L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-17-2014

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GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 31 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Zugliano, comune veneto di 6.767 abitanti della provin- cia di Vicenza. Il territorio fu certamente abitato in epoca preistorica. Negli ultimi anni gli sporadici ritrovamenti di frammenti ceramici, di utensili e di selci lavorate risalenti forse all'età del Bronzo hanno avvalorato quella che sem- brava essere solo un'ipotesi. Resti archeologici costituiti da materiale ceramico fanno supporre che, questo luogo fu abitato già 300 anni prima di Cristo. Anche nel perio- do romano la zona pedemontana vicentina fu sicuramente abitata come dimostrano i recenti ritrovamenti, ma anche le interessanti scoperte di pavimentazioni e oggetti tardo- romani nei pressi della chiesa di S. Maria di Zu-gliano. Il ritrovamento di una moneta del 200 d.c. e di una decina di scheletri con paramenti ed armi fatti risalire all'epoca longobarda sono ulteriori testimonianze della presenza di antichi abitatori nel territorio. Il ruolo decisivo e la spinta fondamentale nell'opera di regolamentazione fondiaria, è certamente opera dei Benedettini che a partire dai secoli VII-VIII d.c., bonificarono la pianura paludosa e disbo- scarono le prime alture collinari, mentre la parte più ele- vata delle colline delle Bregonze rimase a bosco ancora per molti secoli, almeno fino al secolo XVII. Tra i monu- menti del luogo spicca Villa Giusti Suman. Di proprietà del Comune fu costruita nel 1400 dai nobili Zoiano e, più volte rimaneggiata nei secoli, assunse l'attuale aspetto alla fine del Seicento. La facciata principale è rivolta a sud verso la corte interna, chiusa nel lato est dalle scude- rie e un tempo anche da rustici e da colombare, ma anche verso la via principale che da Thiene passando per le Fontane e la Crosara portava a Lugo e Calvene. La villa si mostra alla pianura e al paese con le sue dimensioni imponenti e con i movimenti lievi, ma d'effetto del pro- spetto, coronato dal timpano e da statue, totalmente rico- perto da marmorino, stucchi e affreschi di rilievo. L'edificio è stato recentemente oggetto di una complessa opera di ristrutturazione e restauro. Abetone è un comune toscano di 697 abitanti della pro- vincia di Pistoia. Venne fondato nel 1936 prendendo una parte del territorio del comune di Fiumalbo e una di Cutigliano. È noto come località di villeggiatura sia esti- va che invernale. L'Abetone è situato nell'alta Montagna pistoiese, nell'alta valle del Sestaione ad un'altitudine di 1388 metri presso il confine con l'Emilia-Romagna e sorge presso l'omonimo valico appenninico. Il territorio dell'Abetone è sempre stato (almeno fino dal tempo dei romani) luogo di valico dell'Appennino, tant'è che si narra sia stato utilizzato anche da Annibale per entrare nell'Etruria. Nel 1766 iniziò la costruzione della strada (già pensata fin dai primi del secolo) che univa il Granducato di Toscana con il Ducato di Modena attraver- sando l'Appennino, nel tratto più basso chiamato "Ser- rabassa" dai modenesi e "Boscolungo" dai toscani, e creando appunto il "Passo dell'Abetone". Tra i due Stati fu convenuto di avviare i lavori contemporaneamente partendo dal confine, questo per evitare tardivi ripensa- menti. Nell'aprile del 1766 si iniziarono i lavori, ma sic- come un miglio sopra Fiumalbo la neve era alta due brac- cia, si sarebbe cominciato il lavoro più in basso, appena pronti gli arnesi da sterro. Il primo colpo di piccone, per la parte modenese, fu dato il 28 aprile 1766, appena sopra Fiumalbo, presso il luogo chiamato Il Baldinare, dove sorsero le prime baracche e ricoveri per gli uomini e gli attrezzi. Seicento operai divisi in sei compagnie, tra cui più di 50 scalpellini, misero mano al lavoro in due posi- zioni diverse, mentre il lavoro dei toscani si era già cominciato alle Ferriere di Mammiano. Da lì i lavori si estesero con crescente lena verso il confine toscano e durante l'estate anche verso Modena. Durante la costru- zione fu abbattuto un abete talmente grande da non poter essere abbracciato neppure da sei persone e dal quale nacque il nome Abetone. La strada fu inaugurata il 1º maggio 1781 ed ebbe grande importanza nel collegare la Toscana. Sul confine, furono create due piramidi di bozze, adorne degli stemmi dei due ducati. Bidonì, comune sardo di 150 abitanti della provincia di Oristano. È uno dei comuni più piccoli per superficie della Sardegna ed è situato a 260 metri sul livello del mare all'interno dell'area geografica del Barigadu. Si affaccia sul lago Omodeo, uno dei più grandi bacini