L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-2-2015

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GIOVEDÌ 2 APRILE 2015 www.italoamericano.com 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | "San Giuseppe vecchierello / cosa avete nel cestello? / Erba f r e s c a , f r e s c h e v i o l e / n i d i , uccelli e lieto sole! / Nel cantuc- cio più piccino / ho di neve un fiocchettino, / un piattino di frit- telle / e poi tante cose belle! / Mentre arriva primavera / canto a tutti una preghiera, / la pre- g h i e r a d e l l ' a m o r e / a G e s ù nostro Signore". Si festeggia San Giuseppe e, insieme, la festa del papà. Sono molti i paesi della Sicilia in cui questa ricorrenza viene celebrata in modo solenne e particolare. A Santa Croce Camerina, in pro- vincia di Ragusa, si preparano le "cene" di San Giuseppe con i famosi "pani" dalle varie forme. E non solo. Vengono imban- dite tavole, secondo la tradizio- ne, con pane, baccalà, polpette cena dopo che San Giuseppe abbia bussato tre volte alla porta dopo avere recitato una preghie- ra di ringraziamento. Il piatto forte consiste nella "principis- sidda", pasta condita con salsa di pomodoro. Terminata la cena dei Santi, tutti gli altri potranno accomodarsi a tavola per cenare. Prima di andare via e dopo avere consumato il pasto, ai tre figu- ranti viene data la "ucciddata", una sorta di pane circolare riem- pito con tutte le tipologie dei piatti presenti sulla tavola. Ogni oggetto che si trova sulla tavola imbandita risponde a u n a p r e c i s a s i m b o l o g i a : Ucciddatu rappresenta l'ugua- glianza tra gli uomini; a spera l'ostensorio; u vastuni fiorito la regalità del santo; a varva il suo volto; S G le iniziali del santo; l'acqua la grazia ricevuta col bat- tesimo; il vino la benedizione di e alla fiducia. S e q u e s t a d i c u i a b b i a m o imparato modalità di svolgimen- to e simbologia era quella di Santa Croce Camerina, quella di Salemi, in provincia di Trapani, non è del tutto diversa, ma altret- tanto interessante. I preparativi della festa com- prendono tra gli altri la costru- zione in legno degli altari che vengono decorati con arance, limoni, ramoscelli di alloro e i pani che vengono realizzati ad arte dalle donne. Le strutture possono essere anche costruite in ferro con colonnine portanti fatte di canne intrecciate che si uni- scono in alto a mo' di cupola. Architrave e fregio frontale sono ricoperti da rametti di alloro e di bosso. L a l a v o r a z i o n e i n d i v e r s e forme riprende i simboli della cristianità. Rappresenteranno quindi il pesce, la scala, la tena- glia, i tre chiodi e altre forme c h e r i c h i a m a n o l a n a t u r a . I l pranzo deve essere allestito con 101 pietanze a base di cereali, frutta, verdure, pesci e dolci. Dopo il rito della benedizione dell'altare con i pani e il resto d e l l e v i v a n d e , i l c i b o v i e n e offerto ai bambini che rappre- sentano la Sacra Famiglia e a coloro che hanno assistito alla "mangiata dei santi". Il giorno 19 marzo che segna sul calendario San Giuseppe, è il giorno dei massimi festeggia- menti. La messa in piazza a mez- zogiorno, la recita delle "parti di San Giuseppe" a cui si può assi- stere, litanie, laudi in dialetto che si tramandano di generazio- ne in generazione, recitate dai devoti davanti agli altari e che, in rima baciata o alternata come monologhi, diventano suppliche dei fedeli che inneggiano con passione alla vita del Patriarca. Il dialetto e la parola antica nella sua incisività fanno del cantasto- rie il depositario dell'antica sag- gezza e devozione e la ricompen- sa arriverà sotto forma di un buon bicchiere di vino che il padrone di casa offrirà insieme a un "signaleddu di la cena". Il drappo che costituisce il fondo è bianco e l'altare consta di cinque piani che vengono coperti di lino bianco ricamato. Non manca il quadro che rappre- s e n t a l a S a c r a F a m i g l i a . G l i oggetti simbolici sono costituiti da caraffe di vino, garofani, vio- laciocche, anguria che, data la stagione, è fatta di gesso, cande- labri, vasi con pesci rossi, aran- ce, limoni e l'immancabile pane artistico. Ai piedi dell'altare, su un tappeto, viene poggiato un agnello realizzato col pane o col gesso, un'anfora colma d'acqua e un asciugamano bianco posto a formare una "M" che ricorda la purificazione e i piatti coi ger- mogli di frumento, simboli que- sti