L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-22-2014

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GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com 'Idiota' non è una persona stupida ma chi sta lontano dalla politica e 'cafone' significa parlar male LUIgI CASALE Oggi voglio parlarvi dei termi- ni idiota e cafone. IDIOTA Se consulto il vocabolario, il primo che mi capita sottomano (Dizionario della lingua italiana, di Devoto e Oli), leggo alla voce idiòta: "Caratterizzato da una vistosa e sconcertante stupidità"; ... e cose simili (più o meno). La definizione del lemma si conclu- de, poi, "dal greco: idiòtes, individuo privato senza ca- riche pubbliche". Faccio notare di passaggio che nella stessa pagina del Dizionario si trovano parole come idiòma e idiotismo, che niente hanno a che vedere con la stupidità. Idioma è una lingua particolare, propria di un gruppo di parlanti ben definito (diciamo: una lingua nazionale o un dialetto); e idiotismo è una forma espressiva particolare, tipica di un gruppo di parlanti molto ristretto (corrispondente, potremmo dire, o a un quartiere o a una città, se non a un gruppo familiare). Allora vado a consultare un vecchio vocabolario di greco an- tico, il buon Bonazzi. Mi pare di capire che l'idiòtes, presso i greci era una persona che in un certo senso viveva da solo, bada- va ai fatti suoi, non si curava di partecipare alla vita pubblica e alla gestione dello Stato. E voi, la chiamate stupida una persona tale? Oggi però utilizziamo la parola col significato negativo dato dal Devoto-Oli, così come ci è arri- vata dai greci dopo essere passa- ta nella lingua latina; e prendia- mo atto dell'enorme scivolamen- to di significato che ha subito per arrivare fino a noi. Però, a ben riflettere, chi è più idiòtes (che pensa ai fatti suoi!) oggi? Chi si tiene lontano dalla politica o chi vi si butta e ci sguazza dentro ? CAFONE A chi piacerebbe essere chia- mato cafone? Eppure, nonostante ciò che si crede, non c'è niente di moral- mente degradante nella parola cafone! Lo spiega bene Ignazio Silone (1900-1978), nella prefa- zione al romanzo Fontamara (1933), dove sceglie per sé il ruolo del narratore, un cafone emigrato in Svizzera, al quale altri cafoni provenienti dalla piana del Fucino, hanno raccon- tato la storia che egli poi si ac- cinge a "narrare fedelmente" nel romanzo "Fontamara". In effetti questa parola è con- notata sotto l'aspetto sociologico e non dovrebbe avere nessuna implicazione di carattere morale, come ho detto. Però, attraverso l'utilizzazione capziosa, per non dire maliziosa, che ne fanno i rappresentanti della classe egè- mone, cioè i ricchi borghesi, le si dà un significato di tipo socio- economico o addirittura morale, falsando completamente il suo originario significato. Silone, dando al testo la forma del genere autobiografico di pri- ma e di seconda mano (il narra- tore che riporta il racconto dei personaggi narranti, come fa Manzoni col manoscritto) riscat- ta la condizione del cafone, fa- cendo vedere come se qualche discriminante, civile o morale, esiste nei rapporti sociali in ter- mini di educazione e di umanità, questa è assolutamente svantag- giosa per la classe dominante: il prete, il farmacista, il maestro, l'avvocato. Almeno, lo era una volta. Si spera! La povertà non è una vergo- gna, come non lo è la condi- zione di cafone. Spesso è più vergognoso il comportamento dei ricchi e dei potenti. Cafone, etimologicamente (cioè, in base al suo significato più antico), non significa né povero, né con- tadino, né incolto, come spesso siamo portati a credere. Questo lo si evince dal discorso che ne fa Silone nel già citato romanzo. All'origine della parola c'è un vocabolo greco, tipico del meri- dione italiano, dove più a lungo si è conservato l'uso del greco attraverso la presenza dell'influs- so della cultura bizantina. Kakòphōnos (plurale: kakò- phōnoi), sono quelli che parlano male una lingua. Attenzione! Questo è il giudizio che ne danno quelli che "ritengono" di parlarla bene, senza rendersi conto che la loro è una lingua completamente diversa da quella dei contadini. Come dice Silone. È la classica scena delle rappre- sentazioni stereotipate di una realtà di paese, in cui il prete, il maestro, il farmacista si colloca- no al di sopra del livello del popolo per una presunta preroga- tiva di parlanti colti. Lo scrittore del Novecento Ignazio Silone

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