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GIOVEDÌ 30 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 24 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Pasolini e Leopardi: l'elogio della cultura italiana nel binomio (vincente) cinema e letteratura MARCO BRUNA Cinema e letteratura sono sempre stati legati da un rapporto intenso, viscerale, che ha genera- to in passato eccellenti lavori e ha condotto le due arti a una rifles- sione sui propri mezzi fino a quel momento mai sperimentata. L'ultima Mostra del cinema di Venezia è sembrata essere ancora consapevole dell'importanza di questo legame e prosegue su una tradizione capace di incuriosire e provocare lo spettatore, grazie alle pellicole che Mario Martone e Abel Ferrara hanno dedicato a po spesso metro di giudizio della seconda. Il film comincia con un'intervista rilasciata da Pasolini in occasione dell'uscita nelle sale di "Salò o le 120 giornate di Sodoma", di cui nel film viene mostrato uno spezzone. Per tutta la durata della pelli- cola vedremo il regista, scrittore e poeta italiano mostrato in diver- se occasioni della sua quotidia- nità, con gli amici di una vita Ninetto Davoli e Laura Betti (interpretata da Maria de Medeiros), la madre (Adriana Asti) e il cugino Nico (Valerio Mastandrea). Per poi concentrarsi sugli intensi momenti dietro alla macchina da scrivere, tra i contri- buti per il Corriere della Sera (Scritti Corsari) e l'opera incom- piuta e postuma Petrolio, che denunciava il malaffare della politica con stile tagliente e satiri- co. Trionfo di critica per l'attore Willem Dafoe, celebrato e applaudito in occasione della conferenza stampa di presenta- zione del film, la cui somiglianza fisica con Pasolini è stupefacente. tore uno sguardo piuttosto ogget- tivo sulla materia trattata. Poche divagazioni e politica e molti det- tagli storici, quasi didascalici. IL GIOVANE FAVOLOSO Nel "Giovane favoloso" Elio Germano veste i panni del malin- conico e complesso Giacomo Leopardi, interpretando un'inten- sa biografia cinematografica legata al percorso emotivo e inte- riore del poeta di Recanati: dal- l'infanzia vissuta sotto le cure dei due precettori ecclesiastici, durante la quale il giovane Leopardi passò interminabili ore nella biblioteca paterna dando forma al proprio amore per la let- teratura, fino ai primi viaggi e alla scoperta del mondo "ester- no", all'età di 24 anni. Un film che non ha finora ottenuto l'aval- lo della critica italiana, che lo ha definito troppo attaccato alle vicende storiche e poco imbevuto di romanticismo e partecipazione, come se lo stile documentaristico prevalesse su quello drammatico. PASOLINI - Discorso simile per l'opera del regista americano Abel Ferrara, che con "Pasolini" ha messo in scena le ultime 48 ore di vita dell'intellettuale emi- liano, ucciso il 2 novembre 1975 sul Lido di Ostia. Accolto da applausi tiepidi, il film sembra scontare un vecchio vizio italia- no, rappresentato da quell'unione indissolubile tra ideologia e cul- tura, con la prima diventata trop- Per qualche dollaro in più: i grandi classici da riscoprire Il film intermedio della tri- logia del dollaro, Per qualche dollaro in più di Sergio Leone, non è un descrittivo sul genere western per conoscere come dei banditi passavano le gior- nate, ma è più profondo perché mischia lirica, immagine e romanticismo. Banditi, killer solitari, giu- stizieri hanno un passato a volte misterioso e a volte cru- dele che descrive la loro figura su uno sfondo western. Ognuno è libero di immede- simarsi, se ci riesce. La bellezza sta nell'aver dato qualche tono romantico a un quadro violento, duro, trasfor- mando il film in qualcosa di piu introspettivo. La carica e la forza dei personaggi infatti è spinta oltre che dalla sete di denaro anche dall'amore, per alcuni per- duto per altri da vendicare. Una banda di delinquenti è tra due