L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-22-2014

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GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | LUCA FERRARI Bagliori mattutini. Stormi di gabbiani. Riflessi. Natura. Tetti a V rovesciata. Villette. Viuzze. Stradine. Canali. Scogli. Sabbia. Nitriti e miagolii. Liberty e cine- ma. Vita quotidiana. Alcuni la conoscono solo di nome, l'isola del Lido di Vene- zia. A molti è nota per essere la sede del più antico festival cine- matografico. Non è sufficiente camminarvi fino al primo tratto di spiaggia per poi tornare veloci in piazza S. Marco. Se siete degli audaci o più poeticamente curio- si, seguitemi. Benvenuti al Lido di Venezia. Si può arrivare con il classico battello attraversando Venezia da tre differenti vie acquee oppure imbarcarsi al Tronchetto sul fer- ry boat con approdo finale alla quasi estremità settentrionale dell'isola, a San Nicolò. Zona po- co abitata. Immersa nel verde. Con la grande omonima chiesa a fissare la laguna nel cui spiaz- zo acqueo, al culmine della festa della Sensa, viene celebrato l'an- tico rito dello Sposalizio del Ma- re. Da qui bastano pochi minuti di camminata per raggiungere il mare con stabilimenti balneari e anche ampie porzioni di spiaggia libera a disposizione. Si può passeggiare sul litorale sabbioso fino ad arrivare alla lunga diga e puntare diritti al fa- ro tra sirene colorate sui massi, solitari pescatori e l'ormai cele- bre scritta "Benvenuti al faro! Rispettate questa oasi di pace". Lasciata la battigia, mi dirigo verso la strada principale, il Gran Viale, perdendomi nella meravi- glia delle maioliche policrome in stile liberty del Grande Albergo Ausonia e Hungaria. Un linguag- gio artistico che caratterizza gran parte dell'architettura insulare. Proseguendo oltre e girato per la vicina via Lepanto, si può godere di ragguardevoli scorci tra canali interni e annessa ampia vegeta- zione che solletica l'acqua verda- stra. Resto ancora lontano dal mare, "trascurando" le spiagge più famose e annesso celeberri- mo Hotel Excelsior. Costeggio la laguna. Sale in cattedra la quiete della poco fre- quentata Riva Corinto (martedì- mercato a parte), l'ideale per ispi- ranti fraseggi interiori. Domina il silenzio fino a quando nell'udito bussa il delicato richiamo equi- no. È in questa parte del Lido infatti che ha trovato casa il ma- neggio dove al piacere di una cavalcata si fonde una vista moz- zafiato. Parallelo ai cavalli sponda ma- re, ecco i murazzi. Un assolo di 5-6 km di diga in pietra d'Istria, costruita per difen- dere gli argini della laguna dall'e- rosione del mare. D'estate la gen- te vi prende il sole, la sera si fan- no grigliate. Di giorno il jogging. In tutto il resto dell'anno si pas- seggia. Posto ideale anche dare spazio all'arte, tra sculture lignee e murales colorati. Sedersi su uno scoglio nelle fredde giornate Tra laguna e mare il Lido di Venezia 11 km da scoprire nella quiete di nebbia è un'esperienza da tra- mandare. Il murazzo è percorribile a pie- di e in bicicletta. Pedalata dopo pedalata si può raggiungere il borgo di Malamocco, antica sede dogale veneziana il cui palazzo del Podestà oggi è sede espositi- va permanente di reperti archeo- logici. La strada principale lungo-la- guna intanto si fa più stretta, sempre supportata dalla natura circostante. Avanti così fino ad arrivare all'altra estremità liden- se, gli Alberoni. Qui, ulteriori aree di spiaggia (libera o a paga- mento) e omonima Oasi (160 ettari circa), sito d'importanza Cinquantesimo anniversario del restauro del Museo di Castelvecchio a Verona, capolavoro del dopoguerra italiano uso militare come deposito di munizioni e armi fino ad ospitare nel Settecento, l'Accademia mili- tare della Serenissima. Nei giorni della rivolta antifrancese (1797) il castello fu teatro di scontri. L'epoca napoleonica avviò una radicale trasformazione della struttura esistente. Il progetto prevedeva la costruzione di una caserma lungo i tre lati della piaz- za d'armi, ma furono edificati solo il lato costeggiante il fiume e quello verso il palazzo Canossa. L'edificio in stile neoclassico continuò a svolgere la funzione militare anche in epoca austriaca. Solo dopo il 1923 il castello abbandonò la connotazione esclu- sivamente militare e subì un pro- fondo cambiamento strutturale a cura di Antonio Avena, direttore dei Musei civici e dell'architetto Ferdinando Dolati: ripristino della cinta merlata, inserimento di elementi architettonici tardo- gotici e rinascimentali, estensione in stile delle decorazioni pit- toriche. A partire dal 1925 il castello divenne sede museale dove tro- varono sistemazione collezioni d'arte di pregevole valore. Sotto la direzione di Licisco Mafa- gnato, a partire dal 1958, venne progettata una nuova sistema- zione dell'intero edificio per riva- lutarne il patrimonio storico e artistico. La revisione critica e storiografica privilegiò l'autentic- ità e l'abbandono di falsi contesti attuati nella ristrutturazione precedente. Il lavoro di ripristino e allestimento museale fu curato dall'architetto Carlo Scarpa. L'originalità delle opere di re- stauro è universalmente ricono- sciuta e rimane uno dei capola- vori della museografia italiana del dopoguerra. Oggi il museo ospita sculture, rilievi ed epigrafi del periodo alto medievale e romanico. comunitaria e Zona di Protezione Speciale. Non solo verde protet- to, c'è posto anche per lo sport. Poco distante infatti ha sede il Circolo Golf Venezia, fondato nel lontano 1928 con l'involonta- ria complicità di Henry Ford, presidente della storica casa automobilistica statunitense, in visita a quel tempo al Lido. Sono quasi arrivato alla fine. Sopraggiungo all'approdo del ferry boat per l'isola di Pellestri- na. La mia ombra si sporge in avanti. Sottraggo lontananza alle frequenze dell'eco. Mi circondo di nuovo orizzonte per valicare il mondo. Questo sarà di certo un altro viaggio. Maneggio fronte mare (Ph. Ferrari) La spiaggia del Lido di Venezia (Ph. Luca Ferrari) La Chiesa del Lido sullo sfondo di una regata di voga (Ph. L. Ferrari) Cinquantesimo anniversario del restauro, splendido e unico, del Museo di Castelvecchio, rea- lizzato dal grande Carlo Scarpa. Il castello di Verona, imponente edificio civile del medioevo, fu costruito tra il 1354 e il 1356 per disposizione di Cangrande II della Scala. Il progetto fu con- cepito dagli Scaligeri come difesa sia dalle invasioni che dalle ribel- lioni popolari. L'area circostante permetteva l'uscita dalla città in modo agevole e veloce: percor- rendo il ponte scaligero, ad uso esclusivo della nobile famiglia, la via d'accesso verso il nord lungo la valle dell'Adige era un riparo sicuro. La posizione geografica- mente strategica della città deter- minò lo sviluppo di un sistema di fortificazione, consolidando quanto rimaneva di epoca romana e comunale. Dopo la dominazione carrarese e viscontea, entrambe di breve periodo, dal 1404 la città divenne territorio della Repubblica di Ve- nezia. Il castello fu destinato ad Il ponte scaligero di Castelvecchio a Verona, concepito come difesa dalle invasioni e dalle ribellioni popolari

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