L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-14-2014

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inizio. La storia del portico come la fondazione del santuario sono legate all'icona della Vergine con Bambino che vi è custodita dentro. La leggenda vuole che un pellegrino-eremita greco, in pellegrinaggio a Costantinopoli, abbia ricevuto dai sacerdoti della basilica di Santa Sofia il dipinto, attribuito a Luca evan- gelista, per portarlo sul "monte della Guardia", così come era indicato in un'iscrizione sul dipinto. L'eremita si incamminò così in Italia alla ricerca del colle della Guardia su cui portò il dipinto in processione. Con il crescere dell'afflusso di pellegri- ni verso il santuario, si decise di costruire il lunghissimo portico, per proteggerli dalla pioggia. Non sarebbe casuale il fatto che il portico sia composto esat- tamente da 666 archi: il numero diabolico sarebbe stato utilizzato per indicare che il porticato sim- boleggia il "serpente", ossia il Demonio, sia per la sua curve, sia perché, terminando ai piedi del santuario, ricorda la tradizio- nale iconografia del Diavolo sconfitto e schiacciato dalla Madonna sotto il suo calcagno. In passato, la salita si faceva in ginocchio e pregando. Oggi salirvi a piedi è tradizione in caso di grazie ricevute, come per un aiuto in amore o per un esame. Il portico è anche il luogo prediletto dai bolognesi per fare jogging, mentre i turisti seduti comodamente su un treni- no sfrecciano al loro fianco. Università fu promulgato un bando per cui nessun nuovo edi- ficio doveva essere privo di por- tico alto almeno sette piedi bolo- gnesi (2,66 metri), cioè quanto un uomo a cavallo e largo altret- tanto. A queste misure non ci si attenne scrupolosamente specie nelle zone più povere, in cui i portici venivano costruiti con dimensioni decisamente inferiori come il portico di Via Senzanome che misura 95 cm di larghezza. Se in principio i portici veni- vano realizzati in legno, succes- sivamente ad un decreto emana- to nel 1568, furono convertiti in laterizio o pietra. Nella seconda metà del Cinquecento nacquero molte vie porticate come quella che sostie- ne la chiesa di San Bartolomeo in strada Maggiore e il portico dell'Archiginnasio eretto dal Terribilia nel 1563, noto come "Pavaglione". Bologna vanta il primato del portico più lungo del mondo. Questo famoso portico condu- ce al Santuario della Madonna di S. Luca. Dal primo arco di porta Saragozza al Colle della Guardia il portico di San Luca è formato da 666 archi, 15 cappel- le e misura 3,796 km. La costru- zione del tratto in pianura prese avvio nel 1674 e fu completata in soli due anni, snodandosi fino all'arco del Meloncello eretto tra il 1719 e il 1732, punto in cui inizia il tratto collinare. I lavori di questo terminarono nel 1739, a distanza di 65 anni dal loro "Sovente, alle due di notte, rientrando nel mio alloggio, a Bologna, attraverso questi lun- ghi portici, l'anima esaltata da quei begli occhi che avevo appe- na visto, passando davanti a quei palazzi di cui, con le sue grandi ombre, la luna disegnava le masse, mi succedeva di fer- marmi, oppresso dalla felicità, per dirmi: Com'è bello!". Così Stendhal, nel 1826 nel suo Voyages en Italie esprimeva la sua ammirazione per l'archi- tettura del centro storico bolo- gnese. Un paesaggio urbano caratterizzato da una fitta rete di camminamenti protetti che rag- giunge i 40 chilometri, con sof- fitti molto alti oppure bassissi- mi. Candidati ad essere "patrimo- nio dell'umanità" Unesco, i por- tici di Bologna rendono la città emiliana unica al mondo. Certo, la comodità di uno spa- zio colonnato, aperto all'esterno eppure riparato perché coperto da un tetto, non fu certo una scoperta bolognese. Greci e Romani se ne erano avvalsi ampiamente nei luoghi pubblici, cuori pulsanti della vita politica e degli affari, per consentire lo svolgersi di attività all'aperto in caso di pioggia o sole battente. Per quanto nella colonia romana di Bononia vi fosse già la presenza di portici, la diffu- sione di questo tipo di architet- tura si ebbe a partire dal tardo Medioevo per tener testa al forte incremento della popolazione dovuto all'arrivo di studenti e letterati all'Università di Bologna che nell'XI secolo godeva già di una fiorente scuo- la giuridica. L'arrivo degli studenti da tutte le parti d'Europa ha plasmato l'architettura della città. Fu necessaria la costruzione di unità abitative per accoglierli e si provvide ampliando i piani superiori delle case con una camera in più poggiante sugli "sporti", una specie di balcone di legno costruito sulla facciata per ampliare lo spazio dei piani alti. Gli "sporti" col tempo aumentarono in grandezza e si dovettero costruire colonne di sostegno dal basso, cioè sulla strada, perché non crollassero. Nell'XI secolo troviamo le GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2014 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | lucA Dell'AquIlA Il portico di casa Isolani, il più antico di Bologna I portici di via Saragozza con il loro via vai giornaliero e notturno, i bar e i negozi sono un ritrovo tipico bolognese Candidati ad essere patrimonio dell'Umanità, i primi portici furono eretti a cominciare dal Medioevo per accogliere i tanti studenti universitari A Bologna c'è il portico più lungo del mondo: quasi 4 km Il portico di San Luca ha 666 archi, 15 cappelle e misura 3,796 km prime testimonianze dell'erezio- ne di portici, come risulta da un contratto d'affitto di una casa stipulato dal monastero di Santo Stefano del 1091, con l'impor- tantissima specifica che il suolo del portico era sì privato, ma doveva rimanere di uso pubbli- co. Grazie a questa clausola, ancora in vigore, i portici sono diventati un luogo, di socialità e commercio, un salotto all'aperto e il simbolo dell'ospitalità bolo- gnese. Uno dei pochi esempi rimasti di portico medievale è quello di Casa Isolani in Strada Maggiore. Il portico, sorretto da altissime travi di legno (circa 9 metri) fu eretto intorno al 1250. Le travi sono in legno di quercia e sostengono lo sporto del terzo piano dell'edificio. A Bologna sopravvivono ancora otto porti- ci in legno. Oltre Casa Isolani, sempre al Duecento, risalgono l'elegante casa Grassi di via Marsala, l'edificio che la fron- teggia e casa Rampionesi in via del Carro. Del Trecento sono invece: casa Azzoguidi-Rubini in via San Niccolò, casa Seracchioli al principio di via Santo Stefano, fino all'ex orfa- notrofio di via Begatto. Il più giovane portico in legno è quel- lo di via Gombruti 17 (XV secolo). A partire dal 1288 iniziò la loro massiccia costruzione ed espansione. Nel 1288 per dare riparo ai commercianti e agli studenti della nascente

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