L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-17-2014

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A r t . 1 D i c h i arazione Universale dei diritti dell'uomo Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratel- lanza. Ecco, io sono figlia di questi ideali. Io non ho vissuto la guer- ra, ma la porto dentro nei raccon- ti dei miei parenti, delle mie zie e dei miei nonni, degli amici che ora non ci sono più, ma che quan- do ero piccola mi intrattenevano vicino a una vecchia stufa a legna e, mentre bolliva la moka con il caffè per i grandi, mi raccontava- no storie di guerra e d'amore. Quell'amore per le donne di altre patrie e per gli ideali di libertà e giustizia, che hanno dato loro la forza di vivere e sopravvi- vere a terribili avversità. Il 25 aprile del 1945 morì nonno Giacomo, in un sanatorio dove era finito in seguito alle sevizie subite per non aver rinun- ciato ai suoi principi, per aver aiutato, soccorso e nascosto dei paracadutisti inglesi, per non aver detto dove erano e dove si nascondevano i suoi compagni della Brigata Garibaldi. Morì senza sapere che il suo sacrificio non fu vano. Nonno Giulio, invece, era attendente del Re e lo aveva seguito in Grecia, non amava la guerra, ma seguiva la Corte e portava i ravioli al "plin", col pizzico, quelli veri piemontesi, li portava a cavallo da Torino al fronte perché il Re non poteva mangiare altro. Nonno Giulio è morto centenario, aveva anche lui ideali di libertà e uguaglianza, ma appena poté, rientrò in Patria e si occupò dei suoi noccioleti fino all'ultimo giorno della sua vita. Lo trovammo riverso sotto il nocciolo più grande, un bel giorno di primavera. Volevo bene a tutti e due, se non altro, nonno Giulio mi pote- va raccontare e incantare, lui aveva preferito la vita e mi dice- va della morte e della guerra con infinita tristezza, come una cosa che ormai non lo riguardava più e gli si velavano gli occhi solo quando ricordava i suoi compa- gni che, invece, non avevano potuto scegliere. Loro, mi diceva cinicamente, erano sicuramente tutti uguali sotto tre metri di terra. Storie diverse di un'unica tra- gedia. Di nonno Giacomo mi rimane una sbiadita fotografia a cavallo, la Croce di guerra e qualche laconica riga in un libro sui partigiani liguri. La sua è una storia strana. Da piccola mi chiedevo per- ché, mentre mi parlavano in ita- liano, io rispondessi in greco. Mi ha cresciuto una nonna greca: mentre la mamma era intenta al lavoro io rimanevo con lei, ero molto piccola, ma mi ricordo tutto quello che mi ha detto con impressionante lucidità. I suoi racconti erano a volte tristi e pieni di rimpianto, altre volte rabbiosi e colmi di astio nei confronti degli invasori. Lei, fiera discendente delle amazzoni fondatrici della sua città natale, aveva dovuto scappare in Italia con il marito, dopo l'ennesima sanguinosa incursione da parte dei turchi nei confronti dei cri- stiani. "Cleanthy (questo è il mio nome greco) - mi diceva - nessu- no può toglierti la libertà o farti sentire diversa o inferiore agli altri, ricordati cosa abbiamo pas- sato per conquistare la dignità: hanno trucidato i nostri familiari e violentato le nostre donne! Il giorno che partii, Smirne in fiamme illuminava il cielo nero di fumo, mentre il sangue dei martiri colorava il mare antistan- te". E una lacrima le solcava il viso rugoso, ma in un attimo i suoi fiammeggianti occhi verdi riprendevano la fierezza di un tempo, di quando donna, ormai vedova e sola, con coraggio, aveva dovuto affrontare terribili privazioni e sofferenze in un Paese straniero. In Italia negli anni Venti la propaganda fascista prometteva nuova vita per gli italiani di Grecia, coloro che sarebbero rientrati, all'epoca della ricerca del "consenso" politico di cui parla Renzo De Felice nei suoi testi, avrebbero avuto case e lavoro. Mio nonno era nato in Turchia, a Istanbul, da padre ita- liano e madre austriaca. In quel Paese straniero, che aveva accol- to il bisnonno fuoriuscito dalla oggi ci sono persone che fuggono dai loro Paesi straziati da carestie e guerre, che si imbarcano in un'avventura che sembra a volte senza speranza, ma che invece non lo è. Perché su quel barcone, su quella carretta del mare o sti- pati dentro un sottofondo di un tir, cercano la pace, la dignità, la vita. Una vita migliore, per sé e per i propri figli. Quel viaggio, di cui non sanno l'esito fino alla sua conclu- sione, è sempre qualcosa di meglio di quello che hanno nel loro Paese. È un viaggio della speranza per la dignità. È un grido che si leva contro il cielo: è la Speranza (con la S maiuscola), che possiamo dare solo noi con l'accoglienza decorosa, la tolle- ranza e una possibilità di riscatto da una vita segnata dal dolore. Cercano nel nostro Paese la democrazia che loro non hanno, una democrazia giusta dove non è solo il governo della maggio- ranza, ma è soprattutto dove anche le minoranze possono esprimersi liberamente e dove i loro progetti trovano una giusta manifestazione. GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Ieri come oggi immigrati, profughi, stranieri cercano lontano dalla propria terra una vita migliore per i propri figli Con questa narrazione ho voluto ripercorrere la storia della mia famiglia per portare un esempio di come potrebbe essere Tumulti cittadini a Genova nel 1848 contro le truppe piemontesi CINZIA MArIA rOSSI la vita di una seconda e di una terza generazione di immigrati, di profughi, di stranieri che hanno scelto per un qualsiasi motivo di vivere fuori dalla pro- pria Patria. Ho cercato di rendere viva l'esperienza portando il lettore nel centro della vicenda: i miei parenti non sono tornati indietro, hanno scelto di vivere in Italia e in un certo modo sono stati aiuta- ti, negli studi e poi nel trovare lavoro. Come "orfani di guerra" è stato comunque riconosciuto loro uno status. Sì lo Stato è stato riconoscente, ma l'evoluzione culturale del pensiero sociale è molto più lenta. Vi sono ancora resistenze nei confronti degli stranieri e il più delle volte si confonde la figura dell'immigrato con quella generi- ca del delinquente. Un uomo, in questo caso mio nonno, cerca la dignità e la trova dando la sua vita per la Patria che lo ospita e che all'inizio non lo ha neanche voluto. Un simbolo quasi anacronistico, ma anche PrOSEGuE A PAGINA 23 La bandiera della Brigata Garibaldi, che portava avanti la Resistenza anti-fascista Lo status di orfani di guerra consen- tiva di ricevere aiuti materiali Ieri come oggi: cambiano popoli e cause, ma non cessano i viaggi della speranza di una vita migliore in un altro Paese

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