L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-09-2014

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GIOVEDÌ 9 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 13 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | AMMALARSI DI CONCORDIA Il Pomo della disCONCORDIA La Vignetta della Settimana di Renzo Badolisani Quantificare il danno biologico: gli avvocati delle parti civili redi- gono atti, incrociano perizie mediche, allegano documentazioni di luminari del ramo. Si va da richieste da centomila euro a risarcimenti più consistenti, che sfiorano, o in talune circostanze - le più compli- cate dal punto di vista medico – valicano il milione di euro. A chi chiedere i soldi? Al Comandante della nave Concordia – naufragata davanti all'Isola del Giglio nel febbraio del 2012, trainata lo scorso mese di luglio nel porto di Genova Voltri per essere demolita, dopo una spettacolare azione di recupero – Schettino, l'imputato principa- le, e alla compagnia di navigazione. Ovvio, per ogni situazione, occorrerà visionare attentamente le cartelle cliniche, soppesando i pareri (mai come in questa situazione fondamentali) dei periti di parte. Poi, una volta ultimate tali attività, il Tribunale deciderà l'eventuale "quantum", ovvero il risarcimento da erogare a ciascun ricorrente, ovviamente dopo aver provato (si spera) l'esistenza del danno biologico. Il naufragio della nave Concordia (le udienze del processo per chiarire come è stato possibile un simile epilogo a pochi metri dalla costa del Giglio sono riprese in questi giorni) causò la morte di tren- tadue persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. Una ferita ancora aperta perché – come in ogni evento di cronaca italiano – i misteri abbondano e non sono ancora stati completamente svelati. Chi sono coloro che chiedono un risarcimento al Comandante Schettino ed alla compagnia di navigazione? Sono alcuni tra i soprav- vissuti (per fortuna tanti) del naufragio, gente che, da quella notte, colleziona stati d'ansia, depressione, crisi di panico o, peggio ancora, malattie conclamate. C'è quello a cui restare in mezzo metro d'acqua, per più ore, in attesa dei soccorsi, ha causato una bronchite cronica. Quello che ha paura di prendere l'ascensore perché la Concordia, quando si inclinò paurosamente davanti al porto dell'Isola del Giglio, sorprese molte persone che si stavano spostando da un piano all'altro dell'enorme città-galleggiante. C'è chi, sulla Concordia, era già salito provato dai primi oltraggi del morbo di Parkinson e che, dopo quelle ore drammatiche, ha visto gradualmente peggiorare la propria cartella clinica. Ci sono uomini e donne che non riescono più a riposare la notte, rivedendo ad occhi spalancati, quella tragedia, con bambini risucchiati dall'acqua, ad esempio, e mai più ricomparsi. Crisi di panico, paure generalizzate. Anche per relazionarsi col mondo che ci circonda: qualcuno, davanti ad un crocchio di persone, accelera di proposito, nel timore che gli vengano poste domande su quella notte. C'è chi lamenta problemi al cuore, retaggio di quelle ore drammatiche, la morte praticamente ad un soffio. Un'autentica manna per molti avvocati che, negli anni, si sono specializzati in quella branca del diritto che si chiama "danno biologico": si preparano, costoro, a guadagnare ricche parcelle qualo- ra il Tribunale riconoscesse la quantificazione del disagio patito dai loro assistiti. Occorrerà, come in ogni aula di giustizia che si reputi tale, assicu- rare però l'equanimità nel risarcimento. "Ammalarsi" di Concordia per il resto della propria vita: è accaduto (o sta accadendo) questo a molti superstiti di quella notte di gennaio di quasi tre anni fa. La notte 'sharper' della ricerca per gli 'handed brains' di domani Ho rivisto il centro storico della città affollato come ai tempi pre sisma. Il percorso delle attività organizzate per la Notte Europea dei Ricercatori, esteso dalla Fontana Luminosa fino a Piazza Duomo, per finire in Viale Francesco Crispi era