della Pasqua. Ai piedi delle colonne sono sempre deposti mazzi di finocchi verdi che simboleggiano l'abbon- danza. Secondo ferree regole di simmetria migliaia di piccoli "pani da mensa" sono appesi con filo di cotone a delle asticelle fatte con le canne. Il pranzo dei santi è preparato su un tavolo posto al centro del tempio ed è allestito con arance, pane, vino e fiori. Un ramoscello Per tre giorni la cena verrà esposta e solo alla fine riceverà la benedizione Riapre il Caffè del Teatro Massimo di Palermo Il tTeatro Massimo di Palermo Ha riaperto le porte lo storico Caffè del Teatro Massimo di Palermo. Diventerà fulcro di iniziative culturali, ospiterà pre- sentazioni di libri, attività per bambini e internet free, incontri e concerti in stretta collabo- razione con la F ondazione Teatro Massimo. A perto fino alla S econda Guerra Mondiale inoltrata, sec- ondo il progetto dell'architetto Basile, il Caffè ritorna rivestito dei fregi dorati e di volti che lo hanno animato dalla Callas alla Bergman, da Fellini ad Abbado. Arricchisce infatti il salone un allestimento, curato da Giuseppe Marsala, che propone al pubbli- co 38 scatti scelti dall'archivio di alloro sull'uscio di casa o all'angolo della strada, segnala che possono venire in visione tutti i visitatori che lo desidera- no. Queste usanze tradizionali che fortunatamente continuano a v i v e r e i n a l c u n i p a e s i d e l l a Sicilia, non appartengono alle abitudini cittadine. A Palermo non si preparano i pani per la cena di San Giuseppe, ma lo si onora preparando la sera tra il giorno 18 e il 19 le "vampe" di San Giuseppe, fuochi che vengo- no accesi in alcune piazze dei quartieri popolari e che sono l'occasione per dare alle fiamme mobili vecchi che non svolgono più alcuna funzione. Ovviamente, poiché anche il palato vuole la sua parte, saran- n o l e " s f i n c i e " a r e g a l a r e momenti di goduria con la soffi- ce pasta e la fantastica crema di ricotta. La scorza d'arancia can- dita arricchirà uno dei dolci più buoni e tradizionali della pastic- ceria siciliana. Le cene di San Giuseppe TERESA DI FRESCO di riso, frittate farcite con aspa- r a g i e , i n f i n e , t a n t i d o l c i e biscotti. Ma non mancano nep- pure ortaggi e primizie che fede- li in attesa di qualche grazia o per grazia ricevuta preparano sulla tavola. Per tre giorni la cena verrà esposta e il secondo giorno è dedicato alle fritture. Solo alla fine dei preparativi potrà riceve- re la benedizione. L a r e n d i t a d i t r e v i g n a l i lasciata alla Chiesa Madre dopo la sua morte avvenuta nel 1832 dal barone Guglielmo Vitale, consentì un degno festeggiamen- to del Santo Patriarca e già da allora si allestiscono lauti ban- chetti. Oltre ai semplici piatti che tuttora si preparano, elemen- to distintivo della tavola era il pane, e lo è tuttora, che viene lavorato in diverse forme che assumono varie simbologie e decorazioni. La tavola ha come sfondo un drappo cui vengono appese aran- ce amare, un quadro che rappre- senta la Sacra Famiglia, una lampada ad olio, una brocca in cui acqua e vino non si mescola- no e i germogli di grano per rap- presentare la barba del santo. Tre figuranti rappresentano la Sacra famiglia: un adulto e due bambini che consumeranno una Dio per il lavoro degli uomini; acqua unita al vino la nostra unione a Gesù Cristo; a lampa la fede; u lauri (il grano) il lavoro umano; le arance amare e i limo- ni le avversità della vita; le aran- ce dolci ci invitano alla speranza A Santa Croce Camerina si preparano le ricche "cene" di San Giuseppe con i famosi "pani" dalle varie forme S.G. sono le iniziali di San Giuseppe. Ogni cosa apparecchiata sulla tavola rispetta una precisa simbologia (Ph. Silvio Rizzo) del Teatro. "Lavoriamo perché questo Teatro diventi un luogo di riferimento e di aggregazione per la città" spiega il sovrintendente F rances co G iambrone che, insieme a Oscar Pizzo direttore artistico e Alberto Coppola diret- tore del Caffè, ha presentato il nuovo spazio. Il Caffè del Teatro Massimo usufruirà di uno spazio di 600 metri quadrati coperti e 300 di giardino, di cui fa parte la sala quadrata al piano terra utilizzata per incontri e conferenze e l'am- pio salone con le volte a crociera sotto al foyer. Il Caffè e il suo ristorante sarà aperto tutti i giorni (lunedì escluso) dalle ore 10.00 alle 24.00.

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