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GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 25 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | wILLIAM MOLDUCCI Miglior film straniero e miglior attore al Beverly Hills Film Festival: 'I see Monsters' del torinese Alotto Il cortometraggio "Io vedo i mostri" (I see monsters) di Fe- derico Alotto ha vinto il premio come miglior film straniero e quello per il miglior attore (Andrea Zirio), alla quattordice- sima edizione dell'International Beverly Hills Film Festival (Bhff). Un riconoscimento im- portante, reso più significativo perché si tratta di un cortome- traggio cosiddetto di "genere". Alotto è nato a Torino nel 1984. Dopo la maturità ha perfe- zionato gli studi di tromba e composizione, frequentando il conservatorio sotto la guida del maestro Paolo Russo. In qualità di concertista ha collaborato con Elio, Baustelle, Fratelli di Soledad, Orchestra di Fondazione Crt, Teatro Regio di Torino, Auditorium Rai di To- rino, Teatro Ariston di Sanremo, esibendosi in Italia e all'estero (Stati Uniti, Israele, Olanda, Spagna, Francia, Germania e Slovenia). Dal 2008 ha iniziato lo studio della regia cinematografica, spinto dalla sua fortissima pas- sione per il cinema, facendo esperienza sui set di diverse produzioni. Dopo alcuni riconoscimenti ottenuti nei festival dove ha pre- sentato i suoi primi lavori (due cortometraggi di studio a budget zero), nel 2012 ha realizzato il primo lungometraggio: "L'uomo col cappello", girato in un mese con un budget ridottissimo. Il film ha ottenuto una buona accoglienza, culminata con la menzione speciale della giuria dell'ecologico International Film Festival, che si svolge a Gallipoli, in Puglia. "I see monsters", ha il merito di proseguire la riscoperta di quello che fu definito "cinema di genere", una tipica cinemato- grafia italiana, sviluppatasi tra gli anni '60 e '80, la cui caratte- ristica era quella di prendere ispirazione da film di successo internazionali (in prevalenza americani), per creare "impro- babili" sequel o inaugurare dei veri e propri filoni. Tra gli autori più noti citiamo Enzo G. Castellari, Lucio Fulci ("Zombi 2"), Joe D'Amato, Ma- rio Bava, Umberto Lenzi e Ciro Ippolito, quest'ultimo autore e regista di "Alien 2 sulla terra". Questi film erano realizzati con budget bassi, attori e registi sconosciuti, ma la ristrettezza economica era superata dall'ingegno e da soluzioni innovative, che ne decretarono la loro fortuna, soprattutto all'estero. Il ritorno in auge di questo genere si deve ad alcune trasmissioni televisive e soprat- tutto al regista Quentin Tarantino. "I see monsters" racconta la storia del piccolo Giulio, che durante il pasto consumato con i suoi genitori è mandato a pren- dere il vino in cantina. La scena iniziale della cena caratterizza i protagonisti: un padre in canottiera, disordinato e poco comunicativo, un bambino timido, che a fatica riesce a tagliare la sua bistecca e una madre con occhi sbarrati e ghi- gno inquietante stampato sulla faccia, preoccupata soltanto di porre in un certo modo la botti- glia del vino sulla tavola. La maestria dei movimenti di macchina, il gioco di luci e om- bre e l'interagire degli attori cat- turano l'attenzione dello spetta- tore, senza anticipare pienamen- te lo sviluppo della storia. Nella loro particolare caratte- rizzazione i tre protagonisti creano comunque una sorta di cruda "normalità" narrativa, bruscamente sovvertita nel momento in cui il bambino è mandato in cantina. Mentre que- sti è intento a versare il vino nella bottiglia, si rivela la pre- senza di un'altra persona, che vive segregata nel locale. Il finale è drammatico e svela chi siano i veri mostri. Gli "ingredienti" del cinema di genere (horror/thriller) sono