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GIOVEDÌ 14 MAGGIO 2015 www.italoamericano.org 24 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | In un Paese che fa della Cultura il suo tesoro più prezioso perchè si dimenticano tanti autori? Il grande giornalista Indro Montanelli diceva che la memo- ria degli italiani dei loro autori è scritta sull'acqua e dunque desti- nata a sparire pochi anni dopo la loro morte. Purtroppo, come in molti dei suoi articoli, aveva ragione e come prova basta dire che a quattordici anni dalla sua morte i ragazzi, che oggi sono a scuola, sanno poco o niente di lui. Sebbene l'Italia giustamente esalti alcuni grandi autori come Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Niccolò Machiavelli Carlo Goldoni, ce ne sono molti altri che sono stati scordati. Il Corriere della Sera degli anni '40, '50 e '60 aveva una scu- deria straordinaria di giornalisti che diventarono autori importanti per il nostro Paese. Montanelli era uno di questi, ma i suoi com- Andrea Brancati, come anche Luigi Barzini padre e figlio. Tra questi nomi di autori importanti, c'è anche il Premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale che però fa parte a pieno titolo del curriculum scolastico ministeriale. Sarebbe tuttavia interessante sapere quanti ragazzi oggi a scuola sanno dire chi erano gli altri e quali libri scrissero. Questa memoria corta tocca tanti, troppi nomi. Anni fa, su consiglio di amici, ho cercato "La Gente d'Aspromonte" di Corrado Alvaro, conterraneo di mio padre e originario di San Luca, piccolo paese sul versante ionico-calabre- se, ai piedi dell'Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Me lo avevano descritto come il capolavoro dell'autore calabrese più importante. Il libro è conside- rato il migliore sulla vita della Calabria che fu e dà un ritratto prezioso della sua società. lingua del volgo, cioè del popo- lo. Come tale variava a seconda delle genti che lo usavano e delle influenze dialettali e terri- toriali che subiva. L'assetto principale dell'italia- no odierno discende da quello del volgare toscano trecentesco che trova la sua più alta espres- sione nella "Divina Commedia" di Dante Alighieri, considerato a livello mondiale un capolavoro della letteratura. Quest'anno ricorrono i 750 anni della nascita del "sommo poeta" e non si può che restare sorpresi dalla lettura di un testo estremamente moderno, innova- tivo, originale, ispirato e...con- temporaneo. Attuale nei conte- nuti e soprattutto nella lingua impiegata, assolutamente com- prensibile ancora oggi, cosa che ne fa un modello culturale nazio- nale, un tassello di quel genoma che oggi chiamiamo italianità. Ma come Dante, moltissimi altri autori hanno fatto scuola, hanno cioè costruito quella lin- gua madre che nel vocabolario, nei significati e nel patrimonio semantico di richiami, valori, memorie e contenuti, compone il nostro dna culturale, identitario e quindi nazionale. Normalmente diamo tutto ciò per scontato e non ci accorgiamo di quanto la nostra elaborata e raffinatissima struttura mentale viva delle connessioni linguisti- che. Spesso, solo quando studia- mo una lingua straniera ci accor- giamo di come, mancandoci la traduzione perfetta di un voca- bolo, ci sfugga anche la capacità di trasmettere contenuti. Allo stesso modo se facciamo a meno di alcuni classici della letteratu- ra, se prescindiamo da alcuni scrittori che come pittori, sculto- ri o scienziati hanno sviluppato al massimo i significati dell'e- spressione creativa, ci priviamo di quelli che sono i pilastri della cultura mondiale ovvero della nostra stessa costruzione menta- le. Dalla lingua di Dante Alighieri ai pilastri del genoma italiano Indro Montanelli fu per circa quattro decenni un pilastro del primo quotidiano italiano, il Corriere della Sera GIANNI PEZZANO Alvaro non era più in stampa. Quando finalmente l'ho comprato era di seconda mano, trovato in una bancarella in piazza a Imola. I miei amici avevano ragione: il libro è davvero un capolavoro e vale la pena leggerlo. In un Paese che fa della sua Cultura un tesoro questa tendenza a dimenticare gli autori italiani è un mistero. Come i nostri grandi pittori e scultori, gli autori contribuiscono a creare il ritratto del Paese da decennio a decennio e da secolo a secolo. Le nostre vite brevi non ci fanno vedere direttamente i muta- menti enormi del Paese nel corso della Storia, ma i libri tengono vivi i ricordi della vita dei nostri avi. Leggere "La Pelle" di Curzio Malaparte significa ad esempio capire cosa voleva dire vivere in una città sotto controllo di soldati stranieri con i comportamenti inconsueti e i compromessi mora- li necessari per sopravvivere, e trovare un libro "scomodo" per molti. Infatti, chi leggerà il libro non si meraviglierà di sapere che Totò tolse il saluto all'autore in segno di offesa per il modo impietoso con il quale l'autore descrisse Napoli. "L'Innocente" di Gabriele D'Annunzio ci porta nella società aristocratica della Belle Époque italiana, come pure fa un libro relativamente recente, "Padre Padrone" di Gavino Ledda, che ci insegna la vita dei pastori sardi degli anni Sessanta che ormai è quasi sparita. Potrei andare avanti per pagine citando autore dopo autore, ma l'elenco sarebbe enor- me e anche un pò deprimente nel far notare quanti testimoni pre- ziosi della nostra cultura sono ingiustamente e inspiegabilmente poco considerati. Come facciamo a ricordare questi autori e a tenere vivi il ricordo e il valore delle loro opere? Naturalmente una parte della soluzione comprende il sistema scolastico. Però, dobbiamo essere realisti e capire che il numero di libri che gli studenti possono leg- gere senza far soffrire gli altri soggetti è necessariamente limita- to. I giornali potrebbero avere un ruolo importante come parte della soluzione. Come fanno con le opere di cantanti e registi che ormai sono parte integrante degli argomenti trattati dalle varie testate, potrebbero aumentare il numero di collane dedicate ad autori meno gettonati e non limi- tarsi a quelli più noti, come abbiamo visto fino ad ora. Ma certo nemmeno questo è suffi- ciente. Il premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale pagni di lavoro in quei decenni si chiamavano Dino Buzzati, Guido Piovene, Curzio Malaparte, L'ho trovato, ma solo dopo numerosi viaggi e visite in tante città dove tutti mi dicevano che Continua a pagina 25 Continua da pagina 1
