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GIOVEDÌ 23 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 19 un ulivo delle colline di Gerusalemme al regina Coeli Sono diversi i motivi per cui Israele è l'unico Paese che è arrivato al 21° secolo con un numero di alberi sempre in cre- scita. Il più importante si chia- ma "Keren Kayemeth Leisrael", una Onlus multinazionale che in Italia è rappresentata dal Kkl Italia Onlus. Nei suoi 110 anni, ha piantato oltre 240 milioni di alberi e gestisce oltre 100 mila acri di boschi naturali. Il Kkl vive grazie ai suoi bene- fattori. I suoi progetti hanno sal- vato gran parte del territorio israeliano: dal rimboschimento all'approvvigionamento dell'acqua con i bacini idrici che funzionano da collettori di acqua piovana, al riciclo delle acque sporche per l'uso agricolo ed industriale, alla bonifica di varie zone con ruscelli inquinati. Molte nazioni hanno chiesto suggerimenti per combattere la crescente desertificazione mon- diale. Nell'ambito delle celebrazioni per il 71° dalla prima deporta- sti. Il 1938 è un anno cruciale. La vita cambia in tutti i suoi aspet- ti, pubblici e privati. È una svol- ta che coinvolge tutti gli ebrei, dai bambini agli anziani, da chi nasce a chi muore. Dal 1938, "ufficialmente", gli ebrei non muoiono più in Italia: è vietata anche la pubblicazione dei necrologi sui giornali. Dal 1938 gli ebrei in Italia devono diventare "invisibili". Tuttavia, come avrebbe mostrato il 16 ottobre, gli ebrei erano molto visibili, facilmente reperibili: erano registrati in una lista, quindi perfettamente identifica- bili, per separare il loro destino dal resto della popolazione romana. Così si legge in "La resistenza silenziosa. Leggi raz- ziali e occupazione nazista nella memoria degli ebrei di Roma" a cura di Marco Impagliazzo, Guerini e Associati, del 1997. L'albero è forse, tra tutte le espressioni della natura, la più nobile – ha detto il presidente del Kkl Italia Onlus, Raffaele Raffaele Sassun, presidente del Kkl Italia Onlus e gli ex-deportati Piero Terracina e Sami Modiano, posano l'ulivo nel carcere romano di Regina Coeli zione avvenuta a Roma per mano dei nazisti il 16 ottobre 1943; alla presenza di alcuni ex deportati, i vertici della Comunità Ebraica di Roma, l'ambasciatore dello Stato di Israele e diverse altre autorità, in un giardino all'interno del carcere romano di Regina Coeli è stato piantato un ulivo delle colline di Gerusalemme. La vecchia prigione situata a Trastevere, fu per centinaia di persone il drammatico inizio del percorso finale che si concluse nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Il 16 ottobre 1943 è una data importante per la comunità ebraica di Roma, ma anche per la città intera. Per gli ebrei romani è l'ultima tappa di un triste itinerario iniziato nel set- tembre del 1938 con la promul- gazione delle leggi razziali. Tra queste due date esiste un profondo legame: per molti ebrei romani le leggi razziali hanno rappresentato l'anticame- ra dei campi di sterminio nazi- Le donne del digiuno a Palermo: a viso aperto contro la criminalità re – scrive il presidente del Senato Pietro Grasso - sguardi che sfidano il silenzio e la paura. Solo chi sente nella sua coscienza di aver fatto tutto ciò che gli era possibile per infran- gere il silenzio e l'omertà, solo chi sente di aver dato il proprio contributo, piccolo o grande che sia, per la ricerca della verità e della giustizia, per l'educazione alla responsabilità delle nuove generazioni, per la diffusione della legalità come cultura condi- visa, potrà guardare queste foto senza dover abbassare lo sguar- do". La mostra fotografica, che dopo gli Uffizi sarà inaugurata al Centro Italiano per la Fotografia d'Autore a Bibbiena, è curata da Tiziana Faraoni photoeditor de L'Espresso, e accompagnata da un audioproject a firma di Giuditta Perriera in cui ritornano le voci del passato: frammenti di telegiornali, le interviste a Falcone e Borsellino, le testimo- nianze dei pentiti che azionarono i radiocomandi degli esplosivi. Questi ritratti, sono 