L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-11-2014

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GIOVEDÌ 11 DICEMBRE 2014 www.italoamericano.com 39 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Poco meno di una decina erano le bande di briganti armate di schioppi, revolver e stili, organizzate come veri e propri reparti militari che infestavano i territori intorno alla Majella, attive dal 1861 al 1867. Alcune in particolare si dividevano i versanti occidentale e orientale della montagna. Tutte, in un alternarsi di fusioni e disgrega- zioni, passarono alla storia con la denominazione significativa di Banda della Majella. Anche Il Morrone, che non P e t t o r a n o e P r a t o l a P e l i g n a Campo di Giove e Popoli, comu- ni a ridosso della montagna, erano oggetto sistematico di omicidi, sequestri, furti, estor- sioni da parte dei briganti nativi di quei luoghi tra cui vi furono i fratelli Marinucci di Sulmona e il più famoso Fabiano Marcucci d e t t o P r i m i a n o d i C a m p o d i Giove che fino al 1866, data del s u o a r r e s t o , m o n t a g n a d o p o montagna portò le sue scorriban- de dall'aquilano al chietino, dal Molise al casertano. Tristemente famosa per la sua crudeltà la banda del brigante dovuti anche allo scarso numero dei soldati dell'esercito regolare. Meno crudele e più amante delle beffe e degli scherzi fu il brigante Vincenzo Tamburini c h e a g ì n e l c i r c o n d a r i o d i Sulmona. Egli rimase nella leg- genda per i suoi travestimenti con i quali si faceva beffa dei carabinieri presentandosi nei modi più impensati come quan- do, vestito da venditore di coltel- li rubati all'Esercito, si presentò ad un ritrovo di ufficiali in un caffè di Sulmona senza che nes- suno lo riconoscesse. Infine, tra le bande più temi- bili e longeve (si sciolse solo nel 1871), può essere annoverata quella capeggiata da Croce di T o l a , p a s t o r e d i R o c c a r a s o . F u protagonis ta di numeros i misfatti, ma in particolare era un abile autore di biglietti di ricatto con i quali otteneva soldi, vestiti e generi alimentari, indispensa- bili al proprio sostentamento e a quello dei suoi gregari. Il 5 giu- gno del 1871 venne catturato vivo e condannato a morte per fucilazione nel 1872, pena poi convertita all'ergastolo. Questo arresto, insieme alla cattura nel 1871 di Primiano Marcucci di Campo di Giove, segna la fine d e l b r i g a n t a g g i o n e l l a V a l l e Peligna. Solo nel 1870, con la sop- pressione delle "zone militari" e dello stato di guerra nelle pro- vincie del Centro Sud, si poté d i r e u f f i c i a l m e n t e c h i u s a l a repressione militare del brigan- taggio, ma non la "Questione Cavallo si giunge ad un incro- cio, sulla destra, indicato da una freccia e da un omino di pietra, si segue il sentiero che sale leg- germente fino a raggiungere le rocce con le incisioni. Il Monte Cavallo e la Tavola dei Briganti Alla Tavola dei Briganti, dove si ricorda il passato e non si mangia abruzzese, suscita un grande fascino offrendo ambienti natu- rali unici, ma anche importanti testimonianze storiche. Tra que- ste ultime, una delle più originali è rappresentata dalla "Tavola dei Briganti", un insieme di lastroni calcarei affioranti in quota, sui quali briganti e pastori hanno graffito i loro nomi, le loro sto- rie, i simboli delle loro vite. L ' a r e a s i t r o v a s u l l a M a j e l l e t t a , p o c o o l t r e i l Blockhaus. In questa località, nel 1866 le truppe sabaude per contrastare il Brigantaggio ave- vano costruito nel cuore del loro territorio rifugio un avamposto fortificato. I briganti venivano nottetempo ad irridere i soldati piemontesi, incidendo i loro nomi