L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-25-2014

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GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | ELIsABETTA MANCINELLI L'etimologia del termine "folklore" deriva dall'unione di due parole di antica origine sas- sone: "folk" popolo e "lore" sapere, sapere del popolo. Lo studio e l'interpretazione delle tradizioni popolari in Abruzzo sono iniziati ad opera di studiosi che ne avevano intui- to l'importanza molto tempo prima che Gramsci così definis- se il folcklore: "Non una bizzar- ria, una stranezza, una cosa ridi- cola, ma una cosa molto seria. Finora il folclore è stato stu- diato prevalentemente come ele- mento pittoresco, occorrerebbe studiarlo invece come concezio- ne del mondo e della vita". Uno dei padri delle tradizioni popolari si deve ritenere il medi- co siciliano Giuseppe Pitrè che raccolta "Tradizioni popolari abruzzesi" che fu definita lette- raria in contrapposizione a quel- la dello scientifico Finamore. Un saggio di questa tipologia di studi è il racconto "La gallina nera" ispirato alla credenza popolare secondo cui la cresta della gallina nera guarisce dal mal di testa. Anche il sulmonese Giovanni Pansa (1865-1929) legò il suo nome ad importanti ricerche relative a superstizioni e miti abruzzesi. I suoi due volumi "Miti e leggende e superstizioni d'Abruzzo" sono ritenuti fonda- mentali per gli studi etnografici regionali. Il Pansa si è dedicato nello specifico al culto delle grotte, delle pietre miracolose e alle usanze devozionali nei pel- legrinaggi in particolare agli Domenico Ciampoli (Atessa 1852-Roma 1926), narratore e saggista, fu un fecondo scrittore di fiabe e racconti in stile verista ispirati alla tradizione folcklori- stica abruzzese e, anche se non fu un vero e proprio studioso, trascrisse leggende e credenze della vita popolare del proprio tempo. Nella sua raccolta "Fiabe abruzzesi" descrive il mondo agropastorale, le celebrazioni votive del mese di maggio in onore della Madonna e le con- suetudini magico-sacrali legate al matrimonio. CREDENZE POPOLARI, RITI E PRATICHE MAGICHE Dalle ricerche e dagli studi compiuti da questi padri del folklore e delle tradizioni popo- lari sono venuti alla luce tutta una serie di documenti riguar- danti i riti di magia, le supersti- zioni e le terapie naturali dei tempi passati. Tante erano le pratiche magiche che avevano lo scopo di scongiurare gli eventi da ogni influsso negativo prove- niente dal soprannaturale. Queste riguardavano tutti gli aspetti e le tappe della vita umana secondo un ritmo caden- zato del tempo: la nascita, il fidanzamento, il matrimonio, la morte. Numerose erano le credenze popolari che accompagnavano la nascita di un bimbo e i suoi primi anni di vita, si tratta in genere di una serie di precauzio- ni miranti a tenere lontano i mali, da quelli reali a quelli "magici" . La necessità di prote- zione da quanto può provocare danno anche da un'occhiata invidiosa, causa di malocchio, si spiega con il fatto che la venuta dei figli era considerato segno della benevolenza divina in Abruzzo come in tutto il centro Ma un momento importante era rappresentato dal trasporto della dote nuziale: venivano scritti veri e propri contratti tra i genitori degli sposi nel corso di lunghe riunioni alla presenza di testimoni. Il trasporto avveniva in un lungo corteo di carri addobbati in cui la biancheria veniva esposta in modo che tutti ne potessero ammirare merletti e ricami. In alcuni paesi vi era l'usan- za di seguire gli sposi in corteo dopo il rito religioso e creare barriere di nastri colorati con cui i partecipanti sbarravano il cammino al seguito nuziale che potevano venire tagliati dallo sposo solo dopo il pagamento di un metaforico pedaggio in dolci, confetti e denaro. La festa comportava la partecipa- zione di tutto il paese e le più antiche costumanze vogliono che il banchetto nuziale consi- derato un vero e proprio rito di aggregazione, si tenesse a casa della sposa e durasse molte ore. Esso era rallegrato da canti e brindisi che inneggiavano alla bellezze della sposa, augurava- no ricchezza e abbondanza Cortei accompagnavano gli sposi dopo il matrimonio e i banchetti nuziali erano riti di aggregazione sociale da tenere a casa della sposa La festa nuziale richiedeva la partecipazione di tutto il paese e c'era l'usan- za di creare barriere di nastri colorati da tagliare dopo un pedaggio "dolce" iniziò il lavoro di raccolta, stu- dio ed interpretazione del folclo- re con la creazione della Biblioteca delle tradizioni popo- lari siciliane. Egli uscì dai confini della sua isola e si relazionò con altri stu- diosi tra cui l'eminente antropo- logo Gennaro Finamore (Gessopalena 1836-1923) che per primo sistemò organicamen- te la cultura popolare abruzzese; anch'egli medico, proprio dall'esercizio della sua profes- sione ebbe il primo impulso a raccogliere i documenti della vita popolare della nostra regio- ne. I suoi due volumi "Curiosità e credenze" costituiscono il cor- pus più completo delle tradizioni regionali: materiale relativo a credenze, consuetudini, supersti- zioni, norme di medicina popo- lare. Suo contemporaneo e altro studioso del folcklore abruzzese fu Antonio De Nino (Pratola Peligna 1832-1907) che si dedicò agli studi demiologici e linguistici contenuti nella sua Per le donne da marito c'era un preciso rituale da seguire nei fidanzamenti 'La cresta della gallina nera guarisce il mal di testa': il folklore in Abruzzo 'strofinamenti rituali' nei con- fronti dei quali lo studioso mostra uno spirito interpretativo all'avanguardia ritenendo queste antiche pratiche, ancora esercita- te in qualche santuario, finaliz- zate ad ottenere un contatto completo con la divinità dalla quale ci si aspetta di ricevere guarigioni e grazie. soprattutto di figli e tessevano complimenti per il cibo e il vino. Le usanze legate alla morte secondo arcaiche tradizioni com- portavano tutta una serie di rituali dopo la constatazione del decesso. I familiari del defunto inter- rompevano il lavoro, non dove- vano pulire la casa e stare in silenzio. Al trapassato venivano fatti indossare gli abiti migliori, le mani gli venivano giunte sul petto e gli si metteva una moneta in bocca o in tasca che gli dove- va servire perché si potesse pagare il tragitto verso l'aldilà. La bara veniva corredata di tutti quegli oggetti che furono in vita cari all'estinto, cappello, pipa, bastone, attrezzi per la barba… Largamente in uso era il pranzo funebre, chiamato "consolo" preparato da parenti ed amici della famiglia dell'estinto a scopo consolatorio. Non si potevano baciare i neonati, tenuti in fasce, prima del battesimo Sud. Antiche usanze al riguardo erano il divieto di baciare il bambino prima del battesimo e quella di appendere alla camici- na del neonato cornetti, oggetti d'oro e d'argento a forma di cuore. Molti erano gli scongiuri per i mali dell'infanzia dalle forme di incantesimo per la verminara e il Fuoco di Sant'Antonio ai riti per la propiziazione del buon afflus- so del latte materno con il ricor- so all'acqua "terapeutica" di alcune fontane considerate mira- colose, dedicate alla Madonna a Santa Scolastica e Santa Eufemia. Riguardo il fidanzamento e gli usi nuziali vi erano norme particolari nella scelta della sposa, la richiesta ai genitori, il trasporto della dote, il canto della partenza, il pianto rituale della madre per il distacco dalla figlia.

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