L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-30-2014

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GIOVEDÌ 30 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Dal luogo destinato alla preghiera al centro ricreativo senza spostarsi: siamo sempre all'Oratorio LUIGI CASALE Da qualche tempo invio alla redazione de L'Italo-Americano articoli di etimologia e semanti- ca storica riferite al lessico ita- liano, articoli che settimanal- mente vengono pubblicati nella sezione (in italiano) "Heritage" sotto il titolo "Questione Di Parole". Si tratta di una qualificata pre- senza di carattere popolare, e culturale insieme, che divulgan- do la conoscenza di alcuni aspet- ti della linguistica, cerca di man- tenere saldi i legami con la par- lata dei padri tra chi ancora la pratica correntemente. Nello stesso tempo ne illustra aspetti culturali della civilizzazione. Lo scopo dichiarato di questa atti- Ciò allo scopo (fin dove possia- mo arrivare, naturalmente. Lo ripeto!) di rendere trasparente la lingua che usiamo. "Non è che con una lingua opaca si comuni- chi di meno". (Anche questo l'abbiamo ripetuto tante volte e anche scritto nella dichiarazione programmatica. E lo ribadisco qui). È solo che con la lingua tra- sparente si ha una migliore com- prensione delle cose di cui si sta parlando. Perciò si esercita un controllo maggiore sulla realtà, controllo indispensabile alla comprensione dei fatti e alla for- mulazione dei giudizi. Oggi, come indicato nel titolo dell'articolo, intendo parlare di "oratorio"; e del senso che la parola acquista in riferimento all'oggetto indicato (il "referen- te": cioè la cosa che normalmen- te chiamiamo "oratorio") per fare alcune considerazioni sulla portata, sulla storia, sulla funzio- ne, di questa istituzione. Per dare al lettore che mi segue un mini- mo di formazione (arricchimento culturale e umano) oltre alla scontata informazione. Nelle aree dove questa parola è usata (cioè, dove la tradizione dell'oratorio si è radicata) l'ora- torio è il Centro parrocchiale o Centro Giovanile dove si prati- ca la pastorale giovanile: una struttura residenziale diurna, bene attrezzata, che ospita tutte le attività orientate all'educazio- ne della gioventù. Oratorio, secondo il vocabola- rio Devoto e Oli, è "il luogo sacro destinato al culto e riser- vato a determinate persone o comunità". E credo che ci possa bastare. Ma subito aggiungiamo la parte di significato che ci siamo formati nella testa attra- verso l'uso di questa parola, e il contatto con l'oggetto che essa indica. A mano a mano che si andavano organizzando servizi sociali, educativi, e ricreativi, per la gioventù, per i gruppi, o per le famiglie, "oratorio" per noi è divenuto, per estensione, anche l'ins ieme degli s pazi attrezzati dove queste attività si svolgono (il Centro giovanile). Col rischio di perderci, della parola, il suo originario signifi- cato. Cioè che l'oratorio s i costruisce intorno ad una chiesa, o ad una cappella, o anche ad una semplice sala-riunioni dove poter pregare. "O ro/orare", verbo latino, significa "parlo, invoco, suppli- co". Dal verbo deriva una serie di parole che ancora usiamo, tra cui: oratore (colui che tiene un discorso) e orazione (discorso pubblico, ma anche preghiera). In ambiente cristiano orare è pregare. Chi ha una reminiscen- za di latino ricorderà le espres- sioni: "ora pro nobis" (prega per noi!) delle litanie; ma anche "ora pro nobis peccatoribus" (prega per noi peccatori) dell'A ve Maria; o "orate fratres" (pregate, fratelli!), l'invito rivolto ai fedeli dal sacerdote prima di iniziare la preghiera eucaristica della cele- brazione della messa; o anche "ora et labora" (prega e lavora!), il significativo motto benedetti- no consegnato ai monaci come emblema di una regola di vita. vità è quello di spiegare perché si usano certe parole e come esse hanno acquistato il significato col quale le usiamo oggi. Si sa, inoltre, che nel tempo la pratica costante della lingua com- porta una trasformazione delle strutture, e fonetiche (modifica- zione dei suoni significativi), e morfosintattiche (trasformazioni delle forme grammaticali), e semantiche (adattamento del loro significato: cioè di quello che esse vogliono dire; o meglio di quello che noi vogliamo dire). È quello che si chiama "evoluzione della lingua". E così si rende necessario far comprendere, e spiegare laddove possibile, anche il meccanismo che governa i fenomeni evolutivi. FINE I° PARTE

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