L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-1-2015

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GIOVEDÌ 1 GENNAIO 2015 www.italoamericano.com 23 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Per lungo tempo ignorati dalla cultura musicale italiana, e abruzzese in particolare, gli zam- pognari furono considerati e spesso esaltati con un alone di leggenda da scrittori, poeti, pitto- ri e musicisti stranieri in occasio- ne del loro viaggio o soggiorno in Italia. I viaggiatori del Grand Tour, scendevano in Italia attratti dalle testimonianze storiche, dal- l'immenso patrimonio artistico e culturale, dai paesaggi, dal clima e dallo stile di vita. Nell'Ottocento sotto la spinta del romanticismo furono spesso affascinati dalla civiltà pastorale ovunque si manifestasse, in Abruzzo come lungo i millenari sentieri della transumanza che univano l'Abruzzo alla Puglia e nella campagna romana. Per gli artisti, letterati e musicisti che temevano di avventurarsi in Abruzzo, terra percepita come aspra, con montagne selvagge e pericolosa per la presenza di bri- eseguite dopo aver ascoltato i pifferari sulle montagne durante i suoi viaggi in Abruzzo nel 1843 e 1844; la scrittrice ameri- cana Maud Howe, Augustus J. C. Hare, Waldemar Kaden, Ann Macdonell, Estella Canziani, ecc. Ancor più numerosi sono stati i pittori e gli incisori. "Pittori e musicisti portano con sé l'immagine ed i suoni, nelle loro anime e lì che li trat- tengono, li modellano e li tra- smettono. Così nascono le sinfo- nie, e tutte queste composizioni provengono da quegli antichi suoni, che sono la base di tutte le pastorali" - Hans Geller, in un saggio pubblicato in Germania nel 1954, ricostruisce l'influenza degli zampognari abruzzesi su musicisti e pittori tedeschi; tra i compositori che "presero in pre- stito le melodie dei flauti" lo stu- dioso cita Haendel, Bach, Gluck, Beethooven, Landsberg e Kerll, per i pittori e incisori l'elenco è ancora più lungo, con numerose opere esposte in vari musei tede- schi. Tra i musicisti merita di esse- re ricordato Hector Berlioz. Nell'estate 2012 è stata allestita una mostra in Francia dedicata al viaggio musicale in Italia del grande compositore, che ha posto al centro dell'esposizione la rilevante influenza esercitata sulla sua opera dalla musica popolare italiana e in particolare dalle sonorità dei pifferari abruz- zesi. Il musicista rimase rapito dalla loro musica quando li ascoltò a Roma nel dicembre del 1831, come scrisse nelle sue memorie. Dalla mostra della mostra si apprende che nelle La zampogna è uno strumento a sacca di accumulo dell'aria (otre) ed è rea- lizzata con un'intera pelle di capra o di pecora Già all'inizio del Novecento l'uso della zampogna, prima diffuso in tutto l'Abruzzo, si era in gran parte perso ANTONIO BINI suo romanzo "Avventura di un povero cristiano" Ignazio Silone, inserendo il riferimento agli zam- pognari nel dialogo tra alcuni frati vicini a Celestino V, in quel travagliato dicembre del 1294 che avrebbe portato alle dimis- sioni del papa eremita vissuto sulla Maiella-Morrone; un detta- glio che richiama la tradizione degli zampognari lontanissima nel tempo, come testimoniato da espressioni artistiche ancora pre- senti in antiche chiese abruzzesi. L'antico mondo pastorale di cui la zampogna era espressione, era caratterizzato da grandi numeri di capi ovini e di conseguenza di pastori. Nell'anno 1592 "la provincia dell'Aquila svernava in Puglia 4.471.496 pecore", seguendo gli antichi tratturi della transumanza. Il dato non comprendeva le pecore "rimaste" (greggi con meno di 20 pecore), i capi diretti alla campagna romana, all'agro ternano e quelle esistenti nelle escursioni abruzzesi Berlioz fu spesso accompagnato dal compo- sitore tedesco Mendelssohn. "Ho notato solamente a Roma una musica strumentale popolare che tendo a definire come un resto dell'antichità: parlo dei pif- ferari. Ho sentito in seguito i pif- ferari nelle loro terre e, se li avevo trovati così notevoli a Roma, l'emozione che ho ricevu- to fu molto più viva nelle monta- gne selvagge dell'Abruzzo, dove il mio umore vagabondo mi aveva condotto", scrisse Berlioz nelle sue memorie di viaggio. Tornato a Parigi, Berlioz ripen- grante abruzzesi si trova da tempo esposta in un museo della città americana di Pittsburgh. Un vero e proprio esodo, che ha decimato le aree interne. Con un pizzico di amarezza, fu l'inglese John Alfred Spranger, in un suo articolo pub- blicato nel 1922 su Journal of the Royal Anthropological Institute, ad annotare che "L'uso della zampogna era un tempo molto