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GIOVEDÌ 14 AGOSTO 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Conta l'origine dei numeri. Non importa arrivare primo, secondo, ultimo o penultimo luIGI cAsAle Chiunque può avvicinarsi al lavoro che stiamo portando avanti da qualche mese su queste pagine. Se ciò interessa, natural- mente. Soprattutto, lo si può fare autonomamente: a partire da un buon dizionario della lingua ita- liana. E ce ne sono diversi in commercio. Non è necessario che siano dizionari etimologici. Basta che siano ben fatti: con coscienza e con finalità chiare. In genere non mancano i rimandi alle radici latine e gre- che del lessico italiano, o a paro- le delle lingue che hanno influenzato l'italiano. Questa premessa vuol essere un incoraggiamento (e una rassi- curazione) ai nostri lettori, e spe- cialmente a quegli studenti che affrontano lo studio del latino e del greco, o che familiarizzano con le lingue europee. Ma anche con le parlate di altri immigrati. Tuttavia è difficile, forse complicato, ricostruire l'origine del nome dei numeri. Ma, in coerenza con la premessa, non è di questo che voglio parlare. Si sa che per le lettere, la rap- presentazione grafica (grafemi) dei suoni della lingua (fonemi), dovette essere un ideogramma; cioè dei disegni stilizzati di oggetti che col tempo, ridotti all'essenziale, hanno preso la forma delle lettere. Finché, pro- seguendo ancora il processo di astrazione, alla fine ogni segno continuando a richiamare alla mente l'oggetto designato, è fini- to col simboleggiare il fonema caratteristico inconsciamente collegato all'oggetto stesso. Diversamente per i numeri, che per la loro natura concettuale potevano essere rappresentati realisticamente; almeno i primi cinque che indicavano una esi- gua quantità di unità. Ma per i nomi? Qui possiamo supporre che i nomi dei numeri, originariamente dovettero indi- care cose, fatti, ed esperienze che in qualche modo fossero legate a quelle realtà della vita quotidiana che si presentavano come insieme di unità, un uni- cum collettivo. Gli occhi, le gambe, le zampe, le dita (per mantenerci ad una realtà molto vicina). E in seguito altre imma- gini, legate a situazioni partico- lari o ad esperienze originali, possono aver imprestato i loro nomi ai numeri. Poi sarà venuto il momento dei multipli, con i meccanismi logico-linguistici che conosciamo, anche se i crite- ri alla base dell'organizzazione numerica non sono identici in tutte le lingue. Così alla fine la visione seria- le della realtà e la sua rappresen- tazione nella lingua (e nella scrittura), si sarà imposta alle operazioni contabili: conteggio dei capi di bestiame, schiera- mento dei soldati, registrazione delle scorte nei magazzini, o delle operazioni di baratto. E solo allora si saranno specializ- zate le tecniche di calcolo rapi- do, a partire dall'addizione, prima con le unità semplici poi con quelle complesse, fino alla creazione di procedure sintetiche schematiche e formalizzate. Oggetti, idee, ed ideogrammi, la procedura che, come si ritiene, ha dato origine ai sistemi di rap- presentazione grafica. Finalmente, implementandosi il linguaggio, il processo logico avrà trovato formule a mano a mano che l'uomo scopriva tutti i tipi di relazione numerica tra gli oggetti e, in astratto, tra i nume- ri. Fino alle misurazioni e ai relativi calcoli. La meraviglia di fronte al mistero (l'esattezza) dei numeri e del loro complesso gioco di ricorrenze e di rimandi ha portato l'uomo a considerarli sostanze soprannaturali, e sim- boli di valori morali: l'Assoluto. Ma i linguisti sono dei lette- rati: né filosofi, né naturalisti. Perciò dobbiamo procedere a partire dalle parole. I numeri, dalla grammatica, sono definiti aggettivi (nomi aggettivi), perché sono accompa- gnati a un nome, all'origine. Se isolati, possono essere sostantivi (nomi sostantivi). Essi di norma aggiungono (ad-iectum) al nome sostantivo un elemento che carat- terizza la sostanza del nome per il suo aspetto quantitativo. E questi aggettivi (numerali) a seconda di come vengono usati (e da come sono strutturati lin- guisticamente) si distinguono in cardinali, ordinali, distributivi, moltiplicativi, avverbiali (essen- do veri e propri avverbi). Non potendo spiegare l'origi- ne dei nomi dei numeri, cerche- remo di vedere parole che con i numerali hanno un rapporto stretto: primo, secondo, penulti- mo, ultimo. "Primo" (latino: primus) è un superlativo derivante dall'avver- bio latino prae (avanti). Da prae si formano il comparativo prior e il superlativo primus (avanti a tutti). "Secondo" (lat.: secundus) è un aggettivo verbale dal verbo sequor (seguire). È quello che è destinato a seguire. "Ultimo" (ultimus) è anch'esso un superlativo. Dall'avverbio ultra (al di là) si formano il comparativo ulterior e il superlativo ultimus (che viene dopo tutti gli altri). "Penultimo" è formato da paene + ultimus, dove paene è un avverbio che significa quasi. (Vedi: penisola, penombra, ecc.).