L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-11-2014

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GIOVEDÌ 11 DICEMBRE 2014 www.italoamericano.com 45 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Tre grandi spettacoli hanno ricevuto l'applauso del pubblico romano al Teatro Q uirino e all'Eliseo. IL MERCANTE DI VENE- ZIA- Estro e talento personale, l'esperienza che arricchisce ogni passaggio e la consapevolezza di condividere con un gruppo di giovani attori l'avventura di un capolavoro del teatro shakespea- riano. U n immens o G iorgio A lbertazzi è l'anima di una Compagnia di giovani che porta- no in scena, sotto l'attenta regia di G iancarlo M arinelli, una nuova versione de "Il Mercante di Venezia". L'interazione risulta buona e fruttifera e con un'idea forte, il tramonto di un'età che è quella di Shylock messa a con- fronto con la sfacciata giovinez- za dei comprimari. Scenograficamente di impian- to classico, questa nuova produ- zione del Teatro Ghione riletta dallo stesso Albertazzi porta in scena Il Mercante con tutti segni fine festa che inesorabilmente li attende". Visto da questa prospettiva a S hylock è rimas to ben poco dell'ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine per divenire invece magnetico ed irresistibile, scia- manico e perfettamente padrone di ogni avventura e sventura, è lui che decide di chinare il capo e di perdere tutto... condannan- dosi all'emarginazione e ad un'immensa, tragica solitudine. Migliore omaggio non si poteva rendere al genio di Shakespeare nel 450 esimo anno dalla nascita. UOMO E GALANTUOMO - In una località turistica balneare una Compagn ia di guitti, l'Eclettica, (già dal nome non pone limiti alle sue presunte attitudini artistiche), cerca di portare in scena Malanova di Libero Bovio. La vicenda, ridotta in uno spazio scenico che rimanda a un surreale circo chagalliano libero da ogni realismo, intreccia insostenibili. La commistione genera una divertente, assurda commedia degli equivoci, fran- camente una farsa che si trasfor- ma nel secondo atto in puntuta riflessione su modi e convenzio- ni di una borghesia attenta al perbenismo e all'apparenza men- tre accanto si gioca il comico dramma proletario di chi ogni giorno è costretto ad affrontare la sopravvivenza. Dice Alessandro d'Alatri, autore della rilettura portata in scena: "Mi sono avvicinato a questo lavoro con tutto il rispetto che si deve a uno dei protagoni- sti del Teatro del '900, ma con la regia spero anche di far emerge- re come la pièce, spesso conside- rata solo una farsa, sia in realtà un lavoro in cui si respira l'aria di G oldoni, S hakes peare, Beckett, Jonesco. E dove, tra le risate, Eduardo mette a nudo le contraddizioni della borghesia" . LA PROFESSIONE DELLA SIGNORA WARREN - Un clas- sico di George Bernard Shaw ha aperto la stagione del Teatro Eliseo con Giuliana Lojodice, Giuseppe Pambieri, Federica Stefanelli. Prostituzione ed emancipa- zione femminile esposte con cinico sarcasmo in un contesto di moralità vittoriana costituiscono il terreno di coltura del clima ipocrita e falsamente perbene descritto nella molto teatrale piece di George Bernard Shaw, La professione della Signora Warren. I tempi sono molto cambiati da quando il drammaturgo ingle- s e s cris s e ques ta commedia sgradevole, come la volle chia- mare lo stesso autore, perché racconta verità scomode e urti- canti: mutati tempi e circostan- ze, si tratta di compromessi e vicende che fanno comunque parte delle convenzioni e della vita di oggi in cui però quasi nes- suno più si scandalizza da dove proviene l'odore dei soldi. madre e figlia si ritrovano, ma l'interferenza di quattro uomini legati alla signora Warren manda all'aria i buoni propositi. La pièce si concentra sul rapporto madre–figlia, sul tentativo di recupero di un rapporto che non ci s arà s e non per un breve momento in cui sembrano incon- trarsi. I ritratti delle due donne si rivelano atrocemente comple- mentari nel loro spietato assoluti- Debolezze umane, contraddizioni sociali e ipocrisie borghesi sul palcoscenico dei teatri di Roma Giuseppe Pambieri e Giuliana Lojodice in "La Professione della signora Warren" (Ph. T.Le Pera) Giorgio Albertazzi interpreta e rilegge "Il mercante di Venezia" di Shakespeare per la regia di Giancarlo Marinelli che hanno attraversato testo e vicenda: ispirata a una novella del Pecorone di ser Giovanni Fiorentino intrecciata con la sto- ria dei tre scrigni della novellisti- ca orientale, nel contesto di una Venezia dedita ai commerci, si snoda una delle tragicommedie più ambigue e controverse di Shakespeare portando alla ribalta i grandi temi dell'antisemitismo, della religione, l'amore, l'amici- zia, la solitudine. Spiega Marinelli nelle note di regia a proposito di questa ver- sione che vede come una sinfo- nia della giovinezza contaminata (ma fino a che punto?) dalla malvagità e avarizia di Shilock, qui nelle vesti di un malinconico signore in velluti elisabettiani: "Giorgio Albertazzi ha fatto del Mercante un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di G oldon i. S hylock odia Antonio, Bassano e la loro cricca, perché vorrebbe depreda- re quella giovinezza che non ha più (di qui l'ossessione di quella libbra di carne che ha, di fatto, lo stesso significato dell'ossessione per l'immortalità di Faust). Antonio e Bassano odiano Shylock perché in qualche modo scorgono in lui il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a una banale storia di tradimenti tutta borghese con l'improvvisa- zione e la mancanza di talento della scalcagnata Compagnia. Da un certo punto di vista Uomo Galantuomo, commedia scritta nel 1922 da Eduardo De Filippo, si può leggere nella sua s truttura di teatro nel teatro attraversata da echi e sapori pirandelliani. Oppure come un assurdo, grottesco elogio della pazzia, utile scappatoia utilizzata dai protagonisti come ultima risorsa quando la realtà diviene troppo disturbante e le richieste degli altri diventano pressanti o "Uomo e Galantuomo" di Alessando D'Alatri s mo: quando la ben educata Vivie viene a sapere la verità sugli illeciti commerci della madre, pur disposta a perdonare la sua passata attività di prostitu- ta costretta da circostanze di povertà, si dimostrerà rigida ed inflessibile, deciderà di mante- nersi da sola e di non avere più contatti con la madre. Percorsa da una forte tensione etica, efficace, pungente, molto teatrale, "La professione della Signora Warren" è un dissacran- te affresco, un sarcastico, cinico processo alla società del tempo. Giuliana Lojodice é bravissima nel dare i giusti toni alla perso- nalità della madre che vorrebbe ritrovare una rispettabilità accan- to alla più che rispettabile e intelligente figlia. Nel ruolo di Crofts, socio in affari della madre, un brillante Giuseppe Pambieri, straordinaria Federica Stefanelli nel ruolo del- l'inflessibile Vivie, ma tutto il cast si distingue per la capacità di rendere al meglio le spregiudi- cate contraddizioni di cui si nutre l'ambigua e mirabile crea- zione di Shaw. FRANCESCA GRAZIANO Gianfelice Imparato nell'interpretazione di "Uomo e Galantuomo" Il nuovo alles timento di Giancarlo Sepe avvolge di un tono dark la vicenda ambientata in un clima perbenista e borghe- se anni '50. Kitty Warren è una tenutaria di case di tolleranza e grazie ai lauti proventi di questa inconfessabile attività ha potuto mantenere la figlia Vivie nel lusso e nei migliori collegi. D opo anni di lontananza,

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