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GIOVEDÌ 9 APRILE 2015 www.italoamericano.org 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Alla ricerca della verità nella trilogia della napoletana Bilotti In esclusiva per i lettori de L ' I t a l o - A m e r i c a n o a b b i a m o intervistato una giovanissima scrittrice già molto acclamata. Sara Bilotti ha pubblicato due volumi per Einaudi: L'oltraggio e la Colpa. Prossimamente il Perdono chiuderà la trilogia. Protagonista dei romanzi è Eleonora, un'insegnante che vive e lavora a Roma, ma vuole gettare il passato alle spalle. Decide di trascorrere un periodo a c a s a d i C o r i n n e , u n ' a m i c a d'infanzia, ma a Firenze ci sono tanti segreti e tante mancate verità che sono troppo per una donna come Eleonora, sempre alla ricerca di certezze. I romanzi non sono facili e scontati, sia per trama che per personaggi. Difficili da creare? Non trovo difficoltà durante la stesura, per me scrivere è una sorta di processo automatico, con regole tutte sue. Il lavoro duro si concentra nella fase di editing, durante la quale devo dare forma coerente a ciò che ho scritto di getto, come in trance. Come mai ha ambientato a Firenze questa trilogia? Amo Firenze e la Toscana quasi quanto la mia terra. Trovo che sia la cornice ideale per le suggestioni che volevo ispirare con la trilogia di Bruges. Lì, arte e natura convivono in un modo speciale, sublime e minaccioso allo stesso tempo, come la vera Bellezza. Le atmosfere sono uniche al mondo. I p e r s o n a g g i s o n o m o l t o simili alle persone che incon- triamo nella realtà. Pensa che la gente abbia perso lo "scuor- no" come diciamo a Napoli, ossia la vergogna? Sì, lo penso. Non tutti, certo. Noto in particolare una tendenza a mettere se stessi al centro del mondo e a considerare gli altri sagome di cartone, sacrificabili per interesse personale come se fossero oggetti inanimati, senza sentimenti, senza un vissuto. I personaggi sono cresciuti, ma non tutti, come nella vita, evolvono. Alcuni si rifiutano di crescere? I b a m b i n i m o l t o p i c c o l i vedono il mondo in modo ego- centrico. Chi si rifiuta di cresce- re vuole sentirsi indispensabile, determinante, nella vita degli altri. Dovremmo tutti fare un passo indietro, placare un ego a volte ingombrante. Ne benefice- remmo in molti sensi. Eleonora cerca qualcosa, ma forse è qualcosa che gli altri non possono darle. Eleonora cerca Eleonora. Lo fa nel modo sbagliato, quasi sempre. Cerca nelle vite degli altri ciò che avrebbe dovuto costruire da sola e che le è stato impedito da un'assenza, anche se sembra paradossale. L'unico modo che ha per uscire fuori dal proprio personalissimo circuito e interagire in modo sano con il cerchio di Bruges è quello di seguire un istinto che appartiene al corpo. In questo senso, l'eroti- smo rappresenta l'unica verità possibile. Qualcosa cambierà, sì. Ma solo alla fine Eleonora troverà la chiave di tutto. Qualche anticipazione del terzo romanzo? N e l t e r z o r o m a n z o , c h e uscirà il 10 maggio, Eleonora scoprirà ciò che gli abitanti di Bruges nascondono dietro le m a s c h e r e , m a s o p r a t t u t t o toglierà la sua dal viso e avrà il coraggio di guardarsi allo spec- c h i o . C o m e i n t u t t i i m i e i romanzi, il finale non sarà né lieto né triste, conterrà il bianco e il nero, come la vita. C'è un involgarimento dei sentimenti? L'egocentrismo di cui parlavo p r i m a h a u n a c o n s e g u e n z a immediata: la certezza di essere vittime di profonda ingiustizia. Questo genera rabbia. Per quan- to riguarda l'ambiente editoriale, posso dire di riconoscere subito le frustrazioni di chi, per esem- pio, insegue il sogno di pubbli- care da anni. Chi è soddisfatto non sputa veleno, non si rende ridicolo disprezzando i colleghi. Lo trovo molto volgare, sì. Ti racconto un aneddoto: quando ero molto giovane volevo diven- tare una ballerina professionista. Ho studiato per anni, con pas- sione, sudore, lacrime, nono- stante non avessi doti né talento. Quando mi resi conto che non sarei mai diventata una pro- fessionista ho cercato altre stra- de. Non mi sono appostata die- tro le quinte per riempire di spil- li le scarpette delle ballerine più brave di me. Questo consiglio ai livorosi sempre pronti a distrug- gere: provate altre strade. Costruite. Distruggere non s e r v e a r a g g i u n g e r e i v o s t r i obiettivi, anzi, li allontana. Cosa ama leggere e quali sono i suoi autori preferiti? Amo leggere romanzi pieni di misteri da svelare, che siano gialli, noir o libri senza fastidio- se etichette non importa. Il lato oscuro mi affascina, così come le maschere che indossiamo