evi- denti: una situazione notturna, una cantina buia, il mostro na- scosto nell'oscurità. Si tratta di elementi tipici, in- seriti in una narrazione coinvol- gente e in grado di catturare l'attenzione dello spettatore. La storia si sviluppa in due ambien- ti completamente diversi e allo stesso tempo simili. La sala da pranzo si presenta calda e acco- gliente, sebbene i genitori del bambino ci appaiano già come creature mostruose, poi si "en- tra" in un locale squallido e po- co illuminato, dove topi e oscu- re creature appaiono più rassi- curanti. Il direttore della fotografia Valerio Sacchetto, ha avuto il merito di ricreare ambienti in cui le ombre e la quasi assenza delle luci immergono lo spetta- tore in un'atmosfera tipicamente horror, soprattutto per quanto riguarda le scene girate nella cantina in cui si comincia a in- tuire la presenza di un nuovo elemento. Del padre-mostro Andrea Zi- rio ha offerto un'interpretazione convincente e credibile, caratte- rizzando senza eccessi il suo personaggio, confermando le qualità già viste in "L'uomo col cappello", il primo film di Alotto. Sullo stesso ottimo livello si pongono le interpreta- zioni degli altri attori protagoni- sti della storia: Alessia Pra- tolongo, Vanina Bianco e il pic- colo Giulio "Junior" Caterino. "I see monsters" ha vinto anche il Winter Film Awards di New York nella categoria corto- metraggi horror (best horror short film) e il Crimson Screen Horror Film Festival (best short e best cinematography), che si svolge negli Usa a Charleston in South Carolina. Il film è stato presentato, tra gli altri, al Torino Film Festival e al Taos Short Film Festival (New Mexico). La premiazione di Federico Alotto al Beverly Hills Film Festival La scena iniziale del film con il padre poco comunicativo e il figlio timido 'Da 1 a 10 quante prove avete? Undici'. Ma in Devil's Knot la diversità fa più paura della verità Un crimine atroce. Tre bambini uccisi. Una prima indagine su- perficiale e poi l'immediata cer- tezza degli assassini. "In una scala da 1 a 10, che prove avete?" chiede la stampa. "11!" sentenzia l'ispettore Git- chell (Rex Linn). Tre adolescen- ti sono accusati di omicidio. La loro colpa? Essere diversi. Non conformi alla massa. Vestono di nero. Ascoltano heavy metal. Sono attratti dal satanismo. Per la bigotta comunità di West Memphis è sufficiente per mandarli a morte senza alcuna vera prova. Tra loro e la scontata sentenza si mette di mezzo l'in- vestigatore Ron Lax (Colin Fir- th). Lui non crede alla colpe- volezza dei giovani, ma soprat- tutto non accetta l'idea che dopo tre innocenti, altrettanti possano morire ingiustamente. "Devil's knot – Fino a prova contraria" parte dalla cronaca per sbarcare nelle sabbie mobili dei facili pregiudizi. Dove i bersagli più facili sono il sacrificio neces- sario per continuare a (con)vi- vere in un mondo fatto di sangue e bugie. La recensione del film, intepre- tato anche dall'altro premio O- scar, Reese Witherspoon (che interpreta Pam Hobbs, la madre di uno dei bambini scomparsi), è stata scritta da Luca Ferrari, col- laboratore de L'Italo Americano. È stata giudicata tra le prime tre migliori recensioni nel con- corso indetto da ComingSoon.it e dalla casa di produzione Noto- rious Pictures. In premio il libro di Damien Echols "Il buio dietro di me", edito da Einaudi – Stile Libero. "Devil's Knot" del regista na- turalizzato canadese Atom Ego- yan, ha la sceneggiatura di Paul Harris Boardman e Scott Derri- ckson. Tutto è basato sulla storia vera dei "Tre di West Memph- is", accusati ingiustamente del- l'omicidio di tre bambini e scar- cerati dopo 18 anni di prigione. Il premio Oscar Colin Firth interpreta l'investigatore Ron Lax che non crede alla colpevolezza dei tre arrestati La locandina del film