, come tutti i teenager, si lamentava perché non poteva rispondere agli sms (non le è permesso a tavola). Invece io ero preso dal sottofon- do musicale, che era un buon repertorio di Mina. Mentre il cameriere arrivava con il cibo, si sentiva Mina can- tare "Parole parole" (lanciata nel 1972), ma quasi non ce ne accor- gevamo. Bianca tutta presa a messaggiare di nascosto sotto il tavolo ed io immerso a pensare se le canzoni in gara quella sera stessa a Sanremo, un giorno, sarebbero potute essere ascoltate in un ristorante giapponese di Manhattan. In passato Sanremo è stato esportatore di canzoni italiane in tutto il mondo; basti pensare a "Nel blu dipinto di blu (Volare)" lanciata a Sanremo del 1958, oppure "L'immensità" nel 1967, "Ma che freddo fa" nel 1969, "Che sarà" e "Il cuore è uno zin- garo" entrambi nel 1971. Poi "Felicità" nel 1982, "L'Italiano" nel 1983, e "Si può dare di più" nel 1987, ci fermiamo qui. I pensieri mi riportano anche a ciò che mi raccontava un amico inglese che ai tempi d'oro della canzone italiana era stato inviato a dirigere l'ufficio italiano della grande casa discografica Emi. Di storie ed aneddoti l'inglese ne aveva tanti, specialmente sul festival di Sanremo e, seppur restio a fornire i dettagli, faceva intendere che molte cose veniva- no decise a tavolino. "Ma il talento c'era", puntua- lizzava. "Infatti il problema era proprio il gran numero di bravi artisti". Ignaro al richiamo del camerie- re (che poi scopriamo essere coreano e non giapponese), que- sto comincia a preparare il tavo- lino per far posto ai piatti ed ai piattini per le salsine. "Take your time, it doesn't get cold" ("fate con calma, tanto non si raffredda") dice il cameriere con un sorriso. Ascoltando la battuta mi venne da pensare che forse all'Ariston di Sanremo in quel momento Maurizio Crozza stava facendo la parodia del sindaco-segretario Pd-primo ministro-fenomeno mediatico Matteo Renzi: "Questo è il governo del fare con calma, non di calma del fare". In finale a Sanremo sono anda- ti 13 brani, più un fuori gara. Canzoni più o meno belle, come la canzone vincitrice "Contro- vento", ed anche "Ora", ma dubito che arriveranno mai un giorno ad essere ascoltate in un ristorante giapponese di Man- hattan. La vincitrice del festival di Sanremo 2014: Arisa con "Controvento" DOM SERAFINI Foto originale del 45 giri della canzone "Parole Parole" di Mina

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-2-27-2014