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GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2014 www.italoamericano.com 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il mare di Gela regala un altro prezioso relitto: sotto la sabbia anfore e un'antica nave greca Il mare siciliano, al centro di secoli di storia, cultura e traffici commerciali mediterranei, conti- nua a regalare preziosi tesori ina- bissati. Il relitto di un'antica nave greca è stato trovato a circa 300 metri dal litorale di Gela. Per il momento lo scafo non è stato recuperato anche perchè sono ancora necessari studi per conoscere lo stato di conserva- zione e il tipo di interventi da mettere in atto. I sub hanno veri- ficato che risale agli inizi del sesto secolo avanti Cristo e fra i materiali che i fondali hanno restituito, è stata trovata un'anfo- ra databile fra il II ed il III secolo a.C. Sono invece già stati recu- perati e portati a terra un'anforet- Già nel 2008 a 2 km dalla costa fu trovata un'altra nave greca ta, una brocca, una kylix a verni- ce nera d'importazione attica ed un vaso detto cothon d'importa- zione corinzia. Il merito del ritrovamento del relitto è di un subacqueo di Gela che ha subito fatto una segnala- zione che ha mobilitato gli esperti della Soprintendenza dei beni paesaggistici e archeologici. I reperti giacevano a circa 4 metri di profondità nei pressi di elementi lignei che emergevano dalla sabbia. "Gela continua a restituire beni di inestimabile valore e il relitto individuato al largo di contrada Bulala potrebbe essere il più antico dei relitti mai ritro- vati non solo nel mare di Gela ma in tutta la Sicilia" ha orgo- gliosamente detto il soprinten- dente del Mare, Sebastiano Tusa. Sono beni che dimostrano come l'area sia stata al centro di inten- si traffici navali e i vari rinveni- menti confermerebbero l'ipotesi che l'area marina di Bulala fosse lo s calo dell'antica G ela. Peraltro nel 2008 fu recuperato il relitto di un'altra nave greco- arcaica, una delle poche testimo- nianze di scafo realizzato con fasciame 'cucito', cioe' legato da corde di fibre vegetali, risalente al 500 a.C. Si ritiene sia affonda- ta 25 secoli fa durante una tem- pesta, dopo essere salpata carica di mercanzie prelevate nell'anti- ca colonia greca di Gela. I n p r i n c i p i o s i c h i a m a v a Agatirso perché una leggenda la v o l e v a f o n d a t a d a A g a t i r s o , figlio di Eolo re dei venti e delle isole Eolie che molti da sempre confondono con la figura mitolo- gica del dio dei venti greco Eolo. La data della fondazione si colloca intorno al 1183 a.C., approssimativamente alla guerra di Troia, e il significato del suo nome: "colui che porta lo splen- dido tirso"- riferito al suo fonda- tore – denuncia la sua origine di città sacra al culto di Dioniso (Bacco) che aveva come simbo- lo, appunto, il tirso. Nel 209 avanti Cristo, cioè ben dopo nove secoli, forse per effetto dei culti dionisiaci, quat- tromila abitanti "ladri, esuli e malfattori", furono deportati dal P a l a d i n o d i F r a n c i a . D o p o i Normanni che gli avevano dato il nome di Capo D'Orlando, la cit- tadina fu al centro delle cronache (era il 4 luglio 1299 in pieni Vespri siciliani) per una battaglia navale tra Giacomo II e Federico III nel contesto della disputa tra Aragonesi e Angioini per il trono in Sicilia. Nel 1398, appena un secolo più tardi, Bernardo Cabrera, conte di Modica la assediò per stanare Bartolomeo d'Aragona che aveva tradito il re Martino I e si era rifugiato nel castello di Capo D'Orlando. Il maniero che prendeva il nome dal promonto- rio su cui era costruito fu distrut- to e da quel momento i pirati, non essendoci più la roccaforte a guardia delle loro incursioni, non risparmiarono le coste e la sua spiaggia. Solo nel 1645, quando portato una piccola statua della Madonna. Gli abitanti, allora, nel 1600 avrebbero costruito il san- tuario di Maria Santissima, anco- ra oggi simbolo del paese. P i ù r e c e n t e m e n t e , i c o n t i D'Amico proprietari del territo- rio e del latifondo su cui insiste la comunità orlandina, a seguito di frequenti alluvioni tra il XVIII e il XIX secolo, cedono la pro- prietà al comune di Naso. Dalle disgrazie, a volte, nascono bene- fici e fu così che sorse