L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-8-2015

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GIOVEDÌ 8 GENNAIO 2015 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Dal verbo 'vedere' deriva il teatro che dalla tragedia greca è diventato un genere letterario LUIGI CASALE Il verbo greco "theàomai" significa vedere. Perciò "théa- tron" è vis ion e, s p ettacolo; quindi teatro. Oggi, come prima accezione, alla parola teatro (divenuta ormai internazionale) attribuiamo il s ignificato di "luogo, o sede, delle rappre- sentazioni teatrali". Quindi spazio o edificio in cui si rappre- sentano opere teatrali. Poi, anche quello di "fenomeno artistico- letterario di tipo drammatico"; oppure quello di "disciplina pro- fessionale con tutti i suoi adden- tellati"; e, finalmente, quello di "genere letterario fatto di opere la cui caratteristica è la mimèsi (imitazione della realtà)". I testi teatrali, di natura dia- no plus (più). Parola adottata da quando nell'unico spazio desti- nato al teatro, si è iniziato a pro- porre nuovi spettacoli che si allontanavano dal modello del teatro classico (soprattutto con l'avvento del cinematografo). Nome che in seguito si diffuse per indicare proprio le sale cine- matografiche. La nostra (occidentale) tradi- zione teatrale risale alla classi- cità greco-romana, più esatta- mente al mondo greco. Potremmo dire che il teatro è interamente greco, s ia come monumento architettonico, sia come genere letterario (forma e struttura) comprendente la trage- dia, la commedia, il dramma satiresco e qualche altra forma di rappresentazione fatta di danza e di mimica (oltre al più antico ditirambo); tutte, per quanto riguarda i testi, rientranti nel genere "poesia". La più alta let- teratura della Grecia classica. Così com'è completamente greca la più antica architettura destina- ta ad accogliere le rappresenta- zioni delle opere teatrali. Il teatro. La struttura archi- tettonica destinata fin dall'anti- chità ad accogliere questo tipo di spettacoli a contenuto mitologi- co, storico-realistico, o burlesco, è fatta da una serie di gradoni a semicerchio appoggiati ad un pendio collinare. Immaginiamo un semicerchio: dalla parte della curvatura si disponevano gli spettatori (sui gradoni concentri- ci appunto); di fronte, dalla parte del diametro (la corda che sot- tende l'arco) è piazzata la scena. È ques ta una cos truzione in muratura che rappresenta una facciata di abitazione, general- mente con tre porte d'entrata (casa privata, sede pubblica, oppure tempio) con davanti una piazzetta (il proscenio). Quindi la scena è fissa (cioè sempre la s tes s a): una s trada che va a destra, una strada che va a sini- stra, una piazza al centro. La confluenza di un trivio, insom- ma, essendo la terza strada quel- la dalla quale lo spettatore osser- va. Sia per gli attori che per gli spettatori la finzione scenica era immaginata sempre all'aperto e supponeva due strade, una a destra e l'altra a sinistra, delle quali la prima andava in città (a Roma, verso il Foro), l'altra andava fuori città che, a seconda dei casi, poteva essere o verso il porto o il campo di battaglia, o verso la campagna in direzione di un'altra città. I pochi (fino a tre) attori presenti sulla scena si muovevano in questo spazio cir- cos critto, cos ì definito dal P rologo, il pers onaggio che introduceva la s toria e dava quindi le informazioni sul luogo. Ma gli spettatori, conoscendo l'opera che stava per essere rap- presentata, riuscivano ad imma- ginare anche la direzione delle uscite. Le porte della scena erano anch'esse utilizzate come entrata e uscita degli attori, ma nell'im- maginazione del pubblico porta- vano all'interno degli edifici. Là si svolgevano le azioni violente o truculente, o indecenti. Tutte azioni alle quali il pubblico degli spettatori non assisteva. Solo, all'esterno, giungevano rumori e grida che ne davano l'idea; dopo, uno dei personaggi veniva a rac- contare agli spettatori che cosa era successo dentro l'edificio. logica, sono destinati alla recita- zione da parte di attori che, nelle vesti dei personaggi letterari, simulano nella rappresentazione artistica le vicende delle storie che vengono presentate con l'a- zione scenica. Da una parte, quindi, c'è un racconto che è fatto da movi- mento, gesti e atteggiamenti in un luogo deputato (il proscenio), dall'altra i dialoghi contestuali che integrano il racconto mimeti- co attraverso la manifestazione (comunicazione e rappresenta- zione) del mondo interiore dei singoli personaggi delle storie. La stessa radice del verbo "theàomai" è presente nella paro- la politeama; l'avverbio greco: polù (molto) corrisponde al lati-

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