L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-22-2015

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GIOVEDÌ 22 GENNAIO 2015 www.italoamericano.com 15 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Cultura è promozione umana. Matera capitale aspetta tutti Sarà contento Raffaele Nigro, nato a Melfi (domicilio estivo di Federico II), autore di tanti libri, tra cui "I fuochi del Basento", Premio Campiello nel 1987. E contenti s arebbero G ius tino Fortunato, grande meridionalista di Rionero in Vulture e Carlo Levi, che in Lucania scontò il confino negli ann i '35–36, cominciando ad innamorarsene "dopo aver intuita l'oscura virtù di questa terra spoglia"; e Rocco Scotellaro ("L'uva puttanella"), che era di Tricarico. E Giovanni Rus s o, che nel '50 pubblicò "Baroni e contadini", con due capitoli, fra gli altri, dedicati ai "Segreti di Potenza" e a "Le ban- diere di San Severo" (le insegne delle cantine, dove il paes e custodisce la sua ricchezza, quel vino che vengono a caricare sulle grosse autobotti le ditte piemon- tesi"). Russo, nato a Salerno, giornalista prima a "Il Mondo" di Pannunzio, quindi al "Corriere della Sera", ha sempre conside- rato la Lucania la propria terra, avendovi respirato l'aria da bam- bino. È lì "che ho appreso dai miei maestri il valore del rispet- to, della libertà, della democra- zia". La Lucania, che generosa- mente offre all'ospite la sua bel- lezza naturale, straordinaria, può essere fiera: Matera, città dallo scenario spettacolare, incompa- rabile, è stata eletta a capitale europea per la cultura 2019. La prima città del Sud a rice- vere questo alto, sospirato rico- noscimento, preceduto da quello riservato, nel '93, dall'Unesco ai s uoi S as s i come patrimonio dell'umanità. Grande soddisfazione, anche per i pugliesi, visto che Matera, come diceva anche Piovene, "è quasi parte della nostra regione". Vero, Francesco Lenoci? Lo chiedo al professore, docente all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il mio interlo- cutore è felice come una Pasqua, da quando gli è appars a s ul telefonino la notizia della pro- mozione di Matera. "Una città che affascina – commenta –una città sprovvista di monumenti rilevanti, ma essa stessa opera d'arte eccezionale, per la sua architettura rupes tre, e non solo". Il professor Lenoci ha tenuto una conferenza a Matera, metro- polis eximia, origine peruetusta, il 22 marzo 2013, presso lo stu- pefacente Salone degli Stemmi dell'Episcopio. Quella sera, avviandosi alla conclusione della sua relazione "Fare Impresa per Organizzare la Speranza", fece un regalo al progetto di M atera Capitale Europea della Cultura per il 2019: la meravigliosa definizio- ne di Cultura di don Tonino Bello. "Cultura è impegno, servizio agli altri, promozione umana come il riconoscimento della pers ona libera, dignitos a e responsabile. Cultura è cemento della convivenza, orizzonte comples s ivo, s trumento di orientamento, alimento di vita. L'elaborazione culturale è una via obbligata per individuare stili di vita, modalità di presenza e di comunicazione, attenzione alle attese delle persone e della società, per esprimere le ragioni della s peranza e accettare responsabilità in spirito di servi- zio". Concluse, affermando che "con una simile definizione di Cultura niente è precluso, tutto è possibile: anche che i Sassi, i più famosi sassi del mondo, un patri- monio dell'umanità, finalmente, inizino a danzare". L'hanno definita in vari modi, Matera: "città di pietra", "città dei Sassi", "città sotterranea". Comunque la si voglia indicare, ha origini antichissime, risalenti alla preistoria e subì il dominio di Roma e l'occupazione di bizantini, longobardi, e via dicendo. Da allora ne ha riversa- to di acqua, il Basento, che scor- re in fondo al precipizio, nel Golfo di Taranto. "Sono cinque anni che lavo- riamo a progetti straordinari – ha riferito con orgoglio il sindaco Salvatore Adduce – noi siamo il malleolo dello Stivale, general- mente ritenuto una zona poco ospitale". Questa chiacchiera è stata vanificata e Matera – ha aggiunto il primo cittadino – può essere un esempio non solo per il Sud. A l tempo in cui G uido Piovene, tra il '53 e il '56, compì per la Rai un viaggio attraverso il nostro Paese, la popolazione dei Sassi era fatta prevalentemente di contadini, che vivevano in condizioni igieniche disastrose e che, per andare nei campi a cura- re la terra, macinavano una ven- tina di chilometri al giorno. In piedi già alle due del mattino, e via con zappe e altri attrezzi seguiti da somari e muli. Dalle pareti dei Sassi bucherellate usci- va appena la luce fioca di un lume a petrolio o di una candela. Nelle case qualcuno rimaneva per fare da mangiare. Nel dopoguerra si cominciò a pensare che occorreva sgombrare i Sassi, il Caveoso e il Barisano, per collocare gli abitanti in luo- ghi più decenti. E si eressero costruzioni più vicine alla città, interi quartieri, come la Martella. Attorno ai cantieri si svilupparo- no polemiche vivaci, alimentate da chi considerava una violenza il proposito di devitalizzare lo strapiombo, una meraviglia invi- diabile, un colpo di genio della natura. È sempre difficile trovare l'armonia. Gli stessi abitanti delle grotte erano indecisi se lasciarle o opporsi, legati com'e- rano non solo all'ambiente, ma anche al vicinato. Alcuni erano propensi a trasferirsi, a patto che nel nuovo contesto vi ritrovasse- ro gli stessi fiati di sempre: gli stessi coinquilini. "Matera – scriveva Piovene – è, come tutta la Lucania, terreno adatto agli esperimenti sociali; ed è stata scelta perciò come pro- vincia pilota per l'istruzione, con Foggia, Catanzaro, Sassari". E ancora: "Le bonifiche e la rifor- ma agraria sono di gran lunga gli avvenimenti più importanti della zona che subì l'isolamento, la lunghissima decadenza, la terra ingrata". I fermenti culturali a Matera non si contano. Non da oggi. E neppure le testimonianze artisti- che: la cattedrale romanico- pugliese edificata nel XIII secolo nel punto più alto della Civita, che separa i due Sassi; il Castello Tramontano in stile aragonese. E poi l'abilità degli artigiani nella lavorazione del ferro battuto; e dei figuli che dall'argilla ricava- no oggetti di ottima fattura, come il fischietto, detto cucù, con la sagoma del gallo, simbolo di prosperità. Lenoci, melomane e appassio- nato di cinema, ricorda i film in Lucania: "La passione di Cristo" di Mel Gibson nel 2004. Sì, ma anche "Il V angelo s econdo Matteo" di Pier Paolo Pasolini, nel '64; "La lupa" di Alberto Lattuada nel '53; "Cristo si è fer- mato ad Eboli" di Francesco Rosi, nel '79, con Gian Maria V olontè, Irene P apas , Lea Massari, tratto dal libro, uno dei più letti in tutto il mondo, di Carlo Levi, medico e scrittore antifascista torinese, che fu col- pito dalla bellezza di Matera, ed ebbe un attimo di malinconia mentre stava per tornare al Nord. I contadini avrebbero voluto bucare le gomme della vettura che lo avrebbe prelevato. Lo amavano e stimavano. Promise che sarebbe tornato. Abitazioni e chiese sono ricavate tra i Sassi di Matera Pasolini a Matera, dove a breve si girerà il kolossal Ben Hur FRANCO PRESICCI La città dei Sassi di Matera è patrimonio Unesco dal 1993 e sarà capitale europea della cultura nel 2019

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