fuochi, quello di un giovane Bounty killer e quello del "colonnello" intenzionati ad ammazzarli per avere la loro giu- sta ricompensa. Nel film di Leone i dettagli suggeriscono molto: l'orologio da taschino rubato è da conforto e compagnia per il pericoloso capo-banda, la sua melodia può essere di ispirazione per dolci ricordi o spietata giudice in scon- tri a fuoco; la sensibilità del colonnello, strana per uno che dovrebbe solo ammazzare e rice- vere il suo pagamento, chi è veramente; infine la strafottenza del giovane killer dal cuore generoso. Il vecchio colonello e il giovane incosciente formano la loro società per fermare i crimi- nali e spartirsi i soldi, la melodia dell'orologio suonerà l'ultima nota per un ultimo giro di pisto- la. Per concludere in quel "…C'è aria di famiglia in quella foto", lo scambio di battute finali tra il giovane e il vecchio, sembra sug- gerire che ci sia stato qualcos'al- tro che abbia dato la forza di affrontare una banda criminale. Cos ì il vecchio s i allontana. Addio colonnello. Con il suo aiuto il giovane killer è diventato ricco guadagnandosi tutta la ricompensa. E la loro società? Ci si penserà "un'altra volta…". Nel 1965, Sergio Leone firma Per qualche dollaro in più, un film capolavoro del panorama italiano. Un grande classico da riscoprire. L'attore Willem Dafoe (sopra) nei panni di Pierpaolo Pasolini (sotto) Clint Eastwood, il Monco e Lee Van Cleef, il colonnello Douglas Mortimer Disegno di Paolo Virzì Elio Germano interpreta Leopardi nel film di Mario Martone due capisaldi della cultura italia- na come Giacomo Leopardi e Pier Paolo Pasolini. Due figure vissute in epoche profondamente diverse, ma legate dalla ricerca di un assoluto artistico, che in Pasolini è sfociata nel graffiante e impietoso ritratto della società e della politica, mentre in Leopardi in un testamento poetico che è stato il terreno di confronto privi- legiato della poesia italiana moderna e contemporanea. Le due pellicole, pur affron- tando temi e personaggi differen- ti, sembrano proporre allo spetta- Ma come nasce un film nella testa del regista? P r es entato nella s ezione Wired Next Cinema, nell'ambito della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, il documentario Prima del film, diretto a quattro mani da Mario Sesti e Marco Chiarini, con inter- vis te a regis ti quali M arco Bellocchio, Paolo Virzì, Ettore S cola e a giornalis ti quali A les s andra M ammì e M arco Giusti. Cosa si agita nella mente di un regista prima di mettere a fuoco il suo progetto di film? Storia, personaggi, luoghi, abiti, caratteri ma anche stile e atmosfera, come si materializza- no in immagini concrete? La risposta è in questo docu- mentario, che per la prima volta in Italia prova a delineare un per- corso grafico nella storia del nos tro cinema. I regis ti che amano i disegni come Scola, Virzì e Bellocchio (che ha inizia- to come pittore prima di passare al cinema), che uso ne fanno in rapporto ai loro film? Viaggio nello spazio sconosciuto in cui volti, segni e colori sulla carta collaborano segretamente alla creatività che darà vita a scene e inquadrature di film. Ettore S cola, P aolo V irzì e M arco Bellocchio disegnano sotto gli occhi della macchina da presa segni, ghirigori ossessivi, spunti, volti, figure stilizzate e caricatu- re istantanee, piccole allucinazio- ni e figurette fiabesche, accanto a scritte, appunti di battute, nomi di attori, tracce che farebbero la gioia di uno psichiatra, e raccon- tano il loro rapporto con il dise- gno. In questo senso i disegni, che vediamo animarsi nel corso del film grazie al contributo creativo del regista Chiarini rap- presentano un discorso comune, la traccia di un percorso poco battuto, anche da critica e studio- si, in cui la scena chiave è quella in cui i giovani Fellini e Scola, si incontrano in qualche bar per vedersi e parlare. SIMONE ROMANO MIZZAU