per nascondere un passato doloroso o difficile. Sara Bilotti nasce a Napoli nel 1971. Nel 2012 pubblica la raccolta di racconti Nella Carne, per Termidoro editore. Nel 2015 escono i romanzi L'oltraggio, La Colpa e a breve, Il Perdono. Ha partecipato a due antologie nel 2 0 1 5 , N e s s u n a p i ù a c u r a d i Marilù Oliva (Eliot ed); Una m a n o s u l v o l t o , a c u r a d i Maurizio de Giovanni (ed Ad est dell'equatore). Sara Bilotti è autrice della trilogia L'Oltraggio, La Colpa, Il Perdono EMILIA FERRARA LUIGI CASALE 'La Pastiera della Passione' che unisce la comunità La pastiera è il dolce tipico napoletano, ormai diffuso in tutta la penisola assecondando i flussi del napoletano migrante o sulla scia del traffico del restante turi- smo nazionale. A Natale, cassate e cassatine; sesamelli, mostaccioli e roccocò; raffioli e pasta reale: tutte cose preparate dalle rinomate pasticce- rie del "regno", insieme ai tradi- zionali e più familiari struffoli, l'unico dolce preparato in casa. A Pasqua, invece, la pastiera insieme ai casatielli, o dolci oppure quelli rustici, alias "'nzo- gna e pepe " (sugna e pepe); pre- parati esclusivamente in casa, possibilmente in tutte le famiglie. Almeno così era una volta. Sulla scorta di questi senti- menti e con l'intento di salva- guardare le tradizioni, nel 2013 a Conca dei Marini (costiera amal- fitana) era stato istituito il "Premio sfoglia", un premio let- terario a tema, dove per "sfoglia" si intende l'impasto di farina e uova, tirato col matterello, la spianata tagliata in vari modi che dà origine ai diversi tipi di pasta casareccia che ancora si produce la domenica nelle famiglie; o torte e dolci vari, tra cui spicca la pastiera per antonomasia. Né va trascurata la "sfogliatella", che della sfoglia conserva il nome. Il primo agosto di quel 2013 la professoressa Maria Elefante, che per amore di cultura e per fedeltà di tradizione popolare aveva voluto partecipare al concorso, riceveva il meritato premio lette- rario col suo racconto inedito, originale, pertinente al tema, dal titolo "La pastiera della passio- ne." La polisemia della voce "sfo- glia" sfruttata dagli ideatori del premio letterario per accostare i due mondi, quello della panette- ria, della pasticceria, e dell'arte bianca in generale (a dimensione familiare), e quello della lettera- tura, della lettura e della divulga- zione, si ripeteva analoga nel tito- lo del racconto. La pastiera, tipico dolce pasquale della tradizione delle famiglie napoletane, era divenuta "pastiera della passione", fonden- do le due accezioni più frequenti della parola: una, la passione di Cristo, emblema della settimana santa, centro e culmine del miste- ro della salvezza di cui nella Pasqua di risurrezione celebra la memoria il mondo cristiano; due, la passione umana, l'altra, fatta di amore, trasporto, e dedizione, ingrediente indispensabile nelle piccole o grandi cose che costitui- scono motivo di impegno e di testimonianza nella vita del popo- lo, compresa l'arte culinaria e in particolare la lavorazione dei dolci. Il breve racconto – non più di 20 pagine – è risultato molto ben congegnato: una vicenda essen- ziale, pochi personaggi, tra prota- gonista, deuteragonista, e perso- naggi di contorno in primo piano; sulla sfondo invece la coralità di tutto un popolo che non ignaro delle sofferenze della vita quoti- diana, tra riti religiosi e tradizioni di famiglia, trascorre la settimana santa, resa indimenticabile quell'anno anche dalla centralità della pastiera, imposta all'atten- zione della comunità dalla intelli- gente intuizione del curato che si inventa un concorso tra tutte le massaie a chi meglio realizza la dolce leccornia. La piccola comunità di paese, descritta nel racconto, diventa così modello propositivo per la odierna convivenza, tormentata anch'essa da preoccupazioni e paure, assillata da crisi annuncia- te e da privazioni reali, ma più ancora dissipata da tanta superfi- cialità. Così la solidarietà, l'impe- gno civico, diventano impegno morale e matrice culturale. La comunità, nonostante le diffi- coltà, si ritrova unita nel recupero dei valori della tradizione, grazie alla carica vitale di padre Lino e alla risposta entusiastica dei suoi parrocchiani. Il tutto insaporito dall'aroma diffuso e dal gusto soave della pastiera. La prosa è da maestra, qual è Maria Elefante. Limpida e nello stesso tempo brillante. Grazie alla para- tassi si mostra la più adatta al rac- conto orale, come facevano una volta le nonne nelle piccole comunità del tipo di quella rac- contata. Maria Elefante insegna Lingua e letteratura latina al dipartimento di Studi Umanistici dell' Università Federico II di Napoli.