L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-30-2015

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GIOVEDÌ 30 APRILE 2015 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Il contesto comunicativo cambia il significato delle parole. C'è una 'casistica' che lo dimostra LUIGI CASALE Allora cominciamo ad esami- nare la parola "caso/casi", utiliz- zata per indicare le possibili forme del nome, del pronome e dell'aggettivo, laddove ne esisto- no più di una. Cioè, che cosa sono i casi quando si studia la grammatica di una lingua? E che significato ha la parola "caso" al di fuori della grammatica, nell'u- so più generale, nella sua primiti- va accezione, e, quindi, nella sua origine etimologica? tichità). Si sa, infatti, che nelle lingue classiche (greco e latino) il nome, l'aggettivo, il pronome presenta- no varie forme (morfemi); cioè modificano la desinenza (la parte finale della parola) mentre se ne pratica l'uso. Questa capacità o possibilità si chiama "declinazio- ne" (piegamento, adattamento). E l'insieme di tutte le possibili voci della declinazione di una parola va a formare uno schema che si chiama paradigma. È l'insieme di tutte le forme di una parola fles- siva (che ha la proprietà di poter- si declinare; vale a dire che viene usata con più di una forma. Ciò fa sì che il nome, l'aggettivo, il pronome si definiscano "parole declinabili" o flessive, e, a secon- da della situazione comunicativa in cui sono inserite, esse possono assumere l'una o l'altra forma. Tutte queste possibilità danno appunto "i casi". Nel secondo caso, quello del linguaggio comune, "caso" (come ho evidenziato di sopra in una parentesi) è anche "una situazione particolare unica e ori- ginale", da cui nasce poi la paro- la casistica (= insieme dei casi: le situazioni, o constatate o pos- sibili). E "caso" è anche il caso: "ciò che capita in maniera imprevista", cioè "ciò che acca- de", o meglio "che cade" (dal cielo?). Da cui nasce invece la parola "casuale", usata in questo testo, e che significa "che segue il caso", soggetta al caso. Oppure è "il fatto ecceziona- le" che diventa in maniera emblematica simbolo di un avve- nimento, di un fenomeno, di un comportamento. E può essere anche "l'avvenimento aleato- rio", o addirittura l'imprevedi- bilità del destino, o il destino stesso. Vedete quante cose? Allora sollecitati da questa gamma di accezioni (cioè la serie di possibili significati) cerchiamo di vedere se è possibile ricondur- li ad un unico significato di base riconoscibile nella parola latina da cui deriva "caso" (quello che si dice etimo). Essa è "casus" che significa caduta (dal verbo cado/càdere); e quindi: caso, accidente, occasione, evento, eventualità, circostanza. Da cado derivano: accadere ("cade- re verso"), accidente ("che cade verso di me"), incidente (cade dentro [un tempo o un luogo]), occidente ("che cade in avanti"), occaso (parola poetica per dire tramonto: "caduta in avanti"), occasione (caduta, già con valore metaforico). Nel primo "caso" (ecco una situazione comunicativa in cui ricorre la parola che stiamo esa- minando, usata non come termi- ne tecnico, ma come parola comune), la parola significa (e indica), come ho detto, una delle forme (voci) di una parola flessi- va di tipo nominale (nome, pro- nome, aggettivo), forme diverse in ragione del loro rapporto col verbo (per quelle lingue che hanno - o avevano - conservato la declinazione, come la tedesca oggi, e il greco e il latino nell'an- Fine seconda e ultima parte

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