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GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 13 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Rispettare un monumento per rispettare l'eredità degli antenati italiani: il caso della statua di Colombo in Argentina Come è noto, i monumenti vengono eretti per rendere perenne memoria a personalità notabili, oggetto di ammirazione e rispetto. Sarà stato certamente questa l'intenzione che portò i nostri predecessori ad innalzare, in occasione del primo centena- rio della "Revolución de Mayo", un monumento a Cristoforo Colombo per donarlo al popolo argentino in riconoscenza per la generosa ospitalità concessa. Forse quegli immigrati non immaginarono che col passare degli anni, la statua avrebbe pro- vocato discordia, polemiche e malessere. Le inusuali peripezie che ha sperimentato in tempi recenti il citato monumento - espropriato, incarcerato, isolato e in procinto di essere sfrattato - sembrano essere sufficienti per diventare una tipica "novela" latinoamericana a puntate. La storia comincia quando agli inizi del 2013 si conoscono le prime voci sull'intenzione del Colón", che alcuni media arriva- no a qualificare come "una deci- sione capricciosa, non priva di pregiudizi ideologici e razzisti" da parte del governo della Presidente Cristina Fernandez de Kirchner, ma che in fondo si tratta di una offesa alla comunità e in qualche modo a tutti gli argentini che hanno antenati giunti da oltreoceano. Nonostante le polemiche suscitate dalla decisione presi- denziale, il potere sembra impermeabile e sordo alle prote- ste, al punto che poco dopo il monumento è stato circondato da strutture metalliche, arnesi e gru, chiaro indizio che il traslo- co diventava imminente. L'"accerchiamento" del monu- mento ha richiamato l'attenzio- ne di legislatori della Città di Buenos Aires e di dirigenti della collettività che si sono recati in Piazza Colombo per raccogliere informazioni e manifestare l'opposizione alla decisione, al punto che c'è stato qualche taf- feruglio tra funzionari nazionali La statua di Colombo è stata rimossa "ufficialmente" per un restauro be avere un comune interesse nella difesa del personaggio Cristoforo Colombo. Il monumento della discordia è causa anche del malessere del governo italiano che tramite l'Ambasciatore ha trasmesso alla segreteria della presidenza il disagio della nostra comunità. La nostra comunità, che ha donato il monumento, non è stata consultata e non ha voce in capitolo e le sue domande sono passate in secondo piano. Nonostante tutto, il nostro obiet- tivo rimane quello di rendere omaggio ai nostri predecessori. Tra le virtù che ha avuto Colombo, c'è stata anche la per- severanza, per cui bisogna conti- nuare ad impegnarsi in difesa del "nostro" monumento. Perché, come diceva Mahatma Gandhi: "Forse domani dovremo sederci davanti ai nostri figli per riconoscere che siamo stati sconfitti. Ma sarà sempre meglio di non poter guardarli negli occhi e spiegare che non abbia- mo avuto il coraggio di lottare". Il caso-monumento resta sulle pagine della "Tribuna italiana", settimanale di Buenos Aires.La statua è stata rimossa con la motivazione ufficiale di un necessario restauro. nei giorni scorsi gli italo-argentini e le associazioni per la salvaguardia del passato storico e artistico di Buenos Aires hanno chiesto l'intervento del Papa presso la Presidente argentina Cristian Kirchner perché sia salvata la statua di Cristoforo Colombo, una volta situata dietro la Casa Rosada. Le proteste degli italo-argentini contro la decisione del governo: ora hanno chiesto l'intervento del Papa wAlteR CICCIoNe governo nazionale di spostare la scultura a Mar del Plata, città a 400 km dalla capitale, e al suo posto mettere un'altra, quella di Juana Azurduy, eroina delle guerre dell'indipendenza argen- tina. Partendo da quella prima puntata, la nostra "novela" sve- glia l'interesse del pubblico e provoca inquietudine nella comunità italiana, che reagisce inviando richieste di precisazio- ni e chiarimenti alle autorità e convocando una manifestazione di protesta il 23 aprile, alla quale prendono parte 300 persone. La conferma ufficiale da parte della "Casa Rosada" della volontà di spostare il monumen- to a Colombo, ha dato un rinno- vato impulso e attualità alla que- stione, e ci pone di fronte ad un'altra realtà del conflitto. La decisione è considerata arbitraria e ingiusta e gli argomenti del governo sono deboli e inconsi- stenti, e l'impressione è che nascondono il vero proposito del trasloco, che va inquadrato nel contesto di una campagna "anti- e funzionari comunali. La tregua è arrivata quando la magistratura ha deciso una misura cautelativa che ha ordinato la