arti- ficiali in Europa, cogliendone tutti gli aspetti naturalistici, ambientali e paesaggistici. Malgrado le sue ridotte di- mensioni, il borgo sardo offre diverse attrattive storiche, culturali e naturalistiche di grande pregio. Di recente sco- perta, e di notevole interesse, il tempio di Giove, situato sulla sommità del colle di "Onnariu", alla periferia del paese, su una collina della quale occupa il versante meri- dionale e la sommità. Unico nel suo genere in Sardegna, sia per le caratteristiche costruttive che per l'ambientazio- ne e, ancora, per le dimensioni ragguardevoli. Il tempio è dedicato a Giove, come si ricava dall'iscrizione incisa su uno dei lati corti dell'altare di forma parallelepipeda. L'area archeologica è ancora oggetto di scavi e pertanto non fruibile ai visitatori. L'origine del nome è data dall'unione di due parole fenicie: "beth" che significa paese, "onì" che significa fonte, per indicare quindi la zona particolarmente ricca di acque, grazie alla vicinanza del lago Omodeo che ad oggi rappresenta un ecosistema di rilevanza fondamentale per il sistema ambientale di questa regione. I primi documenti che attestano l'esisten- za del villaggio risalgono al 1157: in un antico scritto, il paese venne dato in dono da Barisone, Giudice di Ar- borea, alla sua sposa. Durante il Medioevo Bidonì passò sotto la giurisdizione della curatoria di Parte Guilcer, sino alla conquista aragonese. Durante la dominazione spa- gnola il villaggio passò sotto il controllo del feudo della famiglia De Ligia. Dal XVI al XVII secolo, a causa di numerose carestie e pestilenze, l'area si spopolò tanto che in un censimento del 1698 il villaggio risultò il meno popoloso della zona. Intorno al 1700 divenne prima mar- chesato della famiglia Todde e poi passò alla famiglia Pes, fino all'abolizione del feudalesimo nel 1839. Il piccolo centro dell'Abetone, nota località sciistica toscana Villa Giusti Suman a Zugliano (Ph: Roberta Balzan) Il centro abitato di Bidonì Dopo Vasari (che, nonostante la franca antipatia, gli riserva nelle Vite uno dei profili biogra- fici più lunghi) e Francesco Bocchi (Le Bellezze della città di Firenze, Firenze 1591), l'ammi- razione per Baccio Bandinelli non conobbe flessioni nei due secoli successivi, raggiungendo anzi il suo apice durante l'età del Neoclassicismo. Fu a partire da Jacob Burckhardt che l'Ottocento revocò in dubbio tale altissima considerazione, che conobbe ulteriori rovesci di fortuna nel secolo scorso, come si registra nei giudizi francamente limitativi espressi da studiosi del calibro e dell'influenza di Bernard Berenson e John Pope-Hennessy. È altresì innegabile, sia dal punto di vista storico, sia sotto il profilo generale della qualità, che nella scultura fiorentina del Cinquecento - a parte il fuoriclas- se Michelangelo, peraltro ben presto attivo soprattutto a Roma - Baccio Bandinelli si imponga come la figura di maggior rilievo, assieme a Jacopo Sansovino e Benvenuto Cellini. Suoi committenti principali furono Leone X e Clemente VII, i due grandi papi di casa Medici, e il Duca Cosimo I: il che signifi- ca che Bandinelli, in un contesto che vedeva all'opera artisti di ec- celso livello tecnico, fu in grado di assicurarsi alcune fra le im- prese più significative della pri- ma metà del secolo. La mostra del Museo Nazionale del Bargello a Firenze ha allineato gran parte delle sue opere di scultura che per misure e stato di conservazione erano tem- poraneamente trasferibili, i di- segni e le incisioni di sua inven- FABrIZIO dEl BIMBO La scultura di Baccio Bandinelli al Museo del Bargello di Firenze zione, bronzetti, medaglie e un raro modello in cera. Accanto a celebri lavori come il Bacco di Palazzo Pitti, la serie di opere conservata allo stesso Bargello o i rilievi marmorei del coro del Duomo, sono stati espo- sti i Busti di Cosimo I e il Mercurio giovanile del Louvre. Presenti, inoltre, la Leda e il cigno, unico dipinto del Bandinelli di sicura autografia, nonché il Ritratto di Baccio Bandinelli, opera dell'ambito di Andrea del Sarto che raffigura lo scultore in giovane età, conser- vato presso l'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Esposti, infine, i rilievi in marmo, stucco e bronzo, a lui riferibili con certezza o diretta- mente derivati da suoi originali, a confronto con studi grafici pre- paratori. I grandi monumenti pubblici, necessariamente assen- ti, sono stati illustrati in una sezione del catalogo, e documen- tati nella mostra con un video. Baccio Bandinelli, Ebbrezza di Noè (1530), Museo Nazionale del Bargello Baccio Bandinelli, Busto di Cosimo I del 1544, Museo del Bargello

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