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GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Tutte le cose 'da fare' finiscono in agenda. Possiamo però scriverle sul diario 'giorno per giorno' LuIGI cASALE Faccio in tempo a parlarvi di agenda? Certo, avrei potuto farlo prima! Considerato l'uso diffuso della parola specialmente negli ultimi tempi. Nella pratica noi sappiamo che cosa sia l'agenda: un libro, un quaderno, un brogliaccio, dove vengono annotati gli appuntamenti, le date importanti, le cose da fare; oppure dove sono fissate quelle annotazioni di carattere personale di cui vogliamo lasciare memoria allo scopo di poter ricostruire in futu- ro la nostra storia personale. Questa seconda utilizzazione avvicina l'agenda a quell'altro libretto che chiamiamo anche diario. Per l'esperienza che ne abbiamo, potremmo dire allora che l'Agenda (quella che in que- sto inizio d'anno abbiamo rice- vuto in dono specialmente da Banche, Assicurazioni, Uffici di rappresentanza, Ditte e Società di servizi) è più professionale, destinata agli adulti, o per lo più a persone di un certo impegno e responsabilità. Il Diario, invece, scolari e studenti ce l'hanno nella cartella scolastica dove annotano, insie- me agli impegni giornalieri di scuola, anche i compiti assegna- ti, da svolgere a casa. Le due cose potrebbero però ridursi alla medesima funzione, compreso anche il lavorio quotidiano di ricerca interiore fatto giorno per giorno attraverso la registrazione del vissuto: incontri, emozioni, fantasie, riflessioni, decisioni, annotazioni per memoria, ecc. "Diario" – forse già ne abbia- mo parlato in altre occasioni – è un aggettivo (poi sostantivato: "il diario") derivato da dies = giorno; perciò l'etimologia della parola mette in evidenza una rappresentazione del tempo cadenzato a ritmi giornalieri. Mentre "agenda" è un'antica forma di participio (perdutasi nella lingua italiana!) che la grammatica latina ci fa chiamare gerundivo. In particolare: agen- da, dal verbo ago = faccio, è il nominativo plurale neutro del gerundivo latino, e significa "le cose che debbono essere fatte". Perciò la parola, divenuta in italiano, come nome del libricci- no, un sostantivo femminile sin- golare, mette in evidenza le azioni programmate, le scaden- ze, tutte cose che, una volta svolte, diventano "fatte" (i fatti, gli avvenimenti); cioè "acta" (sempre da "ago"), per dirlo con la corrispondente parola latina. Sia il politico che lo scolaro, quindi, a seconda che chiamino agenda oppure diario il loro libro immaginario delle cose da farsi, o il brogliaccio concreto su cui le annotano, si riferiscono ad un programma definito di "compi- ti". Ma la parola "compiti" non significa necessariamente: "cose assegnate da altri". Ma più esattamente: "cose che devono essere portate a ter- mine (compiute)". In francese la parola per indicare la stessa cosa è: "devoirs" (calco delle parole italiane: doveri o debiti; cioè "cose dovute, che si devono fare o dare in restituzione"). In conclusione: solo chi non conosce la portata delle parole (specialmente quando c'è di mezzo la traduzione da una lin- gua all'altra) non capisce. Potenza della trasparenza! Mentre chi è in malafede fa finta di non capire.