sospensione dei lavori attorno al monumento, in attesa della decisione finale. Quasi subito istituzioni come Fediba, Comites e altre, hanno convocato una nuova manifesta- zione in Piazza Colón, in coinci- denza con la "Giornata dell'Immigrante Italiano in Argentina". La mobilitazione, per quanto riguarda il numero di parteci- panti, è stata inferiore alla prece- dente, ma ha avuto una ripercus- sione maggiore nei media. Un evento quindi, che ha mostrato i due lati della moneta, da una parte, quello positivo, dell'entu- siasmo maggiore e una organiz- zazione migliore, frutto forse dell'impegno delle nuove auto- rità di Fediba per le quali la manifestazione è stata una spe- cie di presentazione in società. Il nuovo presidente Dario Signorini, in questo caso coordi- natore e unico oratore nell'even- to, in tono energico ed emotivo, richiamò l'attenzione su di sé, spiegando tra l'altro che: "Questo monumento non dev'essere spostato, perché testi- monia l'affetto e la fratellanza tra argentini e italiani, per cui chiediamo alle autorità di rispettare il significato profondo di questo dono fatto col sacrifi- cio e l'amore degli emigrati, proprio per esprimere, il proprio omaggio all'Argentina. Rispettare il monumento è un modo di rispettare l'eredità dei nostri antenati". Il rovescio della medaglia è stato la constatazione che la pro- testa non raccoglieva affatto il numero di aderenti che c'era da aspettarsi, al punto che un setto- re dei numerosi inviati della tv, decise di spegnere le telecamere ed altri a ritirarsi, ragion per cui il giorno dopo, nelle loro crona- che, molti riportarono aspetti folcloristici e pittoreschi dell'evento tipo: "la collettività italiana protagonista di una colo- rita protesta in difesa del monu- mento a Colombo, esibendo manifesti e bandiere, protestan- do al ritmo di tamburelli e fisar- moniche e cantando canzonet- te...". In altre parole, hanno preso la manifestazione come una specie di "protesta all'italiana", che per modalità e partecipazione non è stata efficace, il che ci induce a ricordare quella battuta di Albert Einstein: "Se cerchi risultati diversi, non fare sempre lo stes- so". È il caso di domandarsi, di analizzare in profondità le ragio- ni di un lungo elenco di assenti in questa vicenda. Da dirigenti locali, rappresentanti di associa- zioni, i nostri parlamentari, "i soliti ignoti", gli opportunisti che compaiono solo quando c'è da chiedere il voto, i "notabili", i personaggi locali, artisti, politi- ci, imprenditori, giornalisti ed altri, premiati col titolo di "Ambasciatori dell'Italianità", così come i parlamentari che fanno parte del Gruppo di Amicizia con l'Italia, e gli argentini di origine italiana, e persino la mancanza di solida- rietà da parte della collettività spagnola locale, la quale dovreb- ricchezza e di risorse che potrebbero essere tanto valoriz- zate da essere potentissimi motori di sviluppo economico, ancor più preziosi e opportuni considerando l'attuale momento critico. Un peccato e un com- portamento insensato e contro- producente, l'indifferenza e l'abbandono del nostro patrimo- nio artistico, culturale e archi- tettonico, che certo non ci appunta stelle al merito. Dovremmo prendere lezioni da chi, italiano all'estero, difen- de i pochi simboli di italianità. Come la statua di Colombo a Buenos Aires, tema del nostro Focus. Il monumento non è certo il Colosseo o la Torre di Pisa ma, al di là del pregio arti- stico, per chi ha solo quello come traccia del passato della comunità di appartenenza, difenderlo, proteggerlo, è un'esigenza primaria. Il segno di identità, l'eredità che si lascerà, sarà anche la bat- taglia fatta per conservarlo da una comunità che chiede di sopravvivere all'omologazione, di non disperdersi nel melting pot delle etnie. È un voler resi- stere come comunità italiana all'estero anche dentro metro- poli che, con i loro milioni di abitanti, farebbero presto a inghiottirla nella massa, a can- cellare le differenze. Senza con- tare che, per tutti quei cittadini che difendono la loro etnia pri- migenia, la prima regola è esse- re cittadini del Paese che li ospi- ta, cioè argentini nel caso della statua di Colombo. Ma è la loro lezione di civiltà che conta, che importa per il messaggio che trasmette. Se si difende un simbolo in cui si riconosce un popolo, biso- gna leggere tra le righe degli accadimenti: non è un inutile conservatorismo, ma un tentati- vo di resistere così come ci si sente di essere. In questo caso italiani, anche se si vive all'estero o lì si è nati e cresciuti magari da genitori già oriundi. La lezione di civiltà che c'è nei tanti monumenti da conservare Continua da pagina 1 La statua di Colombo nella piazza alle spalle della Casa Rosada