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GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2014 www.italoamericano.com 24 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il desiderio di dominare lo spazio e di sperimentarlo è una delle costanti che ha sempre ossessionato l'uomo. L'uomo come dominatore, l'uomo come esploratore, l'uomo come speri- mentatore. Cosa altro è l'artista se non uno sperimentatore per eccellenza? In certi casi sarebbe più cor- retto definirlo un comunicatore, ma il filo sottile che divide i due aspetti è impalpabile. Parte da questo concetto di esplorazione dello spazio, il lavoro di un arti- sta in esposizione fino a fine agosto alla Triennale di Milano. Angelo Bozzola è originario della provincia di Novara e fu operativo a Milano, pur conqui- mostra, potrete sempre recarvi alla Fondazione Bozzola che, previo appuntamento, sarà lieta di spiegarvi le opere e il percor- so di questo artista. Bozzola sperimenta come la monoforma trapezio-ovoidale possa svilupparsi e venire rap- presentata nello spazio con materiali diversi o semplice- mente moltiplicandola fino a formare delle vere e proprie sculture, il cui significato di base è appunto la sperimentazio- ne dello spazio tridimensionale con una forma ripetuta e la con- seguente creazione di una nuova entità-forma che, nonostante sia la ripetizione dell'elemento base, è comunque differente. Bozzola praticò un'arte più intenso per l'arte. Ogni movi- mento avanguardistico e non aveva qualche cosa da dire e portava comunque un'innova- zione. Ogni artista fu un tassello fondamentale di questo secolo. Arte e società sono da sempre inscindibili tra loro e in un momento di così grosso fermen- to e cambiamento come furono gli anni Cinquanta, dove in Italia vi era l'ottimismo e il desiderio diffusi di ricostruire tutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, ogni interpretazione artistica fu una voce a completamento di un coro forse non sempre armonico, ma emblematico negli anni in cui si esprimeva. Angelo Bozzola ebbe il suo battesimo artistico a Milano e nacque a Galliate in provincia di Novara, dove è visitabile la sua fondazione. I suoi lavori hanno un ragionamento di base da seguire per essere apprezzati e capiti. Esteticamente, anche per i non addetti al lavoro le sue sculture, hanno forme interes- santi e piacevoli. Per comprendere Bozzola però non ci si può fermare ad un primo sommario sguardo, ma bisogna analizzare la sua ricerca. La sua attenzione fu incentrata sullo sviluppo della monoforma nello spazio, creando, come lui stesso afferma: "Un'apertura sul perpetuo divenire degli esseri in successioni sempre uguali e forme sempre varie, in cui si comprende e concilia la cadu- cità e irrepetibilità delle singole vite con l'infinita continuità della vita". Fermiamoci dunque di fronte ad una sua scultura. Scindiamola fino ad arrivare all'unità prima- ria e vedremo che altro non è se non il modulare ripetersi della monoforma in multipli. Analizzandola arriveremo alla logica conclusione che altro non è se non la metafora della vita individuale che si unisce alla vita collettiva, con la diffe- renza che la prima avrà una fine e il singolo individuo morirà Colonne infinite in uno spazio chiuso: arte come sperimentazione in Bozzola za temporale, costituiscono il fondamento cardine del concet- to di vita oggettivo e quindi par- tecipano al formare quella colonne infinite che Bozzola creò per raccontarci questa sua metafora. Nel 2010 l'artista ci ha lascia- La metafora della vita nella ricerca artistica di Bozzola Colonne infinite con multipli della monoforma di Angelo Bozzola stando ben presto fama in conte- sti nazionali e internazionali. Avete mai pensato di realiz- zare in uno spazio chiuso colon- ne infinite? Una contraddizione logica ci verrebbe da dire di fronte a questa domanda. Come può qualche cosa essere infinito e contenuto in un elemento di per sé finito come una stanza? Questa è una delle ricerche portate avanti dall'artista, che sperimentò le forme e lo spazio sia con pittura che con scultura dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Angelo Bozzola nel 1954 fece il suo esordio sulla scena artistica, partecipando alla X Triennale. Le sue opere torna- no dunque dove furono esposte per la prima volta. L'attuale mostra comprende 40 elementi artistici. Se non vi fosse possibile partecipare alla astratta che grafica, conferman- do la sua scelta con l'adesione al Mac ovvero il movimento di arte concreta, fondato da Soldati, Monet, Munari e Dorfiers nel 1948. Il XX secolo fu estremamente mentre il concetto di vita in quanto elemento collettivo, con- tinuerà. Il suo perpetuarsi sarà però possibile solo grazie alla somma delle vite individuali che, nonostante la loro limitatez- to, ma possiamo riviverlo e sco- prirlo in questa mostra alla Triennale o, in maniera più approfondita, al museo a lui dedicato a Galliate, poco distan- te da Milano. Si è svolta nella sala consi- liare del Comune di Fiuggi, la consegna del premio "Menorah di Anticoli 2014" che è stato consegnato alla pittrice Eva Fischer. In un videomessaggio, l'arti- sta marguttiana ha ringraziato l'Associazione Biblioteca della Shoah per il conferimento dell'ambito riconoscimento, scusandosi per la "mente giova- ne ma con un corpo che non rie- sce più a correrle dietro" che non le ha permesso (la Fischer ha quasi 94 anni) di recarsi per- sonalmente all'avvenimento. La cerimonia ha concluso le varie manifestazioni organizzate nell'importante città termale di Anticoli (nome sino al 1911 dell'attuale Fiuggi), in occasio- ne della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il trofeo consiste in una copia della Menorah di Anticoli, realizzata dallo scultore Luigi Severa su una pietra quattrocen- tesca proveniente dalle mura di Palazzo Cajetani di Trevi. Eva Fischer è nata a Daruvar, nella ex-Jugoslavia, il 19 novembre 1920, si diplomò all'Accademia di Belle Arti di Lione e durante il periodo belli- co fu internata con la madre ed il fratello nell'isola di Curzola. Da qui riparò a Bologna, dove sotto falso nome fu esponente attiva della lotta partigiana. La guerra l'ha privata di più di trenta fra i suoi familiari, tra cui il padre Leopoldo, rabbino capo ed eccellente talmudista deportato dai nazisti. Fu talmente segnata da questa tragedia che per anni la relegò nell'oblio e nel silenzio più assoluto; affidò la voce del suo dolore ad una copiosa pro- duzione di opere – mantenute segrete sino al 1989 perfino ai suoi familiari - che rappresenta- no un toccante diario sulla Shoah. A guerra finita scelse Roma come città d'adozione, ma la sua fu una vita di brevi migra- zioni, ovunque il suo estro l'abbia chiamata: Parigi, Madrid, Gerusalemme, Londra. Entrata a far parte del gruppo di Via Margutta divenne amica di Amerigo Tot, Mafai, Guttuso e Capogrossi. Di quel periodo ricorda le lunghe passeggiate con Cagli e De Chirico, di quan- do Dalì si innamorò dei suoi mercati ed Ehrenburg scrisse sulle sue "umili e orgogliose biciclette". Con Picasso s'intrat- tenne a casa Visconti parlando d'arte e creatività e dove il mae- stro la esortò a progredire e con- tinuare nel suo lavoro. Durante il soggiorno a Parigi divenne amica di Chagall e a Madrid fu assidua frequentatrice dell'atelier di Juana Mordò. Alla 94enne pittrice marguttiana Fischer il premio Menorah per la cultura ebraica Eva Fischer ha rielaborato ed espresso nell'arte la tragedia della Shoah Monoforma trapezoidale LAuRA ROssI ALAN DAVID BAuMANN