e lasciando i loro messaggi antiunitari proprio a due passi dal fortino. La più nota e la più interessante così recita: "Leggete la mia memoria per i cari lettori. N e l 1 8 2 0 n a c q u e V i t t o r i o difettava di angoli selvaggi e appartati, offriva sicuri rifugi ai briganti per cui le formazioni militari regolari dell'esercito p i e m o n t e s e e d e l l a G u a r d i a Nazionale, abituati a ben altri campi di battaglia, non ebbero vita facile. Tra i briganti più temuti del 1861 era ritenuto Antonio La Vella di Sulmona che capitanava la banda detta anche dei Sulmontini la quale operò isolatamente nella Valle P e l i g n a , f i n o a l B o s c o d i Sant'Antonio e Pescocostanzo, ma non superò mai i 30 elemen- ti. Essa si rese famosa per alcuni omicidi e innumerevoli furti. Tutti i componenti della banda furono processati e condannati nell'ottobre del 1863. M o l t o a t t i v a f u a n c h e l a Banda degli Introdacquesi, che ebbe come rifugio ideale i fitti boschi del monte Plaia, nonché le montagne fra Introdacqua, Scanno e Frattura. A Pacentro fu molto attiva la banda capeggiata dal bracciante Pasquale Mancini, diventato brigante dopo essere evaso dal carcere nei primi mesi del 1861 che insieme a Luca di Caramanico emergerà tra le file d e i l a t i t a n t i , e v a s i , s b a n d a t i dell'esercito borbonico. L e t e r r e n e i d i n t o r n i d i Pacentro, Roccacasale, Sulmona, Mecola del chietino composta anche di soldati borbonici, che, nel dicembre del 1860, gettò il panico nei paesi di Arielli, Ari, C a n o s a , T o l l o , M i g l i a n i c o , Orsogna Vasto. Non meno cru- dele di Mecola fu Domenico Valerio il "Cannone" che insie- me ad altri malfattori si diede al crimine senza alcun alibi politico e con la sua banda infuriò nel 1867 uccidendo nei casolari del vastese decine di contadini che si erano rifiutati di collaborare con lui, seminando terrore senza che le autorità riuscissero a fronteg- giarlo a causa dell'omertà che si era creata. La forza e la baldanza e il s u c c e s s o d e i b r i g a n t i e r a n o ELISABETTA MANCINELLI La Tavola dei briganti si raggiunge da passo Lanciano Sui lastroni calcarei i briganti hanno inciso le loro memorie Meridionale". Le bande sono state annienta- te, l'ordine ristabilito: lo Stato ha vinto, il silenzio scende sui perdenti. Le "gesta" di alcuni tra i b r i g a n t i p i ù n o t i e t e m u t i , diventeranno ben presto il sog- getto di molte leggende popolari. Un rapporto di amore-odio, sim- patia e timore da sempre espres- sione degli ambienti sociali più umili: "i cafoni veggono nel brigante il vindice dei torti che la società loro infligge" dichiara- va nel 1863 il Generale Govone. TAVOLA DEI BRIGANTI La Majella, imponente ed aspra, che domina il paesaggio Emanuele Re d'Italia. Prima era il regno dei fiori, ora è il regno della miseria". Sul calcare chiaro e compatto si mescolano e si sovrappongono nomi di fuorileg- ge e pastori. La Tavola dei Briganti è rag- giungibile da Passo Lanciano attraverso un itinerario che, par- tendo dal rifugio Cai Sezione Majella "Bruno Pomilio", segue la ex strada, o in alternativa una t r a c c i a d i s e n t i e r o , f i n o a l l a Madonnina. Da qui si prende il sentiero che aggira a destra la vetta del Blockaus e lo si segue lasciando tutte le deviazioni. P a s s a t a l a c i m a d i M o n t e L'incisione più famosa recita così: "Leggete la mia memoria per i cari lettori. Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele Re d'Italia. Prima era il regno dei fiori, ora è il regno della miseria" Solo nel 1870 terminarono le scorribande dei briganti del Centrosud

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