diffuso in tutto l'Abruzzo". Alla fine dell'800 era stata soprattutto la visione arcadica di Gabriele D'Annunzio ad esaltare 'You come down from the stars' scritto sulle melodie di pifferai e zampognari abruzzesi Strumento della tradizione popolare tipico della vita del pastore abruzzese ganti, era possibile imbattersi nei pifferari – come li chiamavano – a Roma, dove arrivavano da tempo immemorabile nel periodo che precedeva il Natale, come pure a Napoli o in altre città. A loro si devono testimonian- ze significative per ricostruire le tracce degli zampognari e della rilevante influenza esercitata nella cultura europea di ieri e di oggi. Pastori e zampognari, pae- saggi, greggi e costumi divenne- ro nell'800 una componente dell'Italia romantica e pittoresca. Riscoprirli attraverso testimo- nianze letterarie, artistiche e musicali lasciate dai viaggiatori stranieri con l'obiettivo di rico- struire la presenza dei pastori- musicisti seguendoli negli itine- rari del passato è una sorta di "viaggio nel viaggio" insieme a pastori, viandanti, viaggiatori e pellegrini alla ricerca di quelle tracce perdute. Una presenza molto antica, che riguardava variamente l'intero centro sud, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia e soprattutto il Lazio meridionale e il Molise. "Quest'anno sono arrivati dagli Abruzzi più zampognari del solito… Erano di Pescocostanzo e appena arrivati avevano chiesto alla gente dove si trovasse il papa", scrive nel altre province. Sui pascoli del Tavoliere convergevano le greg- gi provenienti da Puglia, Molise, Balisicata e Campania. Ma tre quarti dei capi al pascolo sul Tavoliere erano provenienti dall'Abruzzo. Le condizioni dei pastori sono state sempre misera- bili. Chi aveva un orecchio musi- cale, anche se analfabeta, apprendeva dal padre o dal nonno a suonare la zampogna, dando continuità ad un repertorio tramandato di generazione in generazione, cogliendo l'oppor- tunità di integrare le magre entra- te con offerte in denaro o in natu- ra. La zampogna era costruita dal pastore, di cui era malinconica compagna nelle ore di solitudine trascorse nella vigilanza del gregge. Nel Settecento furono in pochi ad avventurarsi nella regione, ma il romanticismo otto- centesco spinse molti a superare paure e pregiudizi con cui era stata diffusa l'immagine dell'Abruzzo, fattori che si tra- sformarono in potenziali motivi di attrazione. Segnaliamo alcune testimonianze utili per immagi- nare la civiltà pastorale abruzze- se e la presenza della zampogna: Edward Lear, cui si deve una delle prime trascrizioni musicali sando ai paesaggi abruzzesi com- pose la sinfonia "Harold in Italie". La sinfonia comprende "Serenade d'un montagnard des Abruzzes a sa maitresse". Era soprattutto durante il periodo natalizio a Roma che la presenza dei pifferari era diventata nei secoli una tradizione apprezzata dai romani e anche dai tanti viag- giatori stranieri che facevano della città eterna il riferimento fondamentale del Grand Tour in Italia. Tra le testimonianze sul mondo degli zampognari si ricor- dano Stendhal, Goethe, Dickens. Nel 1870 dopo l'acquisizione dello stato pontificio al Regno d'Italia misure di sicurezza impe- dirono l'accesso a Roma dei pif- ferari, per il rischio che potessero tra loro nascondersi dei briganti. Negli stessi anni venivano sop- presse le leggi che imponevano il pascolo forzato sul Tavoliere. Entrò in crisi l'economia pastora- le dell'Abruzzo e di conseguenza anche gli zampognari furono costretti ad emigrare, lasciando i loro paesi. Non a caso una zam- pogna appartenuta ad un emi- l'Abruzzo pastorale e a rilanciare il mito della zampogna, di cui possedeva un esemplare nella residenza toscana di Settignano. Nella tragedia "La figlia di Iorio", ambientata sulla Maiella, volle che una cornamusa fosse inserita nella grotta di Aligi, ma frequenti sono i riferimenti allo strumento in altre sue opere. Recenti studi affermano che S. Alfonso Maria de Liguori scrisse il testo del famoso canto di Natale "Tu scendi dalle stelle" ("You come down from the stars"), utilizzando melodie già da tempo suonate dai pastori abruzzesi, che il santo-musicista napoletano ebbe modo di seguire da vicino per oltre due anni (1744/1746) a Deliceto, in Puglia, nel Santuario della Madonna della Consolazione, situato in prossimità del tratturo Pescasseroli-Candela. L'antico santuario venne riaperto ad opera di Sant'Alfonso che volle assicu- rare l'assistenza spirituale di quella enorme massa di pastori transumanti di cui nessuno si occupava.

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