a seguito delle inondazioni, una pianura molto fertile e adatta alla coltiva- zione della canna da zucchero che, insieme alla già esistente filanda, diede un grande sviluppo economico al paese della provin- cia messinese. A San Gregorio, suo borgo marinaro e vero cuore intraprendente della comunità, nasce una tonnara. Anche la fer- rovia completata nel 1895 attra- versa le strade statali 113 e 116 che collegano rispettivamente P a l e r m o a M e s s i n a e C a p o D'Orlando a Randazzo. Tra la fine del 1800 e i primi del 1900 iniziano le agitazioni per l'indipendenza da Naso, forti anche non soltanto dell'incre- mento demografico divenuto ormai notevole, ma anche per la capacità imprenditoriale dei cit- tadini che portarono il territorio ad una rilevanza economica. Dopo piccole concessioni ter- ritoriali, con il proseguire delle agitazioni, il 25 giugno 1925 ottiene l'autonomia che viene s o t t o s c r i t t a i l 2 7 s e t t e m b r e s e g u e n t e . N e l l o s t e s s o a n n o viene inaugurato il municipio. Intorno agli anni venti dello s t e s s o s e c o l o , i l X X , v i e n e costruita Villa Piccolo dei baroni C a s i m i r o , L u c i o e A g a t a Giovanna, cugini da parte di madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Vi si trasferirono insieme alla madre, ancora gio- vanissimi, che lasciò il marito dopo liti motivate dai frequenti tradimenti. Non fu un vero e pro- prio isolamento per i tre fratelli che, invece, coltivarono le pro- prie tendenze artistiche e la loro socialità con frequenti conviviali con gli intellettuali del tempo e visite alla città natale, Palermo. Oggi Villa Piccolo che vanta un parco ricco di piante rare dovute alla passione di Agata Giovanna e uno dei pochissimi c i m i t e r i p e r c a n i e g a t t i i n Europa voluto da Casimiro, è sede della Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella sorta per volere del fratello e della sorella dopo la morte di Lucio per valo- rizzare il patrimonio letterario da lui lasciato. La villa che oggi è un museo, è visitabile tutti i giorni e vi si possono ammirare le stanze che riflettono, ciascuna, il carattere del proprio inquilino. Sicché la stanza di Casimiro raccoglie le sue foto, ne era un appassionato, con gli strumenti per la fotogra- fia, i suoi acquarelli, le tavolozze e i suoi pensieri. Nella camera di Lucio si tro- vano le sue prime pubblicazioni di libri, le sue fotografie, le sue poesie in cornice e oggetti della memoria, del passato. Agata Giovanna, esperta botanica, con- servava nella sua stanza candela- bri rosa e ricami che eseguiva lei stessa insieme a una copia della pubblicazione, sua unica, sullo studio della Puya Berteroniana, esemplare presente nella villa, unico in Europa e in perfetta salute. Fotografie, dipinti riempiono le pareti di tutte le stanze e i cor- ridoi della villa a perpetuo ricor- do di una vita vissuta tra quelle mura, tra quelle fantasie, tra quei m o s t r i c h e C a s i m i r o a m a v a dipingere. La biblioteca che si trova nella sala da pranzo, dove cioè si riunivano i fratelli, consta di 2400 volumi già restaurati men- tre altri sono in restauro. Poeti, scrittori, romanzieri, filosofi, matematici, esperti di occultismo fanno capolino dagli scaffali delle librerie, mentre cascate di glicine fanno da archi senza soluzione di continuità nel giardino dove, nella panca di pietra dove erano soliti sedere n e l l e c a l d e g i o r n a t e d ' e s t a t e L u c i o e i l c u g i n o G i u s e p p e Tomasi di Lampedusa sembra ancora di sentire i loro discorsi e il sussurro del loro ampio respiro carico di pomeriggi assolati e di cultura, la stessa che trasuda ancora oggi dalle pareti della loro dimora. Villa Piccolo a capo d'Orlando Agatirso o Capo d'Orlando TERESA DI FRESCO console Levino, in Calabria. Un'altra leggenda vuole che in occasione della sosta di Carlo Magno, al ritorno dal pellegri- n a g g i o a G e r u s a l e m m e , a Palermo, ad Agatirso fu dato il nome di Orlando in onore del venne costruita una nuova posta- zione di guardia, le incursioni piratesche cessarono. Intanto, secondo un'altra leg- genda tra le diverse che aleggia- no su Capo D'Orlando, si narra che San Cono Abate, avrebbe Monte della Madonna a Capo d'Orlando Casimiro Piccolo