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GIOVEDÌ 24 APRILE 2014 www.italoamericano.com 18 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | FRANCESCO BuCCARO Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo. In Europa Occidentale è presente da circa trecento anni. La sua prima com- parsa in Italia fu a Venezia, nel 1570, per opera del medico pa- dovano Prospero Alpino il quale, di ritorno dall'Oriente, portò con sé alcuni sacchi di caffè per far conoscere agli abitanti del luogo la nuova bevanda. Da quel mo- mento in poi il caffè ha subito una continua evoluzione nel tempo. Dal classico caffè espres- so si passa a quello lungo o a quello corretto con aggiunte di grappa o liquori, oppure a quello macchiato, decaffeinato, schiu- mato, shakerato, fino ad arrivare a quello dal sapore di nocciola, cioccolato o limone. Dalle classiche caffetterie ita- liane, dove il caffè rappresenta un rito e viene piacevolmente degustato al bancone in compa- gnia di una simpatica chiacchie- rata col barista, si passa alle be- vande da asporto americane fret- tolosamente sorseggiate per stra- da prima di recarsi a lavoro. Ma come viene degustato il caffè non ha importanza, ciò che conta è berlo in buona compagnia se- guito da lunghe conversazioni; ciò rende una semplice tazza di caffè un mezzo di aggregazione sociale che accompagna, con gusto, il piacere di un incontro. Incomputabili sono gli amori, le amicizie, le conoscenze che nascono davanti una tazzina di caffè, complice di un pretesto per raccontarsi, di conoscersi mentre si degusta il suo aroma naturale. In Italia, offrire un caffè è si- nonimo di ospitalità ed è un mo- do gentile per manifestare la pro- pria accoglienza nei confronti di chi varca la soglia della nostra dimora. Quante sono le poesie, le canzoni, i film, che sono stati ispirati al famoso concentrato? Il caffè rappresenta uno dei tanti sapori della bella Napoli dove, per degustarlo si trova sempre una scusa, lo si offre a o- gni evenienza ed è un'offesa ri- fiutarlo. La famosa tazzina di caffè accompagna da tempo illu- stri attori napoletani in alcune delle loro più celebri opere tea- trali. Nella commedia "Questi fanta- smi" (1945), Eduardo De Filip- po, seduto sul balcone di casa, dà alcuni consigli ad un fanto- matico professore su come pre- parare un buon caffè napoletano riconoscendo tali abitudini quoti- diane come versi di una poesia di vita che, oltre ad esser un utile espediente per impiegare il tem- La poesia napoletana della tazzina di caffè Alle Scuderie del Quirinale una mostra che vale un viaggio verso il Messico seguendo il volto di Frida Kahlo Le Scuderie del Quirinale ospi- tano fino al 31 agosto una serie di opere che rappresentano la carriera artistica di Frida Kahlo. Sono più di 40 dipinti: autoritrat- ti e ritratti, paesaggi messicani e nature morte, sparsi in musei e gallerie di tutto il mondo. Simbolo dell'esuberanza arti- stica della cultura messicana, il depliant della mostra descrive Frida Kahlo come la ribelle, l'o- cultadora, l'ironica pasionaria dell'arte. F. Kahlo nacque a Coyoacan- Mexico City il 6 luglio 1907 e morì il 13 luglio 1954. Figlia di Matilde Calderon di origine is- pano-amerinda e di Guillermo Kahlo, fotografo nato in Germa- nia da una famiglia ebreo-un- gherese. Nata con un difetto alla spina dorsale, a 18 anni fu vitti- ma di un gravissimo incidente automobilistico che la costrinse a numerose operazioni chirurgiche e ad anni di immobilità. Ebbe una vita segnata profondamente dal dolore. Iniziò la sua attività artistica con gli autoritratti. Me stessa "il soggetto che co- nosco meglio", soggetto sul qua- le ritornerà spesso, producendo una serie di opere di straordina- ria forza espressiva che esprimo- no un rapporto quasi ossessivo con il corpo martoriato. Il suo volto, rappresentato con tratti nitidi, in proporzioni reali- stiche e definito con particolari simbolici, rappresenta la sua tra- vagliata ricerca dell'identità per- sonale nell'ambito