L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-20-2014

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GIOVEDÌ 20 MARZO 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano 15 Duemila metri cubi di masserizie accatastate in un deposito: gli esuli giuliani e dalmati costretti a emigrare lasciandosi dietro tutto "Siamo partiti in un giorno di pioggia, cacciati via dalla nostra terra, che un tempo si chiamava Italia e uscì sconfitta dalla guer- ra, hanno scambiato le nostre radici, con un futuro di scarpe strette e mi ricordo faceva fred- do, l'inverno del '47". Queste sono le prime strofe del brano Magazzino 18 di Simone Cristicchi, che dà il titolo anche allo spettacolo teatrale attual- mente in scena nei teatri Italiani e istriani, scritto dallo stesso le tradizionali rotte dell'emigra- zione transoceanica, scegliendo come meta finale il Canada (e Vancouver) e gli Stati Uniti d'America, che, con l'emenda- mento al Displaced Persons Act del 1948 riaprono, a partire dal 1950, le porte all'emigrazione riservando 2.000 posti ai citizens of Venezia-Giulia. La struggente canzone di Si- mone Cristicchi tocca corde molto sensibili per chi ha vissuto questo dramma, inoltre, bisogna riconoscergli il merito di essere riuscito a coinvolgere l'opinione pubblica. Il testo della canzone, apparentemente semplice nella sua espressione, supera l'argo- mento specifico, proiettando chi lo ascolta in una situazione che potrebbe essere benissimo ripor- tata ai giorni nostri. Magazzino 18 è un luogo della memoria, che si è dimenticato, dove però possiamo inoltraci idealmente per cercare le nostre radici e soprattutto per evitare che drammi simili si ripetano an- cora: "... sono venuto a cercare mio padre, in una specie di ci- mitero, tra masserizie abbando- nate e mille facce in bianco e ne- ro, tracce di gente spazzata via, da un uragano del destino, quel che rimane di un esodo, ora ripo- sa in questo magazzino". Gli oggetti hanno sempre un forte potere evocativo, portano i segni di chi li ha posseduti e uti- lizzati. Cristicchi, ha spiegato derni e libri di scuola, oramai sono dimenticati e pieni di pol- vere. Furono circa duecentocinquan- tamila le persone che dopo la firma del trattato di pace di Pa- rigi del 1947 e il memorandum di Londra del 1954, abbandona- rono tutti i loro beni e imballaro- no le poche cose che riuscirono a portare via, preferendo andare verso l'Italia. La migrazione dei giuliano- dalmati assunse anche connotati internazionali dal momento che una parte di essi decise di seguire che nel momento in cui è entrato in quel deposito, che contiene ben duemila metri cubi di mas- serizie, ha percepito la grandez- za di quella storia e si è stupito di come non fosse conosciuta in Italia. Quando ne è uscito ha sentito come se quei mobili gli avessero parlato. In quell'occasione gli fu rega- lata una sedia e sotto la seduta c'era ancora ben leggibile il no- me del proprietario. Da quel momento ha iniziato la ricerca sull'esodo insieme a Jan Bernas, con cui ha scritto il mu- sical, dopo aver letto numerosi testi e avere parlato con tanti e- suli e residenti istriani. Dal 1947 in poi, le famiglie in fuga dalle terre cedute alla Jugo- slavia lasciarono le loro cose in deposito, con l'idea di venire a riprenderle, una volta ricostruita la propria esistenza. Molte per- sone sono ritornate a riprendersi ciò che era loro, molte altre in- vece, non si sono fatte più vive. Il brano di Simone Cristicchi fa parte del suo recente disco intitolato "Album di famiglia", che ne conferma la sensibilità autoriale e l'indubbio talento. Utilizzando la forma della fi- lastrocca, Cristicchi offre la sua visione delle cose facendo leva sulla curiosità e il coinvolgimen- to di chi lo ascolta. A questo proposito vi consi- gliamo di non perdervi la canzo- ne Cigarettes, che nel finale pro- pone un breve recitato di Nino Frassica. Si tratta di un brano molto attuale, forse anche qual- cosa di più: "Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte setti- mane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle perife- rie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri... molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina, ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamen- tosi e petulanti...". Questo testo risale al 1912 ed è tratto da una relazione dell'Ispet- torato del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti d'America. Visto il grande interesse susci- tato dallo spettacolo teatrale, in questi giorni è stato pubblicato il libro, che ripercorre attraverso brevi testimonianze di gente nor- male la drammatica storia degli italiani esuli d'Istria, Fiume e Dalmazia. Simone Cristicchi e la sedia sotto cui è rimasto il nome dell'antico proprietario L'anno prima erano stati Friuli Venezia Giulia, Toscana e Um- bria le regioni che offrivano agli immigrati le migliori condizioni di inserimento socio-occupazio- nale, e quindi alti livelli di inte- grazione sociale. Parlando inve- ce delle province virtuose, Trieste, Prato e Reggio Emilia si erano rivelate essere tali. L'anno dopo è toccato a Macerata dete- nere l'indice più alto in Italia per potenzialità di integrazione degli immigrati. Quest'ultimo dato è emerso dal IX rapporto Cnel sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia, presen- tato a Roma nella sede dell'organismo di coordinamen- to per le politiche di integrazio- ne sociale degli stranieri in col- laborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Macerata è al primo posto per potenzialità di integrazione con un indice pari a 66,4, con un indice di inserimento occupa- zionale pari a 65,3 (equivalente al 9° posto della classifica na- zionale delle province per indice occupazionale degli stranieri) ed un indice di inserimento sociale pari a 67,4 (11° posto nella clas- sifica delle province italiane). Così il sindaco Romano Caran-cini: "Il rapporto è uno strumento che ci consente di avere una maggiore consapevo- lezza della nostra realtà e di proseguire con impegno nel per- corso di integrazione e dei servi- zi agli stranieri a Macerata. Siamo consapevoli che la crisi economica e occupazionale ha reso sempre più complesso il processo di integrazione degli immigrati in Italia e che su tutto il territorio nazionale occorre investire con maggiore coraggio nelle politiche di integrazione. Oggi la comunità maceratese è orgogliosa di vedere riconosciu- to il grande sforzo che la struttu- ra dei servizi sociali del Co- mune, insieme alla ricchezza delle associazioni e del privato sociale, mettono in campo per L'ultimo album del cantautore romano con il brano "Magazzino 18" Cristicchi con Jan Bernas. La direzione della Friuli Ve- nezia Giulia Mitteleuropa Orche- stra è affidata al Maestro Valter Saviotti, mentre la regia è di Antonio Calenda. Il musical, così come la canzo- ne, trae spunto da quello che è diventato un luogo simbolo di quell'esodo: il magazzino nu- mero 18 del Porto Vecchio di Trieste, dove furono stoccate le masserizie dagli esuli, che abbandonarono le terre cedute nel 1947. Questo luogo diventò così un enorme catasta di mas- serizie, con una miriade di ogget- ti suddivisi per tipologia, classi- ficati con nomi e numeri, che testimoniano ancora oggi la tra- gedia di un popolo sradicato dalla propria terra. Tavoli, sedie, armadi, specchiere, cassapanche, attrezzi da lavoro, ritratti, giochi, fotografie in bianco e nero, qua- I territori dalmati e giuliani furono occupati nel 1947 dalla Jugoslavia Dal Friuli alle Marche il sogno possibile dell'integrazione degli immigrati WILLIAM MOLDuccI offrire servizi di accoglienza e un tessuto sociale solidale". Il sindaco ha presentato le li- nee di intervento che caratteriz- zano le politiche di integrazione dell'Amministrazione comuna- le, in particolare i progetti per l'ac-coglienza ai richiedenti asilo po-litico, i progetti per i giovani im-migrati, il piano immigrati di concerto con le associazioni ed il "progetto Fei" per la formazione dei funzionari dell'amministrazione per rispondere all'evo-luzione nor- mativa in materia di immigra- zione. Trieste, Prato, Reggio Emilia e Macerata le città più virtuose in integrazione

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