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GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 24 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | VALENTINA gERI "La figura della Furia" è il titolo della mostra che Firenze dedica al pittore americano Jackson Pollock, uno dei princi- pali artisti d'Oltreoceano che con la sua opera ha saputo imporsi anche in Italia come rappresen- tante della pittura contempo- ranea. La mostra, aperta a Firenze sino al 27 luglio, è stata apposi- tamente divisa in due spazi e- spositivi: uno a Palazzo Vecchio e l'altro presso il Complesso di San Firenze (proprio dietro il palazzo comunale). Tale ripar- tizione appare motivata con- siderando la finalità delle opere esposte, che si differenziano per tematica e riproduzione artistica. L'esibizione sita a Palazzo Vecchio svela ai visitatori al- cune note opere artistiche di Pol- lock, che coprono un periodo di attività piuttosto ampio (circa dal '37 al '47) e che provengono da vari musei e collezioni ameri- cane, europee e del Mediorente. Ad essere esposti qui sono i dipinti nei quali appare evidente la tecnica di Pollock, l'innovati- vo e rivoluzionario dripping, che si fa espressione dello stile de- nominato Action Painting, ov- vero una pittura non mediata, ma semplicemente "espressa". Nei quadri di Pollock fonda- mentale importanza assumono anche l'interiorizzazione e l'in- conscio, considerato vero e pro- prio motore della creazione ar- tistica. L'atto del dipingere e del creare, infatti, non si identifica più con l'imitazione o la ripro- duzione di un qualcosa già esi- stente, quanto piuttosto con una creazione in divenire, che cam- bia. Tale concetto viene suggellato anche nella stanza della mostra dedicata ai disegni che Pollock eseguì, probabilmente sotto il consiglio del mentore e amico Thomas Hart Benton, su opere di Michelangelo, riguardanti figure e forme del corpo dipinte dal celebre genio toscano. In particolare, i personaggi ai quali l'autore americano dedicò la sua attenzione furono il corpo di Adamo nella famosa "Crea- zione di Adamo" e i corpi di due figure maschili presenti nella volta della Cappella Sistina. Queste figure, fedelmente rap- presentate da Pollock, sono espressioni di una "furia" che nasce certamente nella mano dell'artista statunitense, ma che riprende in fondo i corpi artico- lati, scolpiti, contorti e in movi- mento di Michelangelo. Le forme delle ripetizioni di Pollock, però, non sono mai fi- nite, complete o rappresentate nella loro interezza, e il non fini- to sembra essere a volte neces- sità, a volte diletto. La perfezione di Pollock nel riprodurre quelle figure classiche e perfette nasconde, quindi, una forma che avanza, che si fa spa- zio e che nasce con la matita stessa dell'artista. Questa tendenza di Pollock al non finito rappresenta da una parte una totale mancanza di paura nei confronti dei cambia- menti, dall'altra la convinzione di poter modificare e distruggere la forma per far emergere l'im- magine. È come se il non finito di Mi- chelangelo, quel tendere dell'uo- mo verso il Dio, che però ancora – o mai? – riesce a toccare, di- ventasse in Pollock il non finito nella rappresentazione. E se in Michelangelo la ten- sione (ciò che sarà poi lo streben romantico) era verso il divino, o meglio, serviva alla congiunzio- ne fra il divino e l'umano, in Pol- lock si tende più propriamente all'interiorità, che muta e che, sempre, rappresenta la parte più "vera" di sé. "My paint is direct" si legge fra le molte affermazioni dell'artista americano: si dipinge ciò che si è. L'altra sezione della mostra è poi dedicata alla visual art. Se a Palazzo Vecchio possiamo ve- dere in fondo "la scena", il risul- tato di una tecnica e uno stile sviluppato nel tempo e nella mente, nel Complesso di San Firenze ci è mostrato "il ret- roscena", il farsi della pittura vis- suto in prima persona. La visual art si serve di vari al- tri strumenti per rappresentare e rendere la pittura di Pollock: mu- siche impressionanti, disegni mostrati nel loro divenire, effetti musicali associati alla pittura (suggestivo è il suono della goc- cia di pittura che cade), immagi- ni che si avvicinano e sembrano farsi e disfarsi come in un sogno, a volte un incubo. La soglia fra sogno e realtà, alle volte, non si distingue e la soglia dell'ultima stanza, quella della creazione, di Pollock, ma anche di Michelangelo, rimane un vero spartiacque. Ispirazione michelangiolesca nella 'action paiting' di Pollock La versione prodotta con l'action painting di Pollock del celebre affresco michelangiolesco della Cappella Sistina Fumetti, videogiochi, emoticon: il milanese Willow li trasforma in opere neopop La Galleria 70 di Milano ha appena inaugurato la mostra per- sonale dell'artista Willow dal titolo Expop. Formatosi alla scuola del fumetto ed appartenente all'ete- rogenea area del Neopop, questo autore si distingue innanzitutto per la composizione assai origi- nale ed equilibrata, di deriva- zione culturale squisitamente pit- torica, in cui fa muovere i suoi personaggi ispirati invece al car- tone animato, ai videogiochi da ipad e agli emoticon. Ne risulta una costruzione mol- to personale, impreziosita da un tratto sempre felice e da un co- lorismo che si impone come qua- lità primaria a dispetto delle limi- tate possibilità espressive con- sentite dalla tecnica consueta- mente adoperata dello smalto su tela. Di notevole interesse è anche l'aspetto ritmico delle opere, che attraverso un repertorio figurati- vo estremamente leggero e gaio, riproduce però il movimento tipi- co dell'umanità urbanizzata, dis- giunto e privo di interazioni, e anche caratterizzato da quel mal- celato bisogno di farsi notare e mostrare di sé un'immagine ot- timisticamente dinamica che è ormai diventato uno dei tic della nostra civiltà. Un bel modo per esprimere contenuti rilevanti senza retorica, ma solo con l'uso della forma e del colore. Illuminante il confronto tra il mondo descritto da Willow e quello previsto, tanto tempo prima, dal genio di Fernand Léger. La mostra durerà fino al 26 luglio. L'ARTISTA - Nato nel 1978 a Milano, Willow (Filippo Bruno è il suo vero nome) si è diplomato alla Scuola del Fumetto nel 2000. Da allora ha costantemente collaborato con agenzie pubblici- tarie, case editrici e grandi aziende, e col tempo sempre più con gallerie d'arte, che oggi lo rappresentano in buon numero sia in Italia che all'estero (Düs- seldorf, Berlino, Francoforte, Londra, Miami, Montreal, San Pietroburgo). Sue distintive caratteristiche sono l'eleganza del segno, un notevole senso del colore, ma forse soprattutto una finezza compositiva da vero pittore, che fa da singolare contrappunto ai suoi soggetti, di impronta emi- nentemente fumettistica. I suoi personaggi, strane crea- ture da videogioco in continuo movimento, sono noti al grande pubblico per essere comparsi sulle agende Smemoranda, nelle collezioni Borsalino e Pitti Immagine Uomo, sui divani Luca Boffi e in occasione di tante altre collaborazioni con aziende, nonché a ricoprire interamente un tram jumbo 4900 che ha percorso Milano nel Dicembre-Gennaio 2011 (cam- pagna Mottart, per la Motta). Willow vive e lavora a Bussero, in provincia di Milano. King for a while, 2012, smalto su tela Expop, smalto su tela del 2014