della cultura messicana, passata e contempo- ranea. Il ritratto-manifesto della mostra, in cui intorno al volto serio ed austero sono presenti scimmiette, farfalle, foglie ed una intricata e vistosa collana ornata di un colibrì, narra di pas- sioni personali e rielaborazioni culturali. In un altro autoritratto appare sulla fronte di lei il dise- gno del volto del marito Diego Rivera: un pensiero fisso, una urgente necessità da esprimere, rivelare e condividere. L'inter- pretazione di sé muta con il tra- scorrere del tempo. Progres-siva- mente l'artista imbruttisce i tratti del volto, arricchisce e varia i dettagli che lo definisco-no. Mantiene sempre le stesse misu- re e le stesse proporzioni, e così gli autoritratti rimangono impressi nella memoria dell'os- servatore per una vivacità unica, una forza espressiva drammatica, vulcanica, inquietante. Una sorta di indimenticabile magia. Memorabile la serie dei disegni che rappresentano sentimenti ed emozioni: gioia, dolore, pace, rabbia, ira, angoscia, odio, amo- re, amicizia. Tratti di pennello decisi, forti e chiari colpiscono l'attenzione dello spettatore, e lo coinvolgono nell'acuta e sofferta ricerca introspettiva dell'artista. I molteplici punti di vista attraverso cui si può analizzare la complessa opera di Frida Kahlo sono oggetto di una serie di con- ferenze tenute da specialisti: la desolazione, l'introspezione ana- litica della personalità e della difficile vicenda umana, la ricer- ca di una identità personale, gli aspetti politici e culturali inqua- drati nella storia del Messico, i legami con miti antichi e sugge- stioni poetiche e letterarie, i col- legamenti con i principali movi- menti culturali del suo tempo: futurismo, metafisica, novecento e surrealismo. La personalità di Frida, ricca ed affascinante, ha suggerito un viaggio cinemato- grafico attraverso le esperienze di alcune grandi donne, per far conoscere le loro opere e per ri- costruire il mosaico della mo- derna sensibilità femminile. EMANuELA MEdORO po libero, conferiscono una sere- nità di spirito a chi lo prepara. La celebre tazzina compare an- che nelle poesie e nelle canzoni di innumerevoli artisti partenopei che la ritraggono come uno dei tanti simboli di Napoli. Uno dei quali è Pino Daniele che, nel 1977, scrisse "Na tazzulella e ca- fè". Nella sua melodia, il cantan- te propone agli ascoltatori una canzone dal retrogusto amaro, evidenziando alcune problemati- che della città e criticando alcuni politici che, invece di svolgere diligentemente il proprio lavoro, oziano... sorseggiando con spen- sieratezza il buon caffè. Altro artista napoletano che ha reso omaggio alla famosa tazzina napoletana è stato Roberto Mu- rolo con "A' tazz e cafè" (scritta da Giuseppe Capaldo nel 1918 e accompagnata dalle note di Vit- torio Fassone). Nella sua inter- pretazione, l'autore propone una napoletanità unica servendo agli ascoltatori una melodia dal retro- gusto dolce. Nella sua canzone, "Briggeta" (Brigida), una donna scontrosa, ma al tempo stesso affascinante, lavora come cassie- ra in una caffetteria di Napoli assieme al poeta Capaldo, il qua- le, perdutamente innamorato della donna, le dedica alcuni ver- si romantici in attesa che anch'el- la un giorno possa ricambiare i suoi sentimenti. Nella canzone, Capaldo paragona il carattere di Brigida al sapore amaro di una tazzina di caffè che un giorno diverrà dolce, quando, girando col cucchiaino lo zucchero nel fondo della tazzina, la donna si innamorerà di lui. Lo stesso paragone lo si po- trebbe fare con Napoli che si presenta agli occhi di molti a- mara con un colorito scuro, ma che in fondo ha sapori unici che non tutti hanno il piacere di co- noscere. Bisognerebbe "girare" molto la città come quel caffè, comprenderla e conoscerla bene, a fondo, prima di poter assapora- re quel dolce che c'è. Solo in tal modo si scoprirà il vero sapore della città, intriso di arte, cultura, tradizioni. Fascino e mistero che troppo spesso rimane sul fondo di quel caffè.