L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-09-2014

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GIOVEDÌ 16 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 14 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | L'oro nero della California: il cioccolato rese Ghirardelli il re della Gold rush. Dalla Liguria a San Francisco passando per il successo Era partito da Rapallo seguendo l'onda di molti liguri e scegliendo di sbarcare in Uruguay. Con sé aveva soltanto la sua passione per il cioccolato e per la pasticceria. Ma degli anni sudamericani restano poche pagine nel diario della vita straordinaria di Ghirardelli, capace di trasformare il deside- nave che doppiò il terribile Capo Horn. Nella floridissima colonia di corregionali, Ghirardelli incontrò il secondo amore della sua vita, Carmen Alvarado e aprì un negozio di confeziona- mento di cioccolato dando for- malmente il via a un'azienda destinata a entrare negli annali della storia imprenditoriale ame- ricana. Era il 1838. Quel che spinse il pasticciere tivi, liquori, caffè e spezie. Ritiratosi in pensione nel 1892 Ghirardelli lasciò l'azien- da nelle redini dei figli e decise di tornare in Italia per rivedere i propri luoghi d'infanzia. La morte lo colse proprio a Rapallo. Il 17 gennaio del 1894, all'età di 77 anni, il grande genio del cioccolato se ne andò dopo aver visto una nuova siste- mazione delle sue industrie nella Pioner Woolen Mill. La città di San Francisco non dimenticò mai l'imprenditore che seppe puntare sul cioccolato in un'epoca segnata dal miraggio dell'oro. Gli ha dedicato una delle piazze più importanti dell'area portuale, piazza su cui ancora oggi affacciano gli uffici della Ghirardelli Chocolate Company, che nel corso degli anni è stata acquistata dalla mul- tinazionale svizzera del ciocco- lato di qualità, Lindt & Sprüng. GENEROSO D'AGNESE ammaliato dal sogno dell'oro e si inventò cercatore di pepite nell'area di Sonora e Jamestown. Il sogno si sgretolò impietosamente sotto il sole rovente e nella constatazione che solo a pochi era data la for- tuna di imbattersi in una vena d'oro. Ghirardelli però ragionò da astuto imprenditore e decise di mettere la sua passione per il cioccolato al servizio delle migliaia di uomini arrivati da tutto il Mondo. Si trasformò in pochi giorni in un commerciante di cioccolato e la sua intuizione fu premiata dalla fortuna. Le barrette di cioccolato avevano il vantaggio di poter essere conser- vate senza troppe complicazioni, costavano relativamente poco e avevano un potere nutriente eccezionale per chi spendeva tantissime energie con i picconi e i setacci. Il primo "General Store" Ghirardelli venne aperto a Stockton nello stesso anno. Fu uno dei primi negozi ad aprire in quelle che sarebbero diventate in futuro le Ghost Town minerarie americane, nate per dare confor- to alle tremende giornate dei minatori. Alcuni mesi dopo, il ligure aprì il suo secondo negozio a San Francisco inaugurando la presenza nella città della sua industria. La scelta di aprire un'attività nella metropoli californiana fu particolarmente fortunata: pochi mesi dopo un incendio distrusse gran parte di Stockton mandando in fumo tutti i magazzini Ghirardelli. Sopravvissuto al disastro, Ghirardelli rafforzò negli anni seguenti la sua presenza a San Francisco e nel 1852 diede vita alla Ghirardelli Chocolate Company. Domenico assaporò il frutto della sua tenacia e nel 1865 si ritrovò tra le mani l'intuizione più importante della sua carriera. Grazie all'acume di un operaio dell'azienda, nella Ghirardelli venne brevettato il processo Broma (il burro di cacao può venire separato dalla pasta ottenuta tramite sacchi di pasta di cacao appesi in una stanza calda, da cui il burro di cacao cola via), tecnica che venne poi utilizzata da tutta le aziende americane di cioccolato. La leggenda di Ghirardelli si arricchì nel 1884 con l'ingresso di tre dei suoi figli nell'azienda. Il marchio divenne un vero brand di successo e i suoi pro- dotti viaggiavano su una flotta di 30 navi, esportando in Cina, Giappone e Messico non solo cioccolato ma anche vini, aperi- milioni che affrontarono a bordo di piroscafi la traversata atlantica durante il grande esodo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo e che poi successivamente, in numero notevolmente inferiore ma costante nei decenni, hanno raggiunto (e continuano a farlo) il suolo americano. Eppure sarebbe interessante. Perchè molti di loro hanno lasciato il segno, certo meno eclatante di quello firmato da esploratori come Vespucci, Verazzano o Caboto, ma le loro imprese si sono spesso tra- sformate in pozzi di petrolio. In questo Focus ricordiamo Domenico Ghirardelli che dalla corsa all'oro della California non tirò fuori un centesimo, ma scoprì la sua vena aurifera lavorando e vendendo ciocco- lato prima a chi cercava pagliuzze dorate nei fiumi e poi aprendo negozi che oggi a San Francisco sono diventati attrattori turistici. Non è un caso che gli storici riferendosi a quella Gold Rush, deludente per la speranza di soldi facili, ma che tanti immi- grati attrasse, abbiano coniato la definizione: "Italians did not mine the mines, they mined the miners": gli italiani fecero for- tuna non con l'oro, ma venden- do ai minatori tutto il necessa- rio per vivere e lavorare. L'impegno e la passione nel proprio lavoro ha spesso fatto la differenza per tanti italiani che si sono inventati fortune dal nulla o che hanno lasciato eredità pesanti in quei cognomi di cui all'inizio ci si vergogna- va o per cui venivano etichetta- ti con disprezzo come "wop" o "dagos" dalla comunità wasp, white, anglo-saxon, protestant, in cui la società dominante del tempo individuava l'immagine ideale dello statunitense e lo discriminava dagli immigrati. Dal fallimento della Gold Rush all'oro delle imprese italiane Continua da pagina 1 Una lattina del XX secolo del cioccolato Ghirardelli La Ghirardelli Chocolate Company di San Francisco rio dell'oro giallo in oro nero (e dolce)! Quella di Domenico Ghirardelli è una storia simbolo del successo italiano negli Stati Uniti. Nato nella cittadina ligure nel 1817, il futuro imprenditore di successo era figlio di un mastro cioccolatiere. All'età di venti, sposatosi giovanissimo, si mosse alla volta dell'Uruguay per intraprendere un'attività di produzione di caffè e cioccolato. Dopo un solo anno di attività, e avendo assistito impotente alla morte della prima moglie, Domenico decise di raggiunge- re il Perù e si imbarcò su una di Rapallo verso gli Stati Uniti fu la mitica corsa all'oro esplosa sul finire degli anni '40 dell'Ottocento in California. Ghirardelli, dopo undici anni di ottimo fatturato, e una nidiata di figli (Joseph, Elvira, Louis, Angela e Eugene), decise di ten- tare a sua volta la fortuna nella terra dell'estremo Ovest norda- mericano. Seguendo il suggeri- mento di James Lick che con lui aveva trasportato cioccolato da Lima a San Francisco nel 1848, Ghirardelli (che nel frattempo aveva cambiato il suo nome in Domingo) lasciò in Perù la famiglia e arrivò in California

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