L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-09-2014

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GIOVEDÌ 16 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Signore (non troppo anziano) cerca amata moglie, femminile, amante e perfetta padrona di casa LuIGI CASALE Non mi piace la parola "amante". Certamente è accetta- bile e dignitosa in un testo lette- rario, sul piano comunicativo e su quello artistico. E come tutte le parole scelte da chi o parla o scrive nella sua originale espres- sione, definisce una precisa realtà, rimanda cioè a un refe- rente (così si dice!), che quando è inventato da un autore si chia- ma referente letterario. Questo soggetto, fisico, astratto, o sem- plice contenuto di pensiero, è individuabile non solo nella parte di significato che lo indica in sé (denotazione), ma in quella che implica (coinvolgendo emo- tivamente il lettore) sentimento: amore, odio, piacere, dolore, Per indicare l'individuo adul- to della specie umana (mammi- fero) abbiamo le coppie di paro- le: "maschio/femmina"; "uomo/donna"; "signore/signo- ra"; "marito/moglie", e tante altre in ragione delle funzioni, dei compiti e dei ruoli; come pure: amante/amante. Non va dimenticato che ci riferiamo alla lingua italiana. È importante precisare ciò: perché la lingua, come ha detto qualcu- no, è il dna del gruppo sociale. Lasciamo da parte le parole "maschio" e "femmina" (la loro origine è nell'indoeuropeo) le quali indicano la capacità e il rispettivo ruolo delle due perso- ne nella funzione del procreare: parole queste che si adattano ai bambini e a tutti i viventi sessua- ti; vediamo le altre coppie. "Signore" e "signora". Rappresentano il gene (per restare nella similitudine) di una cultura nella quale la struttura sociale è di tipo gerarchico: prima i "vecchi", gli anziani; poi i giovani. "Senior", "più vec- chio": rispetto a chi è "più gio- vane" ("iunior"). Da "senior" (signore), poi, per banalizzazio- ne è venuto "signora". "Uomo/donna". Non so se la parola latina "homo" (uomo), da cui deriva l'italiano "uomo" sia da collegarsi ad "humus" (terra). Se così fosse potremmo colle- garla alla forma ebraica del nome Adamo, e scorgervi un contatto culturale col racconto biblico della creazione dell'uomo, fatto dal fango e ani- mato dallo spirito (soffio di Dio). Donna, invece ci viene da un'altra famiglia di parole: domus (casa); dominus (padrone di casa); domina (padrona di casa). Se poi "humus" e "domus" siano collegabili è un problema su cui soprassediamo. L'etimologia ci dà l'origine delle parole; ma non possiamo pretendere di venire a capo di tutto. Non dobbiamo aspettarci l'origine prima (che non sappia- mo neanche che cosa sia), ma accontentarci piuttosto di quel tanto che ci basti a capire e a capirci, affinché la lingua diventi più trasparente. Per indicare lo stesso concet- to con un'identica funzione semantica, la lingua francese ha selezionato la parola "femme" (latino: "femina") utilizzandola anche per indicare l'italiano "moglie" (latino: "mulier", pre- sente anche nella voce dotta dell'aggettivo italiano "mulie- bre" = femminile). Gli italiani, in altre epoche (vedi i poeti cortesi medievali) dicevano: "madonna" (latino: "mea domina"= mia padrona); e anche i francesi evidentemente se nel francese moderno è rima- sta la forma "madame"= ([mia] signora). "Marito" è anch'esso colle- gato a "maschio" in quanto derivante dalla stessa parola lati- na "mas" . Per concludere, un accenno a uxor. Il termine latino "uxor" (sposa, moglie) è rimasto nella lingua napoletana (unica!) nella espressione "'nzurà" (l'atto del prendere moglie) che è lo "spo- sarsi" dell'uomo, rispetto allo sposarsi della donna che si dice "mmarità" (atto del prendere marito). ecc., oppure ricordi: adesione, repulsione, partecipazione, sulla base dell'esperienza, e esisten- ziale e linguistica, che ognuno ne ha fatto nella vita (connotazio- ne). Per questo motivo la parola "amante" non mi piace nell'uso che se ne fa normalmente. E non mi piace per quell'accumulo di significati altri, che l'uso ha sedi- mentato su di essa. Preferisco: "amata". Oppure: "amato". La distinzione tra amore casto (sano, sacro) e amore profano (fuori dal tempio) è un classico, e si è sviluppato con l'evoluzione dell'uomo. Pensate all'inimicizia tra Giunone (la sposa) e Venere (l'amante) nella mitologia classi- ca! Ma ritorniamo alle parole.

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