pieno di gente, dappertutto. Non solo adulti, tanti bambi- ni in giro, relativamente liberi dallo sguardo dei genitori, per- ché nel centro si vedono ben poche macchine. Una festa per famiglie. Non si festeggiava un santo di quelli popolari che fanno i miracoli, piuttosto una festa laica, la festa della scienza, la ricerca che anch'essa può fare miracoli. Sul manifesto della festa, la frase Notte Europea dei Ricercatori era preceduta da una parola in inglese, scritta a caratteri maiuscoli: "Sharper". Bellissimo l'aggettivo euro- peo, la scienza unisce e dà una risposta chiara alla ventata antieuropeistica che soffia insi- diosa, in conseguenza dell'introduzione dell'euro, da alcuni considerata la madre di tutti i mali attuali. Simbolo della festa un tondo con un bel gufetto dagli occhi diseguali che riposa su una mezzaluna fatta di simboli geo- metrici, provette, segnali, note musicali, fiori, frutti, lampadine e tutto quanto possa rappresen- tare la scienza. Da ricordare che nella maggior parte delle cultu- re europee il gufo è venerato come simbolo di saggezza e conoscenza. Ricordo che Atena, dea greca della conoscenza, aveva un gufo come suo com- pagno. Ricchissimo l'elenco delle manifestazioni, quattordici di esse titolate in inglese, 11 in italiano. E qui ho trovato il significato dell'uso della parola "sharper" che sta nel logo del manifesto. Essa è usata come segue: sharper questions, domande chiave, fondamentali nel mondo della scienza. Ho trovato un'altra espres- sione singolare in inglese, "han- ded brains", alla lettera cervelli con le mani. Ma che vuol dire? In italiano è spiegata così: gio- vani scienziati con le "mani in pasta". Provare e riprovare, costruire, disfare, ricominciare: così nascono le grandi idee. Le manifestazioni si sono svolte dal primo pomeriggio a notte inoltrata. Ho visto una fila da stadio per il concerto dei Solisti Aquilani, durante il quale Piergiorgio Odifreddi par- lava dei rapporti fra musica e matematica. L'Auditorium del Parco ha 248 posti, per questo concerto c'erano in attesa molte più persone di quante ne potes- se contenere. Mi sono messa nella fila, e all'ultimo mi sono trovata miracolosamente dentro l'auditorium, quasi trascinata altri bambini, in un capannone, che si divertivano a toccare e manipolare macchine ed appa- recchiature mai viste. È bene avviare i giovani alla scienza, sono il nostro futuro. Oggi nella scuola dell'obbli- go ci sono molte ore di matema- tica e scienze naturali. Oltre a ciò i giovani prendono subito confidenza con uno spazio geo- grafico più ampio di quello della loro città, uno spazio europeo, quello del loro doma- ni. Per loro riporto a questo punto un pensiero che leggo sulla stampa nazionale. Due economisti Daron Acemoglu e James Robinson hanno stabilito un rapporto diretto fra innova- zione e ricerca e risultato eco- nomico. Le nazioni che hanno investito di più in Europa, Germania e paesi scandinavi, si sono arricchite; l'Italia e l'area mediterranea che hanno investi- to poco o nulla, si sono impove- rite. Un rapporto che fa pensare. dal fiume di folla in movimento. Il pubblico è stato affascinato dalle argomentazioni del profes- sore Odifreddi, sulle relazioni ed i legami tra musica e mate- matica, spiegate a partire dalla descrizione dei tempi della musica mediante frazioni di numeri, fino ad arrivare alla spiegazione della matematica sottesa alla classica forma curva del pianoforte a coda, ed alle implicazioni numeriche del digitale. Difficilissimo, per pochi, o forse comprensibile per i ragaz- zi di oggi che a scuola fanno più ore di matematica che di latino. Ho notato con piacere che una ragazza vicino a me, molto presa dal discorso e soprattutto capace di capirlo, proveniva dal Liceo Classico. Un'osservazione che ritengo utile per i ragazzi. Ho visto in piazza un tavolo dove alcuni bambini con camici bianchi erano guidati da un adulto a fare degli esperimenti, ed anche tanti EMANuELA MEDORO

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