31 in tutto, sembrano interrogare ancora una volta qualcuno, come ben affer- ma nella presentazione della mostra Franca Imbergamo, magi- strato della Procura nazionale antimafia: "A distanza di tanti anni da quel terribile 1992 a Palermo, e poi 1993 a Firenze, Roma, Milano, i volti delle donne del digiuno riemergono, attraversati dal tempo ma ancora febbricitanti di passione civile… Rivedere oggi quei volti nelle foto di Francesco Francaviglia, significa misurare tutto il dolore e l'orrore di quanto è accaduto e tutto l'immane vuoto di verità che, ancora oggi, nonostante tutto, avvolge le stragi… Una scia di sangue che non si inter- rompe nell'estate siciliana del 1992 e sale lungo la penisola, nei luoghi simbolo della vita della nazione per seminare il terrore". Nell'estate del 1992, dopo la strage di Capaci e a poche ore da quella di via D'Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), a Palermo un gruppo di donne sentì la neces- sità di reagire. L'azione fortemente simbolica cui diedero vita fu un digiuno nella piazza principale della città. Un atto che ancora oggi appare molto coraggioso. Ventidue anni dopo, quelle donne, talune erano ragazze, si sono ritrovate nel lavoro di Francaviglia esposto dal 14 otto- bre a Firenze, nell'aula di San Pier Scheraggio della Galleria degli Uffizi. Alcuni sono volti noti: Pina Maisano Grassi, moglie di Libero, l'imprenditore ucciso per essersi ribellato al pizzo; Simona Mafai, storica capogruppo comu- nale del Pci; la fotografa Letizia Battaglia; l'ex sindaco di San Giuseppe Jato, Maria Maniscalco; Michela Buscemi, conosciuta per essersi costituita parte civile al maxiprocesso del 1985 dopo l'assassinio dei suoi due fratelli; Luisa Morgantini, ex vice presidente del Parlamento Europeo e la cantante Giovanna Marini, giunte da Roma per par- tecipare all'iniziativa delle paler- mitane. Altre sono effigi di donne che hanno continuato la loro resisten- za nella classe di una scuola, in un ufficio della Regione, in un quartiere difficile come quello dello Zen: Bice Salatiello, Virginia Dessy, Anna Puglisi. "I volti ritratti da Francesco Francaviglia sono quelli di donne coraggiose che vent'anni or sono, disprezzando il male (com- preso quello che poteva per ritor- sione ricadere su di loro), si schierarono a viso aperto contro la criminalità empia e brutale che insanguinava quella stagione (e tuttora insanguina e corrompe). Volti che il trascorrere del tempo ha solcato di rughe; ma pur sem- pre belli. Belli d'una fierezza antica. Fisionomie ineluttabil- mente mutate; e però, proprio per questo, in grado d'attestare che l'audacia, la ribellione, la resi- stenza, rimangono le stesse". Con queste parole Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, ha introdotto l'espo- sizione. "Sono volti che è bello rivede- Pina Grassi gravità, crescendo giorno dopo giorno nella direzione opposta, verso il cielo, senza però mai staccarsi da terra. L'albero, sim- bolo della continuità, crescerà e testimonierà alle prossime gene- razioni che quando c'è l'amici- zia, quando c'è la fiducia, quan- do c'è la consapevolezza delle proprie ragioni, ogni miracolo è possibile". Non basta purtroppo la posa di un albero di pace all'interno di un carcere, per tramutare in tetra memoria ed insegnamento, i rastrellamenti e le deportazioni che portarono oltre sei milioni di persone ad un'inumana fine, oltre 70 anni fa. Lo Stato dovrebbe punire con particolare severità le prese di posizione dell'estrema destra e dell'avvo- cato di Priebke che ha comme- morato uno degli aguzzini delle Fosse Ardeatine ad un anno dalla sua morte. Il capitano delle Ss è morto a 100 anni "protetto dalla Legge" che per permetter- gli una passeggiatina quotidia- na, ha fatto pagare agli italiani oltre un milione di euro l'anno. Il dimenticatoio di un paese non ha fine: dove sta il reato per "ricostruzione del partito fasci- sta"? ALAN D. BAuMANN Sassun – poiché è il solo che vince la lotta contro la legge di Simona Mafai FABRIzIO DEL BIMBO Nel carcere di Roma 71 anni dopo le prime deportazioni naziste